mercoledì 11 febbraio 2015

SACRIFICI AL MOLOCH DEMOCRATICO (di Piero Nicola)

  Un cane rottweiler ha azzannato un bambino, che, in seguito alle ferite, è poi deceduto?
  Il telegiornale dà la notizia, in qualche modo interessante per gli spettatori. L'interesse della gente comune restituisce un indice della mollezza usata. Quasi nessuno - eccetto le vittime - si sogna di insorgere o per lo meno di opinare. La questione è morale. Mancano norme di prevenzione, alcune di esse restano lettera morta. La disgrazia poteva essere evitata.
  In un passato non troppo remoto l'animale responsabile di una morte veniva regolarmente abbattuto. I motivi di tale prassi erano ovvi e indiscutibili. Tra le ragioni ragionevoli c'era quella per la quale non ci si sarebbe azzardati a rischiare che il fatto potesse ripetersi in qualche modo. Casomai al giorno d’oggi si osasse procedere così, lo si farebbe di soppiatto, clandestinamente, senza sconvolgere i cuoricini.
  Il cuoricini li ha allevati e ne ha riguardo il sistema politico, ma essi sono immancabilmente inetti alla giustizia. Quand’anche ciò non fosse dipeso dal sistema politico, spetterebbe allo Stato garantire il vigore di leggi morali, anche contrariando i diffusi sentimentalismi. In democrazia però, comanda la maggioranza e chi la manovra per il proprio tornaconto. Prima si procura l’infrollimento della massa, poi si rende legiferante il prodotto dell’infrollimento.
  La costatazione che la razza rottweiler - e non solo quella negli ultimi anni è stata autrice di analoghi episodi raccapriccianti, a intervalli di tempo assai regolari e piuttosto brevi - avrebbe determinato una comunità ragionevole a volere che la bestia assassina, spesso vilmente omicida di bambini, venisse esclusa dalla vita domestica e resa innocua con sistemi appropriati, almeno nei confronti di chi non ne sia il padrone.
  Invece ciò non avviene, e c'è da scommettere che non avverrà, in perfetta concordanza con l'attuale mente collettiva.
  Il figlio del secolo, non toccato sanguinosamente negli affetti, dà le spiegazioni per implicite. Egli comprende la psicologia della razza canina incriminata; fa sua la scintilla scoccata da circostanze troppo sfavorevoli e l'innocenza dell'assalitore. Senza bisogno di molti suggerimenti, egli sa che la colpa è soltanto umana, che il rimedio si trova nel nostro giusto comportamento nei riguardi dell'amico dell'uomo. Egli è pago di tutto ciò, secondo la normale  mollezza sentimentale e anche ideale. Il suo rappresentante democratico – insediato al comando col suffragio di questi o di quelli - ancor più carente di lui circa il senso etico, anzi tendente al machiavellismo, per dovere d’ufficio incoraggia la pacifica insipienza, lungi dal contrastarla e dal recarle disturbo.
  Il benpensante, che non osa essere altro che conformista, se per caso dovesse concordare con me su qualche punto, chiederà perché mai affibbiare alla negligenza il distintivo di democratica. Qualunque forma di governo può mancare al dovere, alla giustizia, assecondando gli umori della gente per quieto vivere. Così, sarei zittito.
  Al contrario tocca a me - a me che non so neppure quale tipo di cane sia il rottweiler, né mi curo di conoscerne il temperamento e l'educazione, contentandomi dei gravi dati statistici che lo riguardano - tocca a questo ignorante mettere a tacere l'obiettore. Se all'atteggiamento civile verso le bestie pericolose e dannose (tra le quali dobbiamo annoverare l'orso, il lupo e altri animali nuovamente affetti dalla rabbia) si devono i loro morsi, graffi e maciullamenti, giacché potrebbero essere evitati con disposizioni fatte osservare, e un tempo lo stesso problema aveva una soluzione - quando del rottweiler non si sentiva nemmeno parlare, quando i cani da guardia pericolosi venivano tenuti alla catena - qual è il regime sotto il quale la pietà guercia e miserevole ha fatto la sua comparsa? Non si è di certo sviluppata in un’aria d’altri tempi.
  Il fenomeno si attaglia all'accresciuta tolleranza o, meglio indulgenza, che si tratti di uomini o di animali, ed essa è indubbiamente una caratteristica democratica.
  Gli urtati da questa costatazione nelle loro sclerotiche convinzioni, ribattono seccamente elencando le meraviglie, i benefici irrinunciabili della libertà: parola tanto polivalente quanto tenuta per intangibile nel suo eccedere vergognoso. Vano risentimento! L'eccesso di considerazione e di ossequio verso le istanze delicate e panciute, ossia l'indulgenza, è un male e, nella fattispecie politica, è uno di quei mali da cui non deriva alcun bene che tenga, bensì la rovina progressiva.
  Non ho finito. Neanche per sogno, fermarmi sul più bello!
  Dunque al tenore mite e liberale si imputa l’olocausto di alcune creature soppresse dal rottweiler. Ė una verità matematica, dato che, basta volerlo, e tale sacrificio viene risparmiato. Viceversa siffatto regime appare innocuo, anzi ostenta le sua apparente innocuità rivestita di saggia benevolenza. Se non che, sommando a quelle poche sparse vittime, le vittime di analoghe inadempienze governative, quali sono i deceduti a causa della droga, della criminalità organizzata e minuta, dei malviventi incoraggiati dalla giustizia all’acqua di rose, della confusa immigrazione e di altri scompensi peculiari dell'assetto oggidì costituito, il numero sale vertiginosamente a molte migliaia. L’ecatombe immolata sull'altare del Moloch democratico, per quanto la si voglia dissimulare e giustificare, non è altro che un crimine perpetrato dal sistema in vigore.
  Oggi si rinnova la notizia forse oltre cento emigranti clandestini morti in mare, nella temeraria traversata dall’Africa al nostro Paese. Senza sottovalutare le responsabilità di costoro (cosciente messa a repentaglio della propria vita, complicità col disonesto commercio degli scafisti, presunzione del diritto di ingresso o di soggiorno in terra altrui, senza recare domande e prove di sfuggire alla persecuzione e alla morte), lo Stato italiano è responsabile di tali sciagure. S’intende che se l’Italia dichiarasse di non ricevere quella indiscriminata emigrazione, essa cesserebbe.
  Quanto all’asilo da prestarsi ai perseguitati, il problema si risolverebbe nell’ordine e nell’equità istituendo strutture e uffici in luoghi idonei ove effettuale il vaglio, così da dissuadere gli abusivi.
  Quanto agli affamati, si possono aiutare nella loro patria, senza che ne vengano sradicati.
  Un sistema draconiano, autoritario e palesemente omicida, come hanno buon gioco a rappresentarlo i suoi interessati o pedissequi detrattori, può benissimo, a conti fatti, essere di gran lunga meno nocivo e mortifero. Esso può essere complessivamente cattivo oppure benefico. Quelli che incorrono nei suoi rigori sono almeno avvertiti e puniti alla luce del sole, anziché essere fatti fuori quasi a caso, per mano di criminali a piede libero o per le conseguenze di interessi politici internazionali e di un disordine gratuito, d’apparenza generosa e liberale, idoneo ad abbellire il marciume e a procurarsi i voti elettorali.
 

Piero Nicola

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