Scrive
Agostino: c'è da meravigliarsi che Gesù vada alle nozze in quella casa, lui che
è venuto a nozze in questo mondo? Se non fosse venuto a nozze non avrebbe qui
la sposa a cui un giorno offrirà il suo sangue. Il Verbo è lo Sposo la carne umana
è la sposa e tutti e due sono un solo Figlio di Dio. Il miracolo di Cana è solo
la prima parte dell'altro pranzo di nozze dell'ultima Cena, ove Gesù
trasformerà il vino in sangue per sposare tutta l'umanità sulla Croce della
redenzione.
Padre Eugenio Cavallari degli agostiniani
Non è missione cristiana risolvere il problema
economico-sociale, quello della distribuzione dei beni della terra, perché ciò
che redime il povero dalla sua povertà, redime il ricco dalla sua ricchezza.
Miguel de
Unamuno
Letterato di polso e teologo per collaudata
adesione alla scuola tradizionista, Rodolfo Vivaldi ha nutrito, nel giro
di alcuni anni, un infaticabile desiderio di scoprire la verità, che soggiace
al racconto giovanneo delle nozze di Cana.
Frutto della annosa/faticosa ricerca e della
sagace riflessione di Vivaldi, un fedele che si dichiara “scampato alle
molteplici crisi e perfino al Vaticano II”, è l'avvincente
volume, pubblicato in questi giorni dall'instancabile Marco Solfanelli, editore
refrattario, attivo nell'area, in cui si verifica la fioritura e la continua
espansione, di circoli animati dall'insofferenza verso il nichilismo gongolante
sulle ceneri dell'illusione rivoluzionaria.
L'opera di Vivaldi è una esposizione scorretta
dei “pensieri di un petit chrétien in seria difficoltà nel marasma di
opinioni, asserzioni, prese ufficiali di posizione l'una in contrasto con
l'altra”.
In ultima analisi l'autore aderisce
all'insorgenza dei cattolici irriducibili al modernismo di ritorno sotto i peli
esausti del buonismo, “mentalità laica, totalmente egemone nella attuale
epoca” che è purtroppo scivolata nei testi del Vaticano secondo e nel
pensiero dei successori di Giovanni XXIII.
Vivaldi coniuga una autentica conoscenza della
Scrittura con l'umiltà “di un povero cristiano, pieno di dubbi e di
incertezze”, che osa tuttavia proporre la sua immaginosa riflessione su un
episodio del Vangelo di Giovanni – la mutazione dell'acqua in vino - che desta
forti emozioni e ardui problemi.
La soluzione dell'enigma è l'accertamento
dell'intenzione di tutti i miracoli narrati dagli evangelisti, “che senza
eccezione, si collocano in un'atmosfera di infelicità umana, che solo la Fede,
ottenuta attraverso la Parola di Gesù, riesce a riscattare”.
All'ardito commento del Vangelo fanno da
contrappunto le riflessioni di un immaginario cardinale, il quale estende la
sua incendiaria misericordia ai calunniati gatti, “creature di Dio da
rispettare e amare, anche se accompagnavano le orde barbariche del temuto
Attila, della cui crudeltà non erano certo responsabili”.
Il cardinale confessa inoltre la nostalgia
destata dal lontano ricordo del parroco “cui era legato da profondo affetto
e riconoscenza”, un uomo di Chiesa, che aveva previsto il futuro
rovesciamento della cultura laicista nella porno-necrofilia, oggi galoppante
fra le fumose righe dei testi radical chic intorno all'aborto e
all'eutanasia (cui l'avanguardia profetica, squillante nel surreale
Belgio, condanna i malati gravi e i bambini giudicati imperfetti).
La tesi che audacemente Vivaldi propone infine
ai suoi lettori costituisce il superamento dell'opinione di Mircea Eliade (e
dei teologi orizzontali), secondo i quali i riti cristiani sarebbero
intesi a ripristinare la primitiva innocenza. La fede cristiana annuncia,
invece, una straordinaria novità: “Cristo, ubbidiente a sua Madre, opera una
trasformazione non solo dell'acqua in vino, ma del rapporto uomo/Dio che si
identifica in una globale relazione familiare” .
La lettura dell'opera di Vivaldi è
pertanto consigliato ai cattolici estenuati dal bla bla dei predicatori
allineati con il pensiero agonizzante nei desolati padiglioni, nei quali
agonizza l'insorgenza comunista e nell'illuminato obitorio della democrazia
occidentale.
Piero Vassallo
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