Un cane rottweiler ha azzannato un bambino,
che, in seguito alle ferite, è poi deceduto?
Il telegiornale dà la notizia, in qualche
modo interessante per gli spettatori. L'interesse della gente comune
restituisce un indice della mollezza usata. Quasi nessuno - eccetto le vittime -
si sogna di insorgere o per lo meno di opinare. La questione è morale. Mancano
norme di prevenzione, alcune di esse restano lettera morta. La disgrazia poteva essere evitata.
In un passato non troppo remoto l'animale
responsabile di una morte veniva regolarmente abbattuto. I motivi di tale
prassi erano ovvi e indiscutibili. Tra le ragioni ragionevoli c'era quella per
la quale non ci si sarebbe azzardati a rischiare che il fatto potesse ripetersi
in qualche modo. Casomai al giorno d’oggi si osasse procedere così, lo si
farebbe di soppiatto, clandestinamente, senza sconvolgere i cuoricini.
Il cuoricini li ha allevati e ne ha riguardo
il sistema politico, ma essi sono immancabilmente inetti alla giustizia. Quand’anche
ciò non fosse dipeso dal sistema politico, spetterebbe allo Stato garantire il
vigore di leggi morali, anche contrariando i diffusi sentimentalismi. In
democrazia però, comanda la maggioranza e chi la manovra per il proprio
tornaconto. Prima si procura l’infrollimento della massa, poi si rende
legiferante il prodotto dell’infrollimento.
La costatazione che la razza rottweiler - e
non solo quella negli ultimi anni è stata autrice di analoghi episodi
raccapriccianti, a intervalli di tempo assai regolari e piuttosto brevi -
avrebbe determinato una comunità ragionevole a volere che la bestia assassina,
spesso vilmente omicida di bambini,
venisse esclusa dalla vita domestica e resa innocua con sistemi appropriati,
almeno nei confronti di chi non ne sia il padrone.
Invece ciò non avviene, e c'è da scommettere
che non avverrà, in perfetta concordanza con l'attuale mente collettiva.
Il figlio del secolo, non toccato sanguinosamente
negli affetti, dà le spiegazioni per implicite. Egli comprende la psicologia
della razza canina incriminata; fa sua la scintilla scoccata da circostanze troppo
sfavorevoli e l'innocenza dell'assalitore. Senza bisogno di molti suggerimenti,
egli sa che la colpa è soltanto umana, che il rimedio si trova nel nostro
giusto comportamento nei riguardi dell'amico dell'uomo. Egli è pago di tutto
ciò, secondo la normale mollezza sentimentale e anche ideale. Il suo
rappresentante democratico – insediato al comando col suffragio di questi o di
quelli - ancor più carente di lui circa il senso etico, anzi tendente al
machiavellismo, per dovere d’ufficio incoraggia la pacifica insipienza, lungi
dal contrastarla e dal recarle disturbo.
Il benpensante, che non osa essere altro che
conformista, se per caso dovesse concordare con me su qualche punto, chiederà
perché mai affibbiare alla negligenza il distintivo di democratica. Qualunque forma di governo può mancare al dovere, alla
giustizia, assecondando gli umori della gente per quieto vivere. Così, sarei
zittito.
Al contrario tocca a me - a me che non so
neppure quale tipo di cane sia il rottweiler, né mi curo di conoscerne il
temperamento e l'educazione, contentandomi dei gravi dati statistici che lo
riguardano - tocca a questo ignorante mettere a tacere l'obiettore. Se all'atteggiamento
civile verso le bestie pericolose e dannose (tra le quali dobbiamo annoverare
l'orso, il lupo e altri animali nuovamente affetti dalla rabbia) si devono i
loro morsi, graffi e maciullamenti, giacché potrebbero essere evitati con
disposizioni fatte osservare, e un tempo lo stesso problema aveva una soluzione
- quando del rottweiler non si sentiva nemmeno parlare, quando i cani da
guardia pericolosi venivano tenuti alla catena - qual è il regime sotto il
quale la pietà guercia e miserevole ha fatto la sua comparsa? Non si è di certo
sviluppata in un’aria d’altri tempi.
Il fenomeno si attaglia all'accresciuta
tolleranza o, meglio indulgenza, che si tratti di uomini o di animali, ed essa
è indubbiamente una caratteristica democratica.
Gli urtati da questa costatazione nelle loro
sclerotiche convinzioni, ribattono seccamente elencando le meraviglie, i
benefici irrinunciabili della libertà: parola tanto polivalente quanto tenuta
per intangibile nel suo eccedere vergognoso. Vano risentimento! L'eccesso di
considerazione e di ossequio verso le istanze delicate e panciute, ossia
l'indulgenza, è un male e, nella fattispecie politica, è uno di quei mali da
cui non deriva alcun bene che tenga, bensì la rovina progressiva.
Non ho finito. Neanche per sogno, fermarmi
sul più bello!
Dunque al tenore mite e liberale si imputa
l’olocausto di alcune creature soppresse dal rottweiler. Ė una verità matematica,
dato che, basta volerlo, e tale sacrificio viene risparmiato. Viceversa
siffatto regime appare innocuo, anzi ostenta le sua apparente innocuità
rivestita di saggia benevolenza. Se non che, sommando a quelle poche sparse
vittime, le vittime di analoghe inadempienze governative, quali sono i deceduti
a causa della droga, della criminalità organizzata e minuta, dei malviventi incoraggiati
dalla giustizia all’acqua di rose, della confusa immigrazione e di altri
scompensi peculiari dell'assetto oggidì costituito, il numero sale
vertiginosamente a molte migliaia. L’ecatombe immolata sull'altare del Moloch
democratico, per quanto la si voglia dissimulare e giustificare, non è altro
che un crimine perpetrato dal sistema in vigore.
Oggi si rinnova la notizia forse oltre cento
emigranti clandestini morti in mare, nella temeraria traversata dall’Africa al
nostro Paese. Senza sottovalutare le responsabilità di costoro (cosciente messa
a repentaglio della propria vita, complicità col disonesto commercio degli
scafisti, presunzione del diritto di ingresso o di soggiorno in terra altrui,
senza recare domande e prove di sfuggire alla persecuzione e alla morte), lo Stato
italiano è responsabile di tali sciagure. S’intende che se l’Italia dichiarasse
di non ricevere quella indiscriminata emigrazione, essa cesserebbe.
Quanto all’asilo da prestarsi ai
perseguitati, il problema si risolverebbe nell’ordine e nell’equità istituendo
strutture e uffici in luoghi idonei ove effettuale il vaglio, così da
dissuadere gli abusivi.
Quanto agli affamati, si possono aiutare
nella loro patria, senza che ne vengano sradicati.
Un sistema draconiano, autoritario e
palesemente omicida, come hanno buon gioco a rappresentarlo i suoi interessati
o pedissequi detrattori, può benissimo, a conti fatti, essere di gran lunga
meno nocivo e mortifero. Esso può essere complessivamente cattivo oppure
benefico. Quelli che incorrono nei suoi rigori sono almeno avvertiti e puniti
alla luce del sole, anziché essere fatti fuori quasi a caso, per mano di
criminali a piede libero o per le conseguenze di interessi politici
internazionali e di un disordine gratuito, d’apparenza generosa e liberale,
idoneo ad abbellire il marciume e a procurarsi i voti elettorali.
Piero Nicola
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