La bestiale, infame legge 194 del 22 maggio
1978, dai surrealisti politicanti definita "norma per la tutela della
maternità", ha finora giustificato l'eliminazione di sei
milioni di nascituri.
Per
tutelare la maternità è stato sacrificato, sull'altare di stregoni e squallide
megere radical-chic, un numero di
italiani innocenti, superiore dieci volte a quello dei caduti nella Grande
Guerra.
Un
fiume di sangue innocente circola nelle sedi della medicina democratica e
progressiva, che di conseguenza supera in volata le normali associazione per
delinquere.
Nel
quotidiano dei vescovi italiani,
l'onorevole Gian Luigi Gigli, un pensatore che, sfidando il ridicolo, afferma
di sopportare eroicamente l'esiguo stipendio da deputato, rammenta che il
Movimento per la vita ha salvato centosettanta mila nascituri.
Il
risultato dell'azione di Gigli non si discute. Genera invece apprensione il
silenzio di Gigli sulla causa prima del feroce macello attivo nelle cliniche
ginecologiche. Un silenzio che induce ad immaginare l'azione di una anonima
mano magica a sostegno della medicina disumana.
E' una
pia banalità dichiarare che l'aborto è un delitto orrendo, senza risalire alle
cause filosofiche e politiche della legislazione che lo istituisce a carico del
contribuente.
Il
qualunque osservatore, che rifiuta di girare intorno al sacro palo
dell'ipocrisia clericale e/o politicante, sa, infatti, che la legge abortista è
una violazione della legge naturale, un abuso bestiale, discendente
dall'articolo primo della costituzione italiana: "la sovranità
appartiene al popolo", un'empia e folle menzogna, che traduce
il principio eversivo di tutte le rivoluzioni moderne: summa in cives legibus soluta potestas.
Una
tale disonesta e falsa affermazione giustifica invisibilmente la doppiezza dei
cattolici - appartenenti alla scolastica di Rosy Bindi - in ridicolo equilibro
fra due libri, la Sacra Scrittura e la costituzione italiana.
I
cattolici italiani sono impotenti perché esposti al vento della democrazia
assoluta, affermata nella costituzione, feticcio venerato dagli impuniti
assassini e dagli utili idioti.
Si pone
quindi l'obbligo di meditare le obiezioni che Francisco Elias de Tejada ha
rovesciato sugli iniziatori dell'eversione moderna, i ghibellini farneticante
nella scuola di Padova, e al loro seguito Jean Bodin, Ugo Grozio, gli
illuministi, gli idealisti e i positivisti giuridici.
Una
cultura cattolica che, rifiutata la lezione di San Tommaso d'Aquino in nome del
delirio sincretista impropriamente detto ecumenismo, diventa incapace di
reagire agli errori della modernità, ed è pertanto destinata ad affondare
insieme con la zavorra che è sapientemente associata al sacro
feticcio.
La
comparsa in scena dei vaniloquenti o silenti cattolici della esangue
generazione post-conciliare, cui appartengono i Gigli, i Buttiglione, i
Formigoni, le Bindi, i Casini, le Binetti e gli Introvigne, è un segnale che
incoraggia l'azione degli eversori attivi sotto la falsa e maledetta luce della
costituzione.
Piero Vassallo
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