sabato 26 marzo 2016

La teologia soggiacente al miracolo di Cana

 Scrive Agostino: c'è da meravigliarsi che Gesù vada alle nozze in quella casa, lui che è venuto a nozze in questo mondo? Se non fosse venuto a nozze non avrebbe qui la sposa a cui un giorno offrirà il suo sangue. Il Verbo è lo Sposo la carne umana è la sposa e tutti e due sono un solo Figlio di Dio. Il miracolo di Cana è solo la prima parte dell'altro pranzo di nozze dell'ultima Cena, ove Gesù trasformerà il vino in sangue per sposare tutta l'umanità sulla Croce della redenzione.
Padre Eugenio Cavallari degli agostiniani

Non è missione cristiana risolvere il problema economico-sociale, quello della distribuzione dei beni della terra, perché ciò che redime il povero dalla sua povertà, redime il ricco dalla sua ricchezza.
 Miguel de Unamuno


 Letterato di polso e teologo per collaudata adesione alla scuola tradizionista, Rodolfo Vivaldi ha nutrito, nel giro di alcuni anni, un infaticabile desiderio di scoprire la verità, che soggiace al racconto giovanneo delle nozze di Cana.
 Frutto della annosa/faticosa ricerca e della sagace riflessione di Vivaldi, un fedele che si dichiara “scampato alle molteplici crisi e perfino al Vaticano II”, è l'avvincente volume, pubblicato in questi giorni dall'instancabile Marco Solfanelli, editore refrattario, attivo nell'area, in cui si verifica la fioritura e la continua espansione, di circoli animati dall'insofferenza verso il nichilismo gongolante sulle ceneri dell'illusione rivoluzionaria.
 L'opera di Vivaldi è una esposizione scorretta dei “pensieri di un petit chrétien in seria difficoltà nel marasma di opinioni, asserzioni, prese ufficiali di posizione l'una in contrasto con l'altra”.
 In ultima analisi l'autore aderisce all'insorgenza dei cattolici irriducibili al modernismo di ritorno sotto i peli esausti del buonismo, “mentalità laica, totalmente egemone nella attuale epoca” che è purtroppo scivolata nei testi del Vaticano secondo e nel pensiero dei successori di Giovanni XXIII.
 Vivaldi coniuga una autentica conoscenza della Scrittura con l'umiltà “di un povero cristiano, pieno di dubbi e di incertezze”, che osa tuttavia proporre la sua immaginosa riflessione su un episodio del Vangelo di Giovanni – la mutazione dell'acqua in vino - che desta forti emozioni e ardui problemi.
 La soluzione dell'enigma è l'accertamento dell'intenzione di tutti i miracoli narrati dagli evangelisti, “che senza eccezione, si collocano in un'atmosfera di infelicità umana, che solo la Fede, ottenuta attraverso la Parola di Gesù, riesce a riscattare”.
 All'ardito commento del Vangelo fanno da contrappunto le riflessioni di un immaginario cardinale, il quale estende la sua incendiaria misericordia ai calunniati gatti, “creature di Dio da rispettare e amare, anche se accompagnavano le orde barbariche del temuto Attila, della cui crudeltà non erano certo responsabili”.
 Il cardinale confessa inoltre la nostalgia destata dal lontano ricordo del parroco “cui era legato da profondo affetto e riconoscenza”, un uomo di Chiesa, che aveva previsto il futuro rovesciamento della cultura laicista nella porno-necrofilia, oggi galoppante fra le fumose righe dei testi radical chic intorno all'aborto e all'eutanasia (cui l'avanguardia profetica, squillante nel surreale Belgio, condanna i malati gravi e i bambini giudicati imperfetti).
 La tesi che audacemente Vivaldi propone infine ai suoi lettori costituisce il superamento dell'opinione di Mircea Eliade (e dei teologi orizzontali), secondo i quali i riti cristiani sarebbero intesi a ripristinare la primitiva innocenza. La fede cristiana annuncia, invece, una straordinaria novità: “Cristo, ubbidiente a sua Madre, opera una trasformazione non solo dell'acqua in vino, ma del rapporto uomo/Dio che si identifica in una globale relazione familiare”.
 La lettura dell'opera di Vivaldi è pertanto consigliato ai cattolici estenuati dal bla bla dei predicatori allineati con il pensiero agonizzante nei desolati padiglioni, nei quali agonizza l'insorgenza comunista e nell'illuminato obitorio della democrazia occidentale.


Piero Vassallo

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