Il
Centro studi Giuseppe Federici, avente sede in Santarcangelo di Romagna, ha
diffuso un comunicato su "La fede cattolica assalita dai Valdesi e difesa
da Don Bosco".
È questo il titolo del capo XX, vol. IV delle
Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco,
dovute al sacerdote salesiano G.B. Lemoyne.
Sebbene manchi un accenno a Bergoglio, è
palese l'intento nei suoi confronti.
Il biografo riferisce fatti storici. Dopo che
Carlo Alberto aveva emancipato i protestanti nel suo regno, sebbene lo Statuto
affermasse che la Religione Cattolica, Apostolica, Romana era la sola Religione
dello Stato e sembrasse che la libertà concessa fosse soltanto quella di
professare esternamente il culto acattolico, i valdesi scatenarono una campagna
propagandistica per far proseliti, alterando le Scritture, denigrando
pesantemente la Chiesa. Il mondo cattolico si trovò impreparato a respingere
l'attacco, molti fedeli sprovveduti e incauti, alcuni persino indotti da
vantaggi materiali, abbracciarono la proposta eresia che, come la maggioranza
delle eresie, seduce con la novità e con la facilità.
Allora, Don Bosco si diede a combattere il
flagello con le stesse armi del nemico. Fece stampare opuscoli di carattere
dottrinale accessibili al vasto pubblico, colmando la lacuna manifestatasi in
quel frangente. "Compose e pubblicò pertanto alcune tavole sinottiche
intorno alla Chiesa Cattolica, foglietti volanti, ricchi di ricordi e di
massime morali e religiose adattate ai tempi, e si diede a spargerli gratuitamente
tra i giovani e tra gli adulti a migliaia di copie, specialmente in occasione
di esercizi spirituali, di sacre missioni, di novene, di tridui e di
feste".
Egli curò la ristampa del suo Il giovane provveduto, aggiungendovi
"sei capitoli in forma di dialogo", sotto il titolo Fondamenti della Cattolica Religione. "Questi
dimostravano, una sola essere la vera religione:
le sette dei Valdesi e dei Protestanti non avere i caratteri della Divinità,
non trovarsi in esse la vera Chiesa di Gesù Cristo; essere i Protestanti
separati dal fonte della vera vita, che è il Divin Salvatore".
Sono punti dogmatici sempre affermati dal
Magistero, insiti nell'istruzione catechistica e nella generale predicazione,
ma occorreva proporli al popolo per metterlo in guardia contro i suoi
seduttori.
Quando i Valdesi ottennero l'autorizzazione a
edificare un loro tempio in Torino (quello in cui Bergoglio ha confermato
l'amicizia con loro), "i Torinesi, anzi tutti i Cattolici del Piemonte, ne
furono vivamente addolorati e pregarono il Signore a tener lontano dal paese
tanto scandalo. I Vescovi reclamarono in una lettera, colletti al Re, in nome
della Religione, dello Statuto, dell'onore Casa Savoia, citando le disposizioni
del codice penale e codice civile. Ma non si tenne conto di questi reclami e si
dette subito mano alla costruzione..."
Il Santo "appena seppe di queste mene,
non ancor pago di ciò che aveva già fatto, compose e pubblicò un libretto col
titolo: Avvisi ai Cattolici. "Aprite gli occhi" scriveva,
"tendono a voi moltissime insidie col tentare di allontanarvi da
quell'unica, vera, santa Religione, che solamente conservasi nella Chiesa di
Gesù Cristo. Questo pericolo fu già in
più guise proclamato dai nostri legittimi Pastori, dai Vescovi, posti da Dio a
difenderci dall'errore ed insegnarci la verità. La stessa infallibile voce del
Vicario di Gesù Cristo avvisò di questo insidioso laccio teso ai Cattolici,
cioè molti malevoli vorrebbero sradicare dai vostri cuori la Religione di Gesù
Cristo [...] Gesù disse a S. Pietro:
Tu sei Pietro e sopra questa pietra fonderò la mia Chiesa, e le porte
dell'inferno non la vinceranno mai, perché io sarò coi Pastori di essa tutti i
giorni sino alla consumazione dei secoli. Questo disse a S. Pietro e ai suoi
successori, i Romani Pontefici, e a nessun altro".
Ma quando Bergoglio viene ricevuto in quel
tempio che non è della Chiesa, ma degli eretici, e tratta con loro
amichevolmente, secondo l'invalsa falsa dottrina e prassi di badare piuttosto a
ciò che si avrebbe in comune (errore eretico e assurdo: la Chiesa non può avere
niente in comune con una falsa chiesa), allora che cosa può mai egli
rappresentare se non un'altra falsa chiesa?
D'altronde, quanto predica San Giovanni Bosco
corrisponde in pieno al Magistero, ai dogmi sull'eresia. Essa fu sempre chiaata
peste, pericolosa in qualsiasi
circostanza storica. Lo dissero gli Apostoli, che nella Rivelazione narrano le
loro opere di pastori in difesa del gregge contro gli eretici. Lo insegnarono i
martiri, anche quelli uccisi dai falsi cristiani. Ma quale sorta di pastore è
mai Bergoglio che mena il gregge nella tana del lupo, e non già per avventura,
ma basato sulla dottrina del Concilio e dei suoi predecessori?
Se oggi sembra che gli acattolici e i
miscredenti non attentino più alla fede dei fedeli, ciò si deve alla pace
conclusa con loro mediante la rovina della dottrina, resa simile a quella delle
varie sette e filosofie, mentre queste non cessano il loro sotterraneo lavoro
di demolizione.
E sarebbe un'altra eresia sostenere che
l'uomo è cambiato, che il fedele non ha più bisogno di protezione, che tutti
hanno fede implicita per grazia di Dio e per grazia di Dio possono comunque
salvarsi, siano acattolici o altro, senza la Chiesa.
È fuor di dubbio che la vera Chiesa, professata
dai veri credenti, non è quella dimostrata da Bergoglio, non è quella spiegata
dal Catechismo autentico.
Don Bosco non si accontentò. A compimento
della sua crociata diede alle stampe Il
Cattolico istruito nella sua Religione.
"Se questa operetta tornò
gradevolissima a tutti i buoni, inasprì i Protestanti e li fece montare in
sulle furie [...] Con questa pubblicazione e con le altre molte che la
seguirono, Don Bosco indicava al secolo l'arma più potente per combattere i
nemici della Religione e segnava la strada a quanti volessero correre in difesa
della società cristiana minacciata".
Ora, Bergoglio dà un esempio opposto, uno
scandalo incredibile, per chi resiste all'errore, e dà una lezione eretica
conforme all'alleanza stretta con gli eretici, grata a quanti amano farsi
sedurre dall'eresia.
Piero
Nicola
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