Non posso che trarre giovamento e preziosa lezione da
numerosi fedeli educati dalle varie Comunità protestanti; quanti fra loro
s'iscrivono nell'immensa moltitudine di cristiani che offrono quotidianamente
carità e sacrificio, che non si negano al martirio, quanti, pensando ad esempio
alla realtà statunitense, sono esemplari nella difesa della famiglia e della
vita sin dal concepimento.
Amante della Sacra Scrittura, capace di destare la
Chiesa dai suoi interessi mondani, non posso invece trarre nessun conforto da
coloro che, in ambito cattolico, tessono addirittura apprezzamenti nei
confronti di Lutero, dimenticando che non i buonismi di molteplice matrice, ma
sempre i frutti indicano la natura dell'albero.
Molto più sagaci sono infatti gli autori che rifiutano
la classica denominazione di “Riforma protestante”, sostituendola a quella di
“Rivoluzione protestante”, ben più adeguata a focalizzare i nevralgici
peggioramenti apportati non solo nella sfera religiosa dall'azione di Lutero e
degli altri storici sovvertitori. Ancor più precisamente si dovrebbe parlare di
“espropriazione dell'autentica fede” subita da milioni di persone profondamente
influenzate da quei fatti del XVI secolo, capaci di negare non Cristo, ma la
presenza di Cristo; la presenza di Cristo imperante nella vita degli uomini
(santi), nella scelta del proprio destino eterno (libero arbitrio), nella
trasmissione della fede (tradizione). Quando San Pio da Pietralcina, poco
avvezzo a facili sincretismi, affermava che il Protestantesimo non avrebbe mai
presentato un santo come Camillo de Lellis, capace di consacrarsi totalmente ai
lebbrosi, probabilmente pensava ad un ennesimo sacrilegio, che doveva
necessariamente concretizzarsi da chi stava banalizzando la fede cristiana,
quello di banalizzare la figura di Maria, imprescindibile per la medesima fede.
E certamente pensava al più tragico degli sradicamenti operati da Lutero e compagni,
quello da Cristo vivo e presente nei sacramenti, irrinunciabili per presentare
al mondo quelle schiere di cristiani che testimoniano Dio con la totalità della
propria persona.
Il Cattolicesimo è la fede che giudica l'uomo, il
Protestantesimo è l'uomo che giudica la fede; non riesco a trovare sintesi più
consapevole di quella proposta da Monsignor Luigi Negri, non solo capace di
svelare una differenza così sostanziale fra le due religioni, bensì di condurci
a scoprire l'origine di una delle fondamentali difficoltà che incontra il
Cattolicesimo in Occidente, infatti vittima in molti suoi fedeli e non rari
suoi pastori di una mentalità frequentemente protestante, dunque profondamente
influenzata dal secolarismo e persino dal laicismo, quindi refrattaria a chinarsi
innanzi a Cristo e ben disposta a circondarlo non d' innumerevoli e sincere
esitazioni, frutti della debolezza umana, ma d' ipocrisie e stucchevoli
compromessi, frutti d'umana tiepidezza.
Non è forse accattivante il luterano proclama “ognuno
è sacerdote di se stesso” ? Infatti ricorda così da vicino quello della
tentazione originaria ai progenitori, che infine vollero “diventare come Dio”,
decidendo da loro cos'è il bene e cos'è il male.
Naturalmente sacerdote di se stessi, significa
confessore di se stessi, giudice di se stessi, legislatore di se stessi. Quale
Riforma? Quale Rivoluzione? Nulla di nuovo sotto il sole. Siamo all'inizio
della storia e nonostante l'uomo, raccontandola, s'ingegni ad estrapolare
dinamiche sociali, culturali e belliche, ad iniziare dalla radice più profonda
tutto l'albero delle vicende umane non si può comprendere senza focalizzare,
prima di tutto, la perversa superbia umana, che porta e porterà sempre frutti
disgustosi e ancor più velenosi. Così, nella loro generalità, le conseguenze
antropologiche, sociali e politiche apportate dalla Riforma protestante non
possono che iscriversi fra questi.
L'ancora ampiamente diffusa tesi di Max Weber,
indicante il Protestantesimo come insostituibile culla del capitalismo, è stata
ampiamente confutata da sociologi del calibro di Rodney Stark, mentre è quanto
meno ridicola quella che lega la cultura protestante alla conquista dei vari
diritti umani.
Dopo il cattolico Medioevo, in Occidente lo schiavismo
è ridiventato prepotente a causa dei maggiori Paesi protestanti dell'epoca, ben
attenti a giustificarlo anche ideologicamente, nonché di quelli cattolici, si
badi bene, tanto più oppressori quanto più erano svincolati politicamente dalla
Chiesa di Roma, che persino attraverso l'Inquisizione condannava senza alcun
compromesso quella pratica (1686).
In ambito cristiano la stessa poliginia (un uomo
sposato con più di una donna), già tollerata dai riformatori Melantone e
Giovanni di Leida , è ora presente in alcune Comunità protestanti, e del resto
anche Lutero, partendo dalla comoda ideologia della “sola fede”, permetteva al
marito di tradire la “sola moglie”, nel caso fosse stata malata od indisposta
per vario tempo.
Il razzismo, quello autentico e non denunciato dalla
logicofoba sinistra europea ed italiana, si è presentato prima di tutto e
soprattutto nei Paesi di cultura protestante, se solo si considera la storia
nazionalsocialista nella Germania del XX secolo, o se pensiamo ai deliri
eugenetici degli Stati Uniti e di varie nazioni del nord Europa nella prima
metà del '900.
I fumi anticristiani del Comunismo hanno potuto
affermarsi solo in drammatica contrapposizione al Cristianesimo soprattutto
Ortodosso e quelli della Rivoluzione francese al Cristianesimo cattolico, ma in
generale il mondo protestante si è blandamente opposto all'arroganza
legislativa e filosofica dell'uomo moderno e contemporaneo, essendo anzi, non
raramente, il suo più o meno diretto ispiratore. Così lo scardinamento della
famiglia, l'aborto, i matrimoni gay, i bambini privati di veri genitori, la
teoria gender - maleodoranti frutti atti ad annientare, insieme ai nostri
figli, la civiltà occidentale - sono cresciuti nel medesimo terreno di colui
che quasi cinque secoli or sono si prodigò per dividere quella medesima civiltà.
Oggi i media finlandesi si vantano che nel loro Paese
è pienamente legittimo il sesso con gli animali, mentre in Olanda, dopo il
partito dei pedofili, approda la famiglia multigenitoriale, e se i figli non si
salvassero dall'angoscia e dalla più profonda depressione nessuna paura, perché
in Inghilterra si avvieranno presto le ricerche per selezionare i futuri nati,
progettandoli magari più permeabili alle terapie psichiatriche e certamente
obbedienti alle istituzioni.
In Svezia, dove la maggior parte delle persone vivono
da sole, internet ha sostituito la famiglia come autentico riferimento sociale
e ad esso, non raramente, si affida la trasmissione del proprio suicidio; la
Danimarca, dove si dibatte se liberalizzare l'incesto, registra un numero di
adolescenti alcolizzati addirittura drammatico, mentre i tassi di suicidio e di
violenza sulle donne, in vari Paesi nordici, sono sorprendentemente superiori a
quelli italiani.
Nonostante questo i nostri media, precipiti nel vuoto
culturale e dunque affetti dalla sindrome della pecora, indicano spesso il nord Europa
come esempio di civiltà da seguire ad ogni costo, forse felici del fatto che
trattasi di società quasi completamente scristianizzate, altro frutto di Lutero
e amici anticattolici, abolitori e persecutori della vita consacrata, falsi
testimoni di un Cristo al quale non vale la pena donare tutta la propria
esistenza, dunque, se tale concetto proviene proprio da un pulpito religioso,
subdoli seminatori della mala erba, antichi profeti di una società formata da vite
cosificate e depresse.
Ezio Minerva
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