Personaggi
saccenti, di ogni parte politica e filosofica, emettono, come veneratori di
feticci, giudizi ascoltati e condivisi. Lo abbiamo detto e ripetuto. Talvolta,
però, fa piacere che le nostre affermazioni trovino riscontro in clamorosi
fatti del giorno.
Il
Presidente iraniano Rouhani è venuto a Roma. Le massime autorità del Bel Paese
e il colloquiante Bergoglio lo hanno ricevuto con ogni rispetto per la sua
carica. Questi alti rappresentati delle nostre istituzioni e del Vaticano hanno
messo a nanna i loro principi di libertà democratica e di diritti umani. Gli
affari economici vengono prima dei sacri principi. Che poi i loro capisaldi siano fasulli, non fa che
aumentare il discredito di questi signori: pronti a sbandierare le magne carte
della Rivoluzione Francese e dell'ONU non appena torni utile, o non appena gli venga
richiesto dai padroni dell'Occidente; per esempio, contro il presidente siriano
Assad, del quale Rouhani è un grande alleato.
Ora, i
cerimonieri del governo hanno castigato le antiche statue nude e invereconde
nei luoghi visitati dall'eminente ospite, nel chiaro intento di usargli
rispetto; quando il fatto non sia dipeso da un desiderio dell'ospite stesso. Se
anche ci sia stato un eccesso di zelo, nessun osservatore equilibrato avrebbe
gridato allo scandalo, nessuno sano di mente avrebbe rivolto accuse severe ai
castigatori delle pudende marmoree e dei conturbanti simulacri di Venere. In
tempi normali, i giornalisti avrebbero ironizzato, magari sull'islamica
virtuosità, allietando con arguzie il loro spettabile pubblico.
Invece
si sono scomodati i pensatori, i custodi dell'Arte e il sovrano popolare. Essi
hanno sparso lacrime e fiele sul provvedimento. Le televisioni - che ormai è
inutile qualificare - ci hanno fatto sorbire a più riprese le prove
dell'oltraggio: le immagini dei pannelli con cui si sono tolti alla vista, alla
contemplazione, gli adorabili capolavori.
E
siccome gli inscatolamenti erano affatto precari e temporanei (destinati a stare
su forse per qualche ora e senza scapito per i fruitori delle opere scampate
alle secolari distruzioni), l'indignazione ha avuto senz'altro un carattere religioso.
Certo si tratta di superstizione e feticismo; il cui significato è importante. Con
simili storture mentali non possono coesistere sani sentimenti religiosi e
nemmeno un sano rispetto del vero e del giusto.
Con gli
animali si verifica una passione insana che presenta diversi punti in comune
con la precedente. Quasi ogni giorno dobbiamo assistere a costernazioni ed
esecrazioni in occasione della morte naturale o dell'uccisione legittima di una
povera bestia. Si è giunti a falsificare i fatti e le statistiche per
giustificare che vengano risparmiati orsi, cinghiali, lupi, volpi e faine,
quando minacciano l'incolumità di malcapitati e di abitanti, quando danneggiano
seriamente allevamento e agricoltura. Spendiamo milioni per mantenere in vita e
curare cani costretti a condurre un'esistenza grama. Nel Meridione il
pericoloso randagismo è più diffuso di un tempo, perché catturare i randagi e mantenerli
costerebbe troppo. I casi di venerazione degli animali non si contano, e, quel
che è peggio, tale vizio viene presentato come rispettabilissimo, anzi
encomiabile.
A ben
vedere, questi amori aberranti sono figli della fornicazione con la libertà
abusiva, con la falsa religione e con l'orrido nulla.
Piero Nicola
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