Il dr. Pucci Cipriani, del quale
ho sempre apprezzato i caustici interventi di critica del costume e in difesa
della nostra religione, in un articolo intitolato “Non mi arrendo!” pubblicato
su ‘Riscossa Cristiana’ del 27 febbraio corrente, nel quale annuncia il
programma del 28mo incontro nella “Fedelissima” Civitella del
Tronto, “grande raduno annuale della Tradizione”, rievocando molto
sinteticamente i trascorsi fatti militari, scrive: “Dopo la caduta dell’eroica Gaeta (dicembre
1860) ancora tre mesi resisterà la “fedelissima” Civitella del Tronto – e non
saranno gli obici dei nemici a vincere la gloriosa Roccaforte ma, come sempre,
il tradimento interno, come sempre – finché i bersaglieri non passeranno per
le armi quel pugno di puri eroi che difesero “usque ad effusionem sanguinis” la
bianca bandiera gigliata ricamata dalla Regina Sofia, etc.[…] La
fucilazione sommaria avviene dietro la chiesa di Civitella. Vengono “giustiziati” con la fucilazione alle
spalle, come i “traditori”, dall’esercito dei lanzichenecchi piemontesi… padre
Zilli da Campotosto […] cadrà sotto i colpi del plotone dei bersaglieri
benedicendo, con lo sguardo rivolto al cielo degli eroi, al Regno celeste etc.”
(p. 2 di 3, corsivi miei; i puntini non in parentesi quadre si trovano nel
testo).
Da queste righe, cosa si
deduce? Se ho ben interpretato, che i
bersaglieri fucilarono l’intera guarnigione arresasi, ivi compreso il loro
cappellano. Un’atrocità inaudita: 291 soldati, per di più valorosi combattenti!
E come mai nessuno ne aveva sentito parlare, di una simile strage? Sbalordito dalla notizia, ho cercato di
ricostruire sinteticamente i fatti, cominciando con la “Storia militare del
Risorgimento” di Piero Pieri, un’opera che resta fondamentale, anche se poco o
punto amata dalla saggistica antiunitaria attuale (ma a torto, perché nel I
capitolo intitolato “Il risveglio guerresco italiano (1796-1815)” l’autore dà
il giusto spazio e riconoscimento alle “insorgenze popolari” dell’epoca) [1].
Ho poi integrato con quanto ho trovato su wikipedia e siti neoborbonici
vari, alle voci “Civitella del Tronto” e “Padre Zilli da Campotosto”.
Civitella era una piccola ma
massiccia fortezza, posta su un dirupo scosceso quasi imprendibile, in
posizione strategica rispetto alla vie di comunicazione. I Piemontesi,
nonostante i bombardamenti ed alcuni assalti non riuscirono a
conquistarla. Alle spalle furono anche
attaccati (almeno) due volte da bande di civili armati “guidati da gendarmi
borbonici”, che cercavano di rompere l’assedio e che furono ogni volta
respinte. Dopo la resa di Messina e di
Gaeta (pervenuta la notizia a Civitella il 18 febbraio 1861), Francesco II di
Borbone fece avere agli assediati l’esortazione ad arrendersi mediante il
generale borbonico Morozzo della Rocca (forse è questo “il tradimento” del
quale parla il dr. Cipriani?). Il 17
marzo era stato proclamato il Regno d’Italia e l’assedio di Civitella era
diventato una caso internazionale, esso rappresentava un ostacolo al
riconoscimento del nuovo Regno da parte delle grandi potenze europee. Il 21 marzo la fortezza capitolò e la
guarnigione superstite fu presa prigioniera. Risulta una fucilazione, poche ore
dopo la firma della resa e prima che lo Stato Maggiore dei vincitori vi
prendesse possesso: quella del sergente Domenico Messinelli, che si era rifiutato
di eseguire l’ordine di resa (insubordinazione, quindi). Non sono riuscito a capire se sia stato
fucilato per ordine dei generali italiani vincitori o del generale borbonico
Della Rocca e se il suo rifiuto si sia concretato in qualche gesto ostile. In un sito neoborbonico si dice che “Domenico
Messinelli e Zopito Bonaventura venivano fucilati per rappresaglia sul piazzale
Belvedere, senza formulazione di capi d’imputazione a loro carico e senza
processo; poche ore dopo, sette partigiani venivano fucilati alle Ripe di
Civitella; i cadaveri rimanevano insepolti.
Le fucilazioni proseguivano nei giorni successivi, dopo la costituzione
di un consiglio di guerra composto da sei ufficiali. Il 3 aprile veniva fucilato padre Leonardo
Zilli da Campotosto, negandogli i sacramenti che aveva chiesto”. I “partigiani” erano evidentemente degli irregolari
catturati dai Piemontesi e la fucilazione di Padre Zilli deve molto
probabilmente ritenersi collegata all’attivita’ di questi ultimi. Da questi dati, di fonte neoborbonica, non
risulta che le fucilazioni riportate
abbiano avuto di mira i soldati arresisi; colpivano invece gli
irregolari che attaccavano con metodi di guerriglia (non ancora diventati
“briganti”, scaduti cioè nel tradizionale – e feroce – banditismo centro-meridionale,
fenomeno endemico e plurisecolare, non dimentichiamolo).
Da queste pur sommarie ricerche
si ricava che: 1. Non risulta alcuna fucilazione in massa della
guarnigione arresasi. 2. Il cappellano
della stessa fu fucilato in un secondo tempo, probabilmente in connessione con
l’attività degli irregolari borbonici. 3. Ci furono (molto probabilmente) fucilazioni
di alcuni di questi irregolari presi prigionieri. Si trattava di fucilazioni di rappresaglia,
crudele contorno dei metodi spietati messi in genere in opera dai
“guerriglieri”, come dimostra la storia.
Considerazione ulteriore: L’assedio di Civitella, fatto di per sé
militarmente del tutto secondario, aveva assunto notorietà internazionale
perché legato al riconoscimento del nuovo Regno: lo sterminio della guarnigione dopo la resa
non sarebbe di sicuro passato inosservato.
Lo scandalo sarebbe stato enorme.
La guarnigione constava di circa
500 soldati (382 secondo alcune fonti) con pochi cannoni. Gli assedianti
arrivarono ad un massimo di circa 3500 uomini (3379 secondo alcune fonti) con
una ventina di cannoni, alcuni dei quali moderni. I prigionieri furono 291. Secondo alcune fonti un centinanio circa di
difensori riuscirono a disperdersi nei boschi. Un centinaio circa sarebbero
stati in totale i caduti borbonici. In
numero minore i piemontesi. Le cifre
sono approssimative.
Circa i prigionieri avviati al
Nord, ho letto su vari siti: “per non
più ritornare”. Sarebbero periti nei
“lager dei Savoia”. La saggistica
antiunitaria ma anche antiitaliana (le due cose sono collegate, a mio avviso,
perché chi vuole oggi tornare ad un’Italia divisa in regioni-Stato e
staterelli, vuol tornare alle divioni e agli odi del passato, mosso
evidentemente dall’avversione per l’italiano che non è del suo campanile, della
sua regione) – questa saggistica dai toni troppo spesso imaginifici (quanto
all’esaltazione del passato e alla demonizzazione dell’avversario), ha
fabbricato il mito negativo dei “lager dei Savoia”, nei quali sarebbero stati
fatti perire in gran numero i soldati borbonici prigionieri. Per la documentata confutazione di
quest’assurda vulgata, segnalo:
Alessandro Barbero, I prigionieri dei Savoia. La vera storia della congiura di Fenestrelle,
Laterza, Bari, 2012, pp. 366, e in particolare l’ultimo capitolo: Miseria
della storiografia, pp. 292-316, che denuncia con validi argomenti il
carattere unilaterale e violento di questa “storiografia”, adusa ad uno
sconcertante linguaggio da guerra civile).
Paolo Pasqualucci
[1] P. Pieri, Storia militare del Risorgimento. Guerre
e insurrezioni, Einaudi, Torini, 1962, p. 726 per Civitella del
Tronto. Pieri non parla di fucilazioni a
Civitella. Se l’intera guarnigione fosse
stata massacrata, non credo avrebbe potuto tacere la cosa.
e Pontelandolfo e Casalduni???
RispondiEliminaE perché la pace tra gli Italiani la dovevano portare Galibaldi e i Mazzini e i Savoia, azionati e alimentati dalle 'Confraternite' Massoniche??? Con l' Unità d' Italia, che cosa abbiamo raggiunto, la pacificazione degli Italiani???
Abbiamo distrutto semplicemente un popolo e una storia gloriosa ( le ombre fanno parte della storia umana- il guaio è quando la storia umama è ridotta tutta a un' ombra....). Domanda: dopo i 150anni di unificazione italica, che cosa resta degli Italiani e della civiltà Italiana???
Nel Cinquecento Erasmo di Rotterdam affermava "noi uomini di cultura siamo Italiani", ora Italiano è sinonimo di mafia e di corruzione e, se va bene, di pizza e spaghetti! A ognuno i suoi gusti, certo....
non dovremmo dare adito alle testimonianze di storici o testimoni della parte vinta, e credere poi alle storielle programmate da Alessandro Barbera, un giacobino che altro non ha a cuore che far diventare santa una guerra ingiusta
RispondiEliminaI ricolorati piemontesi fecero un genocidio delle popolazioni del Sud
RispondiEliminaTricolorati
RispondiEliminaBarbero, chi? Quello che "te la do io la Storia"?
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