Ogni tanto si viene a sentire che abbiamo la
libertà di stampa. Questa volta, perché sembra che un ingordo voglia
appropriarsi di circa il 20% dell'informazione. La Stampa di Torino, già proprietà degli Agnelli, si fonde con il
Gruppo Espresso, che possiede 16 quotidiani, due radio e La Repubblica. Anche il
Secolo XIX di Genova dovrebbe seguire le sorti de La Stampa.
Chi si
preoccupa sono i giornalisti interessati, perché gli accorpamenti comporteranno
una diminuzione del personale.
Il Giornale, che ricorda d'essere politicamente
dalla parte opposta rispetto ai giornali di sinistra antiberlusconiani,
ironizza sul fatto che coloro i quali protestarono per i troppi canali in mano
a Mediaset ora se ne stanno zitti. E il Direttore Sallusti afferma di non
curarsi dell'accresciuta potenza degli oppositori che stanno sotto la guida di
Carlo De Benedetti.
Marcello
Foa su Il Giornale pubblica notizie
che danno la misura dell'autocensura dell'informazione filogovernativa. Il
ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, parlando al Consiglio dei diritti
umani dell'ONU a Ginevra, ha denunciato il cattivo uso che venne fatto della
Carta promuovendo le Primavere arabe: "una nuova lettura della Convenzione
dei diritti umani" per imporre valori non universali, contrari a diritti
economici, sociali e culturali.
Veramente,
non mi ero mai accorto che in questo paese ci fosse la libertà di informazione,
e mi spiace che Sallusti, Belpietro e Feltri facciano credere che il loro
presunto andare controcorrente o contro Renzi o contro il Pd costituisca
libertà di dire e di stampare la verità.
Su
questo punto, sono proprio quelli di destra
a impedire quanti ancora sarebbero in grado di ragionare con la propria testa,
di ascoltare con le proprie orecchie e di vedere con i propri occhi.
I
quotidiani di opposizione alla cultura e alla politica imperante si fondano pur
sempre su principi errati, illuministi, liberali; pertanto non possono
informare rettamente, pertanto contribuiscono alla corruzione.
Qualcuno
dei ragionanti, udenti e vedenti congetturerà che la censura democratica
consista nel tollerare qualche piccola voce veridica, che raggiunge soltanto
pochi individui, perché la restante polifonia è unanime nel considerare
valevoli diverse fondamentali falsità e diversi errori, ad ogni modo non osa denunciarli
andando contro la generale opinione del pubblico, che si regge su quei maligni
presupposti come sulle proprie gambe.
Le cose
non stanno nemmeno del tutto in questo modo. Esistono leggi liberticide che
impediscono di smentire le imposture legalizzate. È facile citare le nuove
leggi che stanno per entrare in vigore sulla sorta di matrimonio tra
omosessuali. Dopo la loro approvazione, chi le dicesse cattive incorrerebbe in
qualche sanzione legale per aver denigrato la volontà del popolo. Inoltre gli
verrebbe imputato il delitto di discriminazione sessuale, equiparabile al
razzismo, al bullismo, e così via.
Ma
diventa sovversivo anche chi afferma invalida una legislazione attuata dagli
eletti del popolo sovrano, poiché né il cittadino, né il deputato o senatore sottostanno
ad un'etica loro sopraordinata, salvo quella della costituzione, ottenuta con
lo stesso criterio che rende arbitri legislatori uomini politici di varia
opinione.
A parte
il fatto che la costituzione è soggetta a cambiamento, che fu cambiata (in
peggio, p.e. con la modifica dei Patti Lateranensi, e dei "limiti
stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare", i.e. marito non
più capofamiglia) e sta per essere cambiata, essa contiene disposizioni
deleterie. L'art. 21 recita: "Tutti hanno il diritto di manifestare
liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di
diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o
censure".
Questo
diritto, unito alla libertà religiosa e alla facoltà di formare partiti con
ideologie perverse come quella marxista, è chiaramente, di per sé, immorale. Si
ammette la propaganda di teorie e credenze false e nocive, quantunque si debbano
rispettare le norme vigenti sul buon costume e l'ordine pubblico e
costituzionale.
Un'altra
violazione della morale è il diritto di sciopero, che affida alla forza bruta i
diritti e i doveri del lavoratore.
L'art.
54 prescrive: "Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla
Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi".
Dunque
si conculca la libertà di fare apologia di valori che distruggerebbero certe
leggi ordinarie e costituzionali,
sebbene tale apologia sia ineccepibile e giustamente dettata dalla coscienza.
In paesi
anglosassoni, si sono già verificate condanne di chi, presumendo di godere
della libertà di stampa e di parola, ha negato la liceità dei comportamenti
omosessuali.
Come
osservato sopra, non è la restrizione della libertà ad essere iniqua. Del resto,
tutti i regimi devono ricorrervi in qualche modo per preservare la loro
esistenza. Iniquo è l'abuso della libertà, come l'abuso che condanna il suo
giusto esercizio.
Piero Nicola
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