Sul quotidiano piuttosto diffuso della destra
attuale è comparso in rete una specie di articolo di fondo, che è tutto un poema
sull'inconcludenza da cui sono afflitti i pensatori e comunicatori maggiormente
accreditati presso l'opposizione alla sinistra dominante. La loro tara è
d'essere essi stessi malati di progressismo: propensi alla regolamentazione
delle unioni di fatto, ambigui circa i diritti degli omosessuali, incerti se
stare con Putin e rinnegare in qualche misura l'America. Nella migliore delle
ipotesi, si barcamenano servendo certe loro sane convinzioni mediante i
compromessi, senza i quali perderebbero il posto, come se i compromessi potessero
sortire dei vantaggi morali.
La
questione proposta dall'editoriale prende lo spunto dalla polemica in corso tra
il presidente della Commissione europea e il gagliardo Matteo Renzi, per poi giudicare
la conduzione del governo.
Che cosa
ci sia dietro lo scambio di frecciate tra Juncker e l'Enfant terrible della politica nostrana non è facile capirlo.
Potrebbe essere la solita messinscena, o un ambizioso atto di coraggio per avventura
lodevole, o un mero espediente per procacciare voti di centro-destra al Pd alle
prossime elezioni.
Il
giornalista dice di parteggiare per Renzino solo per amor di Patria, e
trattandosi di salvare il principio della sovranità nazionale. Inoltre riconosce
che gli arroganti burocrati di Bruxelles sono causa della maggior parte dei
nostri guai.
Da
queste belle premesse che cosa ne ricava? Non di certo l'essenziale. Anzi perde
l'occasione per le rette deduzioni e la proposta d'un'equa soluzione. Ma senza
di esse si continua a brancolare nel buio.
Quindi,
parte l'attacco al presidente del Consiglio. Un attacco che, per quanto possa
essere giusto, lo si può scambiare benissimo per una critica proveniente da
uomo di parte. Renzi ha dimostrato di non essere un grande, si mette contro degli
stranieri che lo sovrastano in ogni modo, in Europa conta un fico secco, cerca
invano di gabbare Juncker e soci con parole, artifici e nessun fatto positivo.
Su
quest'ultimo punto c'è molto da ridire. Che egli abbia dato gli 80 euro ai
lavoratori e che tolga l'imposta sulla casa per comprare consenso, sarà vero;
che abbia truccato i conti o cerchi di truccarli, può darsi; che stia
millantando una procurata crescita economica per giunta inesistente, siamo
d'accordo; ma che l'intento di sforzare il tetto del debito pubblico imposto
dall'UE sia un errore, in quanto siamo sull'orlo della bancarotta, non è vero,
e mette in gioco il nocciolo di tutti i problemi.
Le
parole saranno parole, ma aver dichiarato che l'Europa delle regole austere non
va bene, è cosa in sé pregevole. Negandolo in qualche modo, l'articolista si
contraddice. La sua affermazione secondo cui Bruxelles ci danneggia collima con
le proteste renziane e il prendersi libertà col bilancio statale.
Il
debito pubblico è stato prodotto alquanto artificiosamente. Se ci sono colpe
dell'Italia cicala, ci sono almeno altrettante colpe altrui: di speculazioni,
abusi e truffe. Certo avremmo dovuto opporci prima a tali manovre, ciò non
toglie che avremmo ragione di metterle in conto. Ne consegue che )a proposito
della sovranità nazionale da ricuperare!) o l'Europa dovrebbe riconoscere
l'onesto conteggio - tenendo anche presente l'incongruità d'una moneta unica
per stati di condizioni socio-economiche disparate - o peggio per lei. Che il
peso dell'Italia sia scarso è una barzelletta. Qualora essa minacciasse di tirarsi
fuori, l'UE si spaventerebbe. Se venissimo estromessi, non crolla il mondo. Il
modo è vasto: ci vivono discretamente anche quelli che non rientrano nella
sfera Euro-Americana. Sarebbe un'opportunità di una rinascita mettersi al
riparo nella sfera russa. Partita difficile da giocare? Chi non risica non
rosica.
Si
capisce che non sarà un Renzino a salvarci, uno che legifera a pro delle
perversioni, né un Berlusca incline a riconoscere diritti pervertiti. Oggi si
può nutrire qualche speranza in Matteo Salvini. Egli andrebbe aiutato e
spronato a seguire i buoni esempi di alcuni stati europei (Polonia, Ungheria,
Slovacchia) che si fanno valere.
Un altro
giornalista moderato, che sa farsi sentire e svolge una critica apparentemente
anticonformista, citato nello stesso articolo, sembra deluso di Renzi, dopo
averlo portato un palma di mano, sembra dare ragione a chi lo soppesa
trovandolo "leggerino". Restiamo nell'ambito delle futilità.
Piero Nicola
eccellente l'articolo di Piero Nicola e puntuale (tristemente puntuale) il riconoscimento dell'estinzione della destra italiana (pugnalata e strozzata da esponenti senza qualità e senza dignità)
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