Se la struttura sociale della Chiesa perde il suo
carattere soprannaturale per laicizzarsi, secolarizzarsi e mondanizzarsi, il
punto finale di questa metamorfosi, o più esattamente di questa caduta, è
l'apparizione di un tipo di società che, composta di individui, usurpa il nome
di cui essa favoleggia e non è più di fatto che un agglomerato, un cumulo, una giustapposizione
di atomi, una dissocietà.
Marcel de Corte
Nella pia ansa del deserto sociale e
mentale, sussurra e mormora debolmente un'avventizia scuola di pensiero,
costituita intorno all'autorevole detto “chi sono io per giudicare?”.
Ultimamente il pensiero piamente debole è
impegnato nella severa ricerca (telefonica) dell'acrobatico compromesso con gli
incubi emanati dalla involuzione sodomitica concepita dalla illuminata
scolastica radical chic.
Alla tentazione clericale di raggiungere una
telefonica intesa con la spettrale avanguardia costituita da Emma Bonino e
Giacinto Pannella, si oppongono gli strenui difensori dell'indeclinabile
tradizione [1].
Ai cattolici refrattari si sono associati ultimamente
alcuni battitori liberi, fra i quali l'autorevole scrittore e
giornalista Giuliano Ferrara (un pensatore geniale, che da anni i cattolici
leggono con cuore amico e riconoscente).
Ferrara insorge contro l'aborto, “pena di
morte senza processo e procedura liberante sopra tutto per i maschi” e
confuta il delirio genetico di stampo omosessualista, dimostrando che l'utero
in affitto è “l'approdo di una galoppata nell'indicibile, cioè nel fattibile
tecnico diventato diritto”.
Identificata la fonte mitologica
(tecnocratica) dell'inversione del diritto naturale, Ferrara sostiene che,
nella luce del pensiero capovolto, “il fattibile tecnico diventa diritto,
dunque moralmente ammissibile”.
Ferrara rammenta al proposito che “la
teoria del piano inclinato è impeccabile, perché se apri la porta alla famiglia
senza il crisma del matrimonio e dell'amore unitivo e procreativo,
inevitabilmente ti ritrovi, dati i progressi della bioingegneria, di fronte al
problema della fabbrica dei bambini”.
Una società intossicata dallo scientismo e
devastata dal magismo pulsante nel pensiero debole, corre incontro
all'orizzonte capovolto, che è disegnato dall'astratto, inappagabile desiderio
di procreare, che agita e tormenta le coppie omosessuali.
Il desiderio naturale delle coppie contro
natura è appagato grazie al contributo della scienza alterata e sconvolta, che
ricorre alla prestazione “di una donna oggettivata e deresponsabilizzata
nella sua corporeità, come soggetto contrattuale neutro di fronte alla natività
umana o filiazione, parodie dell'Incarnazione e della sua altissima metafora
carnale e spirituale”.
Di qui l'invito, rivolto da Ferrara a
coloro che nutrono dubbi sull'evoluzione della morale contemporanea, “ad
argomentare serenamente la loro posizione critica verso l'utero in affitto”.
A dire il vero il legislatore, che riconosce
la liceità della procreazione alienata, scoraggia il qualunque tentativo inteso
alla ricerca di un'efficace difesa dal mortifero delirio, che infetta la
società illuminata dalla perversione fantascientifica.
L'orizzonte delle società abortiste è visibile
nelle nazioni della presunta avanguardia europea, nelle quali la catena
dinamica aborto-immigrazione ha causato il regresso, che contempla la
prolificità aliena, che, in alcuni paesi, sostituisce già la patologica
oscillazione tra frenetica sodomia e contraccezione pura. Il futuro della
civiltà, pertanto, risiede nelle comunità cattoliche, irriducibili alla
suggestione castrante e suicidaria emanata dalla retroguardia sedicente progressista.
Piero Vassallo
[1] Fra i
tanti meritano una speciale citazione Paolo Pasqualucci, padre Antonio Livi,
don Emanuele du Chalard, i francescani dell'Immacolata, Danilo Castellano,
Pucci Cipriani, Maria Guarini, Giovanni Torti, Roberto de Mattei, Tommaso
Romano, Fausto Belfiori, Antonio Socci, Pietro Giubilo, Valentino Cecchetti,
Matteo D'Amico, Guido Vignelli, Luciano Garofoli, Normanno Malaguti, Luigi
Torre, Paolo Deotto, Roberto Dal Bosco, Elisabetta Frezza, Piero Nicola e Marco
Solfanelli.
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