Il Capo dello stato ha messo sotto accusa
l'evasione fiscale. Non ci sarebbe niente da eccepire.
L'evasore commette un reato non solo infrangendo
la legge (di leggi inique ne abbiamo pure), ma commette in un'giustizia verso
chi paga regolarmente le tasse e si mette in grado di fare concorrenza sleale a
chi opera nel suo stesso settore di mercato.
Però ci
corre molto di qui a dire che l'evasione dell'IVA, delle imposte e dei
contributi costituisca un danno di parecchi miliardi all'economia italiana e
che, se non ci fosse, se tutti o quasi pagassero il dovuto allo stato e agli
enti previdenziali, il PIL crescerebbe un bel po'. Queste affermazioni stanno
al livello della propaganda del televendite renziane, delle sue slide.
Il conto
è presto fatto (ripeto: un conto amorale, ma reale). Gli evasori chi sono? È
gente che lavora, che contribuisce all'aumento del PIL. È la famosa economia
sommersa, che i politici interessati non disdegnano di considerare nei loro
calcoli. Molti evasori se dovessero convertirsi all'onestà sarebbero costretti
a chiudere i battenti. L'entità di questa perdita di ricchezza e posti di
lavoro dovrebbe essere ignorata? Quando poi costoro lucrano con la disonestà
mettendo da parte utili illeciti, che cosa ne fanno dei soldi, li mettono forse
sotto la mattonella o piuttosto li spendono a pro dei consumi e li mettono in
banca, accrescendone il capitale? Non si può disconoscere questo aspetto
economico, soprattutto in tempo di crisi.
Se le
attività criminose della mafia, il cui giro d'affari è di molti miliardi,
dovessero per magia essere impedite da un giorno all'altro, c'è da credere che
precipiteremmo tutti nella bancarotta. Evasione fiscale e commercio di droga e
d'altri vizi, più il taglieggiamento, il riciclaggio di denaro sporco, ecc. ci
avviliscono e ci mantengono.
Ma lo
stato è forse una verginella? Il suo esempio di biscazziere è deplorevole. Non
si tratta di lotterie qualche volta all'anno, o del lotto tradizionale. Si
tratta di un casinò diffuso: nei bar, nelle tabaccherie. E questo stato si
giustifica, sottovoce, ammettendo che se rinunciasse ai proventi del gioco
d'azzardo fallirebbe.
Perciò
assistiamo a un'ipocrisia, anzi a un'impostura intollerabile. Sia ben chiaro:
non siamo nel campo dei fenomeni insopprimibili, come quello della
prostituzione (anche questa lasciata alla mercé della delinquenza). Moralmente
sarebbe temerario giustificare evasori, mafiosi e stato che succhia il sangue
dei disgraziati giocatori e, per non ammettere di coltivarne il vizio, si è
inventato la ludopatia, la malattia, prevenuta con saggi avvertimenti del
genere di quelli stampati sui pacchetti di sigarette. Non starebbe in piedi
applicare la dottrina della scelta del male minore, che nell'etica cattolica e
autentica è inammissibile, salvo eccezioni (quando, non accettando il male
minore, dal maggiore verrebbe certamente un danno più grande per la salvezza).
E allora
la probità vorrebbe anzitutto che si dicesse come davvero stanno le cose. Vorrebbe
nondimeno quel sacrificio che nessuno è disposto a fare, che troppi anzi negano
con argomenti capziosi. Esso consiste nel costringere il più possibile chiunque
alla rettitudine, a costo di sopportare una carestia. Sacrificio necessario,
perché la crisi morale è peggiore di quella materiale e ne è anche l'origine.
Ciò
tuttavia non basterebbe. Parlando della ripresa di produzione, consumi,
occupazione (ripresa risibile e strumentalizzata, in quanto non ci toglie
affatto dalla stagnazione) si è ricordata la piaga dei giovani disoccupati (e i
tanti padri di famiglia disoccupati, gli anziani con una pensione da fame dove
li mettiamo?). Questa rovina del tessuto sociale (famiglie mancate, fatte male,
distrutte) richiederebbe provvedimenti adeguati, realizzando il suddetto sacrificio
benefico.
Ma qui
entriamo nel vasto ambito dei risanamenti necessari e attuabili: l'indipendenza
monetaria e relativa al debito pubblico, l'arresto dell'immigrazione, il
rimpatrio degli stranieri ospiti abusivi, e via discorrendo di legge naturale e
di tradizioni. Tutto questo a prezzo di altri sacrifici, vista l'inimicizia del
vasto mondo? E sia, sperando in Dio!
Piero Nicola
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