Ricordo
con viva simpatia un professore Marco Zacchera, classe 1951, animoso e
brillante candidato del Msi, a sostegno del quale, durante la
trionfale/illusoria campagna elettorale del 1994, intervenni a un'affollata
conferenza, tenuta in Verbania, ridente città piemontese, affacciata sul Lago
Maggiore.
Con
piacere ritrovo il deputato Zacchera vent'anni dopo, nella veste brillante e
per me nuova dello storico, che con bello stile narra la vicenda della sua
famiglia, la storia recente della sua città, ed evoca i progetti politici
umiliati e liquidati, tra Perugia e Montecarlo, dall'insipienza di un
bellimbusto, portoghese della politica.
La
città di Verbania è uno fra i tanti emblemi della religiosità e della
laboriosità italiana, che, dopo aver contribuito, nel dopoguerra, al miracolo
economico, oggi anima una tenace resistenza ai motori della crisi. causata
dalla gigantesca truffa del banchiere americano Madoff.
La
famiglia Zacchera e autorevole protagonista della storia cittadina, alla quale
ha dato due ottimi sindaci, un democristiano (Zacchera padre) e un esponente
della destra moderata (Marco Zacchera).
Amante
della pesca, Zacchera ha messo a frutto la sua abilità insegnando a pescare e
alleggerendo i problemi alimentari degli africani residenti sulle rive del lago
Turkana, nel Kenya.
Laureato
in economia alla Bocconi, e in storia delle civiltà all'università di Milano,
Zacchera ha rappresentato, fino a ieri,
la figura dello studioso e dello scrittore di polso imprestato, a cominciare
dagli anni Settanta del Novecento, alla disarmonica chiacchiera del partito
guidato dal fascinoso oratore Giorgio Almirante e dal suo imitatore e
successore.
Nel
partito delle contraddizioni irrisolte, Zacchera ha militato con coraggio e
sagacia, conquistando un successo mondano (è stato eletto cinque volte
deputato) che (paradossalmente) ha umiliato anziché premiare la sua personalità
e la sua notevole attitudine allo studio e alla scrittura.
La
paradossale regola imposta al partito della destra da un intellettuale nemico
dell'intelligenza, quale fu Almirante, contemplava, infatti, l'umiliazione o
l'abbassamento alla chiacchiera comiziale e/o all'attacchinaggio delle
intelligenze che, per loro sfortuna, aderivano al Msi.
Il
militante missino, che per seguire l'aquilone della cultura, si sottraeva alle
incombenze degli umili, era sospinto al margine e reso inoffensivo da
una macchina alimentata dalla scalpitante e gaudente mediocrità.
L'emarginazione
di studiosi d'alto spessore quali (ad esempio) Giano Accame, Fausto
Gianfranceschi, Ernesto Massi, Giovanni Volpe, Enzo Erra, e la promozione dell'ufo
Plebe, sono i drammatici risultati della
guerra della destra spensante contro la
propria cultura.
Nel
saggio La moscheruola Sessant'anni di vita italiana, edito da Alberti in
Verbania, Zacchera, finalmente sciolto dai lacci della politica politicante,
conferma la sua qualità di letterato, consumata, forse sprecata
nell'interminabile fatica di giornalista politico, autore di migliaia di
articoli, e narra, con elegante e godibile scrittura, la dignitosa storia della
sua famiglia, della sua piccola città, e della sua attività politica.
Il filo
conduttore del racconto è la nostalgia dell'Italia, che fu trascinata nel gorgo
scalmanato dell'utopia sessantottina prima d'essere dissanguata dalla
conseguente crisi demografica, la vera e taciuta madre della altre crisi, artisticamente promosse dalla setta
dei banchieri atlantici.
Il più
allarmante risultato della cultura marcusiana, importata dalla California
sessantottina e tradotta in disonesta e disgraziata legge dal duo lib-lab
Loris Fortuna e Antonio Baslini, infatti, sono una diffusa e quasi surreale
dissocialità e una soffocante denatalità.
Scrive
Zacchera: "la famiglia è meno coesa e a complicare le cose si è anche
creato il fenomeno acuto delle famiglie allargate che sempre più strettamente
intersecano il periodo della formazione di un ragazzo. Più della metà dei
matrimoni non ha poi una sua conferma stabile, è ormai regola e non
eccezionalità doversi adattare a nuovi nuclei familiari a seconda delle diverse
vicende personali dei singoli genitori".
Le
difese immunitarie di una società flagellata dall'instabilità familiare si
abbassano rapidamente e stendono
invitanti tappeti davanti alle suggestioni del nichilismo: "per evitare
grane rinunciamo alle nostre tradizioni
e ai nostri usi in modo ingiustificato. Un esempio? Riflettete (non so quanti
lo abbiano notato) da quanto tempo non mangiamo più un salume a bordo di un
aereo dell'Alitalia".
La
crisi dell'identità nazionale, secondo Zacchera, è associata alla crisi della
Chiesa cattolica: "l'Italia non ha fatto che seguire le realtà del
Cristianesimo di fine XX secolo in tutte le società accidentali. Se ciò sia
solo la conferma di una crisi o invece un sintomo di rinnovamento e di riscossa
sarà il correre degli anni a confermarlo, anche se l'elezione di Papa Francesco
sembra stare a confermarlo".
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