martedì 5 gennaio 2016

La possibile cultura dell'unità a destra

 Il primo, indispensabile atto di una cultura fedele ai principi tradizionali, che immunizzano dalla desolante  suggestione liberale e allontanano dal tossico declino della modernità, è il rigetto della ridicola mitologia intorno alla miracolosa attività del libero mercato. Mitologia che si è ultimamente rovesciata in una confusa/affannosa reazione alla demente/furente sfida degli ecologisti.
 L'opportunità offerta alla cultura di una destra non contagiata dalle chimere imparruccate dalla massoneria e incipriate dai sodomiti, è, ad ogni modo, la risoluta, inflessibile affermazione del non primato dell'economia.
 Di qui il progetto della scuola tradizionalista, che propone l'affrancamento della scienza economica dalla mitologia intorno alla sacralità del vano, del fatuo e del disutile e di conseguenza contempla la sottomissione della attività produttiva alle indeclinabili ragioni del vivere secondo vertute e canoscenza.
 Un illustre filosofo cattolico, il compianto Nicola Petruzzellis, ha rammentato la fondamentale  distinzione dell'utile dal futile, dimostrando che l'utilitarismo dei moderni “implica un'inversione di valori, il mezzo diventa fine, anzi fine ultimo e assoluto. Ad esempio: se il cibo, che è il mezzo per sostenere la vita fisica, diventa il fine ultimo della medesima, finisce col distruggerla, con le malattie che derivano dall'avidità e dalla gola” [1].
 La ragionevole conseguenza della distinzione proposta da Petruzzellis è l'uscita dei pensatori fedeli alla tradizione dal cerchio segnato dall'incapacitante/mortificante illusione liberale.
 La discendente parabola di Forza Italia, peraltro, ha svelato la comica realtà dell'opposizione liberale a una sinistra hippy, che la catastrofe sovietica ha appiattito sulle strisce economicistiche della bandiera americana.  
 Le evidenti contraddizioni della destra liberista, di berlusconiana memoria e di renziana attualità [2], consigliano di prestare attenzione all'evoluzione in atto nella Russia di Putin e suggeriscono di organizzare una società  di cultura in grado di promuovere il cammino degli italiani nella direzione della loro autentica tradizione.
 Negli organismi fedeli alla tradizione cattolica agiscono, finora in ordine sparso, numerosi filosofi e saggisti di alto profilo [3].
 Il catalogo dei protagonisti attivi nelle separate/scoordinate scuole è infatti talmente vasto e qualificato da indurre a credere che una loro effettiva unificazione modificherebbe profondamente la scena culturale italiana, attualmente oscurata dalla nuda e disarmata arroganza dei progressisti.
 L'efficacia dei numerosi ed eminenti studiosi fedeli alla tradizione cattolica è purtroppo diminuita dalla dispersione in nuclei non comunicanti e concorrenti e perciò facilmente oscurati dalla congiura del silenzio, attuata dai vù inizià.  
 L'energia sviluppata dalle associazioni e dalle case editrici in movimento nella vasta area in cui sono attivi gli studiosi fedeli alla dottrina cattolica è infatti frazionata, abbassata e diminuita da immaginarie differenze e da futili gelosie (talora associate a segrete e deplorevoli invidie).
 Di qui la scarsa efficacia della nobile resistenza dei cattolici al potere esercitato dalla screditata/crepuscolare  ideologia liberale.
 Soltanto il superamento del dispersivo e incapacitante pluralismo organizzativo, che indebolisce e affligge il popolo tradizionalista può allontanare la figura dell'inefficacia, che incombe sugli intrepidi difensori della verità cattolica.
 L'irruzione di una solidale, unitaria società di pensiero cattolico potrebbe, invece, contrastare efficacemente e mettere in seria difficoltà il potere esercitato da un'ideologia resa esangue dal mito della ricchezza.
 E' dunque necessario e doveroso istituire un ufficio funzionale al coordinamento delle iniziative culturali promosse dalle numerose ma isolate associazioni costituite da studiosi fedeli all'autentica tradizione italiana.
 La via a un tale risultato contempla la rinuncia alle incapacitanti gelosie di squadra e l'urgente promozione di un convegno finalizzato all'elezione di un comitato per il coordinamento delle iniziative attualmente condotte in ordine sparso.
 Nella fase attuale, le ragionevoli proposte elaborate da società frammentate e chiuse sono, purtroppo, udibili soltanto da ristrette  frazioni della c. d. maggioranza silenziosa, che è costituita dagli italiani il cui malessere è indirizzato da abili suggeritori ora all'astensione dal voto ora all'insensato tuffo nel liberalismo, proposta squillante nei surrettizi programmi delle unificate reti televisive, intese a ingannare e depistare il disagio e la protesta.

Piero Vassallo





[1]          Cfr. Strumentalità dell'utile, un Il non primato dell'economia, atti del sesto i9ncontro romano della cultura, Volpe, Roma 1979, pag. 189
[2]          L'adesione dell'americano Matteo Renzi all'ideologia liberale è stata dimostrata da Roberto Dal Bosco, autore di un puntuale ritratto pubblicato nel sito internet della casa editrice Effedieffe.
[3]             Paolo Pasqualucci, Danilo Castellano, Giovanni Turco, Roberto Dal Bosco,  Maria Guarini (e i collaboratori del sito Chiesa e post-concilio), Roberto De Mattei (e i collaboratori del sito Radici cristiane),  Paolo Deotto (e i numerosi collaboratori di Riscossa cristiana),  Stefano Borselli, (e gli autori  delle edizioni Settecolori),  don Ennio Innocenti, Elisabetta Frezza, Fausto Belfiori, Luigi Gagliardi, Primo Siena, don Curzio Nitoglia, Antonio Socci, Pietro Giubilo, Pucci Cipriani, Valentino Cecchetti, Tommaso Romano, Angelo Ruggiero, Emilio Biagini,Miriam Pastorino, Marco Solfanelli, Carlo Cigolini, Ilaria Pisa, Michele Tosca, Giovanni Zenone, Paolo Rizza, e numerosi altri.

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