Il primo, indispensabile atto di una cultura
fedele ai principi tradizionali, che immunizzano dalla desolante suggestione liberale e allontanano dal
tossico declino della modernità, è il rigetto della ridicola mitologia intorno
alla miracolosa attività del libero mercato. Mitologia che si è ultimamente
rovesciata in una confusa/affannosa reazione alla demente/furente sfida degli
ecologisti.
L'opportunità offerta alla cultura di una
destra non contagiata dalle chimere imparruccate dalla massoneria e incipriate
dai sodomiti, è, ad ogni modo, la risoluta, inflessibile affermazione del non
primato dell'economia.
Di qui il progetto della scuola
tradizionalista, che propone l'affrancamento della scienza economica dalla
mitologia intorno alla sacralità del vano, del fatuo e del disutile e di
conseguenza contempla la sottomissione della attività produttiva alle
indeclinabili ragioni del vivere secondo vertute e canoscenza.
Un illustre filosofo cattolico, il compianto
Nicola Petruzzellis, ha rammentato la fondamentale distinzione dell'utile dal futile,
dimostrando che l'utilitarismo dei moderni “implica un'inversione di valori,
il mezzo diventa fine, anzi fine ultimo e assoluto. Ad esempio: se il cibo, che
è il mezzo per sostenere la vita fisica, diventa il fine ultimo della medesima,
finisce col distruggerla, con le malattie che derivano dall'avidità e dalla
gola” [1].
La ragionevole conseguenza della distinzione
proposta da Petruzzellis è l'uscita dei pensatori fedeli alla tradizione dal
cerchio segnato dall'incapacitante/mortificante illusione liberale.
La discendente parabola di Forza Italia,
peraltro, ha svelato la comica realtà dell'opposizione liberale a una sinistra hippy,
che la catastrofe sovietica ha appiattito sulle strisce economicistiche della
bandiera americana.
Le evidenti contraddizioni della destra
liberista, di berlusconiana memoria e di renziana attualità [2],
consigliano di prestare attenzione all'evoluzione in atto nella Russia di Putin
e suggeriscono di organizzare una società
di cultura in grado di promuovere il cammino degli italiani nella direzione
della loro autentica tradizione.
Negli organismi fedeli alla tradizione
cattolica agiscono, finora in ordine sparso, numerosi filosofi e saggisti di
alto profilo [3].
Il catalogo dei protagonisti attivi nelle
separate/scoordinate scuole è infatti talmente vasto e qualificato da indurre a
credere che una loro effettiva unificazione modificherebbe profondamente la
scena culturale italiana, attualmente oscurata dalla nuda e disarmata arroganza
dei progressisti.
L'efficacia dei numerosi ed eminenti studiosi
fedeli alla tradizione cattolica è purtroppo diminuita dalla dispersione in
nuclei non comunicanti e concorrenti e perciò facilmente oscurati dalla
congiura del silenzio, attuata dai vù inizià.
L'energia sviluppata dalle associazioni e
dalle case editrici in movimento nella vasta area in cui sono attivi gli
studiosi fedeli alla dottrina cattolica è infatti frazionata, abbassata e
diminuita da immaginarie differenze e da futili gelosie (talora associate a
segrete e deplorevoli invidie).
Di qui la scarsa efficacia della nobile
resistenza dei cattolici al potere esercitato dalla
screditata/crepuscolare ideologia
liberale.
Soltanto il superamento del dispersivo e
incapacitante pluralismo organizzativo, che indebolisce e affligge il
popolo tradizionalista può allontanare la figura dell'inefficacia, che incombe
sugli intrepidi difensori della verità cattolica.
L'irruzione di una solidale, unitaria società
di pensiero cattolico potrebbe, invece, contrastare efficacemente e mettere in
seria difficoltà il potere esercitato da un'ideologia resa esangue dal mito
della ricchezza.
E' dunque necessario e doveroso istituire un
ufficio funzionale al coordinamento delle iniziative culturali promosse dalle
numerose ma isolate associazioni costituite da studiosi fedeli all'autentica
tradizione italiana.
La via a un tale risultato contempla la
rinuncia alle incapacitanti gelosie di squadra e l'urgente promozione di
un convegno finalizzato all'elezione di un comitato per il coordinamento delle
iniziative attualmente condotte in ordine sparso.
Nella fase attuale, le ragionevoli proposte
elaborate da società frammentate e chiuse sono, purtroppo, udibili soltanto da
ristrette frazioni della c. d.
maggioranza silenziosa, che è costituita dagli italiani il cui malessere è
indirizzato da abili suggeritori ora all'astensione dal voto ora all'insensato
tuffo nel liberalismo, proposta squillante nei surrettizi programmi delle
unificate reti televisive, intese a ingannare e depistare il disagio e la
protesta.
Piero Vassallo
[1] Cfr.
Strumentalità dell'utile, un Il non primato dell'economia, atti del
sesto i9ncontro romano della cultura, Volpe, Roma 1979, pag. 189
[2] L'adesione
dell'americano Matteo Renzi all'ideologia liberale è stata dimostrata da
Roberto Dal Bosco, autore di un puntuale ritratto pubblicato nel sito internet
della casa editrice Effedieffe.
[3] Paolo
Pasqualucci, Danilo Castellano, Giovanni Turco, Roberto Dal Bosco, Maria Guarini (e i collaboratori del sito Chiesa
e post-concilio), Roberto De Mattei (e i collaboratori del sito Radici
cristiane), Paolo Deotto (e i
numerosi collaboratori di Riscossa cristiana), Stefano Borselli, (e gli autori delle edizioni Settecolori), don Ennio Innocenti, Elisabetta Frezza, Fausto
Belfiori, Luigi Gagliardi, Primo Siena, don Curzio Nitoglia, Antonio Socci,
Pietro Giubilo, Pucci Cipriani, Valentino Cecchetti, Tommaso Romano, Angelo
Ruggiero, Emilio Biagini,Miriam Pastorino, Marco Solfanelli, Carlo Cigolini,
Ilaria Pisa, Michele Tosca, Giovanni Zenone, Paolo Rizza, e numerosi altri.
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