mercoledì 25 febbraio 2015

Serafino Sordi: La reazione cattolica al liberalismo

 Dalla tabula rasa, sulla quale strisciano gli ultimi valori della modernità, il liberalismo emana il flash di una doppiezza bonaria, che seduce e imbroglia il magistero cattolico, inducendolo a procedere in doppia fila: voce debole verso le patetiche suggestioni libertine e sodomitiche, predicazione stentorea in difesa dei poveri, da un pulpito pacifista, che rende incapaci di vedere le ruvide corde, che la cultura libertina, in figura di banca patibolare, stringe intorno alla gola dei popoli reietti.
 Con scelta coraggiosa, Amicizia Cristiana, casa editrice attiva, in controtendenza, a Chieti, propone un testo di padre Serafino Sordi s. j., Catechismo cattolico sulle rivoluzioni, prezioso sussidio all'orientamento dei cattolici smarriti e sconcertati dal tenebroso scenario allestito dagli strozzini, bifidi banditori del liberalismo, motore schiavistico delle perversioni sessuali.
 Teologo geniale e fedele interprete della filosofia di san Tommaso, il padre Sordi (Piacenza 1793 - Verona 1865) fu autore di puntuali confutazioni del liberalismo, figliastro della tenebrosa e maledetta eresia luterana e motore delle sanguinarie rivoluzioni e delle guerre, che tormentarono il XIX secolo [1].
 Nel saggio sulle rivoluzioni, pubblicato dalle Edizioni Amicizia Cristiana, padre Sordi rammenta, anzi tutto, che i cattolici "non amano più una forma di governo che un'altra: essi sono disposti a coscienziosamente seguire ed obbedire a qualunque governo si succeda, purché ciò segua legittimamente, come legittimamente passammo dalla Monarchia assoluta alla costituzionale".
 Fedele alla tradizione cattolica, irriducibile all'assolutismo sia monarchico che democratico [2], padre Sordi sostiene risolutamente che non si deve credere "che il monarca terreno sia un padrone assoluto e indipendente, il quale non abbia nessuno sopra di sé; che anzi egli non è tanto padrone, quanto ministro del Supremo Signor dell'universo. Dei enim minister est. E come Dio è un bene infinito, senz'ombra di male, così il principe è suo ministro per promuovere il bene fra le genti e non il male. Dei enim minister est in bonum"
 Di qui l'apprezzamento sincero dello Statuto albertino, che "dichiara Religione dello Stato la Religione Cattolica, e quindi induce in tutti i sudditi l'obbligazione di rispettarla".
 Padre Sordi deplora tuttavia la debolezza e l'infingardaggine del potere, esercitato nel segno della doppiezza, dal governo di Vittorio Emanuele II, sovrano in perpetua oscillazione tra fede e fellonia. Il re infatti, rammenta padre Serafino, esercitò un potere ipotecato dai liberali, che tolleravano l'esistenza di "giornali infami, che non cessano di fare orribile scempio della Religione a danno dei fedeli, e loro non si pone alcun freno".
 Di seguito padre Sordi afferma un principio, l'illiceità della diffamazione a mezzo stampa, ieri ed oggi sistematicamente violato dal giornalismo di cialtronesco conio liberale: "La stampa è libera, ma non si può con essa creare odio ad un ceto di persone qualunque: e intanto i fogli [liberali] non rifiniscono di versare il disprezzo sul ceto ecclesiastico: da che ne viene che il suo ministero non ha più sui popoli tutta la salutare sua influenza con temporale e spirituale loro detrimento; e niuno pensa a rattenere un tanto male".
 Notevole e quanto mai attuale è anche l'auspicio, formulato da padre Serafino e rivolto ai liberali affinché "il denaro che i cittadini sudano a raccogliere per i loro bisogni, non si sciupi, non si disperda inutilmente, e i milioni non svaniscano e non si sappia dove siano iti".
 Attuali sono altresì le obiezioni che padre Sordi indirizza contro i fautori dell'allora albeggiante perdonismo radical chic. Quasi per smentire le ragioni della chimera svuota carceri, è proposta una lode della vera clemenza "quella il cui esercizio non torna in danno della società, non quella clemenza inumana, che coll'impunità del delitto rende più audaci i delinquenti e fomenta le violenze, le rivolte, i disastri, gli sconvolgimenti e le stragi delle intere nazioni. ... sarebbe inumanità nel principe se lasciasse periocolar tutto il regno per risparmiare un pugno di scellerati. ... vera clemenza è usare della giustizia".
 Il testo di padre Sordi è pertanto suggerito ai lettori cattolici quale efficace antidoto al buonismo e al suo strascico di velenose illusioni, in corsa al seguito dei governi progressisti e/o di falsa destra.

Piero Vassallo




[1] Serafino Sordi fu strenuo protagonista della nobile battaglia per l’osservanza delle primitive costituzioni ignaziane (che contemplavano la fedeltà alla dottrina di san Tommaso). Prima di entrare nell’ordine dei gesuiti aveva studiato nel seminario di Piacenza, sotto la guida illuminata di padre Vincenzo Buzzetti. Fu autore di due pregevoli manuali, “Ontologia” e “Theologia naturalis”, pubblicati postumi. E’ il caso di segnalare che il nome di Serafino Sordi è cancellato dal bianchetto purificatore, usato dagli storici conformi alla teologia dominante nella Chiesa del post-concilio.
[2] A proposito di assolutismo democratico cfr. Pio XII, Radiomessaggio nel Natale del 1944.

Nessun commento:

Posta un commento