Il doveroso rifiuto del relativismo professato
da Oswald Spengler, non vieta di apprezzare il frammento di autentica
predizione, natante in quel fiume di oscuri oroscopi, che è intitolato Tramonto
dell'Occidente: la tradizione illuministica è esausta. Aggiornata dai
pensatori californiani, la filosofia dei lumi inglesi si è puntualmente
rovesciata nell'obitorio libertino/sessantottino.
Il devastante incendio pederastico, lesbico,
stragista e suicidario, che divampa in America e nelle nazioni americanizzate,
non può essere contrastato e spento dai princìpi sulfurei della filosofia di
stampo illuministico, filosofemi che hanno messo in moto le macchine delle
desolazioni in corsa rovinosa nell'emisfero crepuscolare.
L'Occidente è l'area geografica nella quale le
difese immunitarie sono debilitate e/o intossicate da avventurose teologie
sudamericane e da rigurgiti ideologici contenenti estenuate frusaglie
neopagane e/o progetti elucubrati da infantili escursionisti nelle praterie
abitate dalle vane e desolate allucinazioni intorno alla magica [truffaldina]
mano del mercato [la setta massonica
e la congrega degli usurai].
Di qui la fragilità e l'insignificanza delle
destre liberali/occidentaliste e l'obbligo di uscire dalla desolazione
confusionaria per cercare una nuova capitale politica dei princìpi del
diritto naturale, viventi solamente nella lontananza dal pensiero inglese.
Di qui, infine, l'obbligo di considerare
seriamente l'insorgenza cristiana in atto nella Russia, la nazione, che dopo
aver attraversato l'infernale deserto del marxismo, ha ritrovato la propria
indeclinabile identità.
Al proposito conviene riflettere
sull'orgogliosa affermazione di Putin: “Mentre l'Europa rinuncia alle
proprie radici, la Russia è uno degli ultimi guardiani della cultura europea,
dei valori cristiani e della vera civiltà”.
(Per inciso: non è un caso che Stalin, per
destare l'animo guerriero dei russi, nell'inverno del 1941 abbia fatto appello
– strumentale - alla fede ortodossa. Il machiavellismo del dittatore georgiano
non diminuisce il valore della risposta cristiana dei soldati russi.
L'impostura staliniana contiene – inconsciamente - l'ammissione
dell'invincibilità della fede cristiana in guerra contro il neopaganesimo. Un
fatto, questo, che ha destato l'acuta attenzione di Putin, critico implacabile
dello stalinismo e tuttavia capace di condividere il patriottismo, al quale il
dittatore sovietico si appellava).
Nel 2013, svolgendo il tema della diversità
della Russia, Putin affermò infatti: “Molta gente nei paesi europei si
vergogna ed ha paura di parlare di convinzioni religiose. Si stanno eliminando
le feste religiose o si sta cambiando il loro nome, nascondendo l'essenza della
celebrazione”.
In Russia, invece, si fortifica l'identità
nazionale, basata sui valori tradizionali, che possiede la Chiesa ortodossa. Il
tema dell'opposizione della Russia cristiana al nichilismo trionfante
nell'Ovest liberale/crepuscolare, è sviluppato in un magistrale saggio, Vladimir
Putin uno statista singolare, scritto dall'illustre teologo padre Alfredo
Saenz e pubblicato a cura di don Ennio Innocenti e Francesco Caloi, nella
collana della Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe.
Opportunamente padre Saenz avvia la sua
riflessione sulla Russia post-comunista citando il giudizio di Solzhenitsyn su
Putin: “Ha uno spirito penetrante, capisce subito e non ha alcuna sete di
potere. Il Presidente capisce tutte le enormi difficoltà che ha ereditato.
Bisogna mettere in risalto la sua straordinaria prudenza ed il suo equilibrato
giudizio”.
Fulminante, ad esempio, è il giudizio di Putin
sul progetto egemonico elucubrato dai vertici politicanti d'America: “Gli
Stati Uniti falliranno come l'Unione Sovietica cercando d'imporre il loro
modello al resto del mondo”.
Di seguito padre Saenz cita numerosi segnali
della fedeltà al Cristianesimo dimostrata da Putin.
Particolarmente interessante (e istruttivo per
i teologi ubriacati dall'ecumenismo conciliare e/o depistati dal perdonismo
sudamericano) il dialogo di Putin con il Re dell'Arabia saudita, il quale
chiedeva di poter acquistare un vasto apprezzamento di terra per costruire una
grande mosche nella capitale della Russia.
“Non è problema, gli rispose Putin, ma
ad una condizione: che lei autorizzi la costruzione nella sua capitale di una
grande chiesa ortodossa”. “Non può essere” ribatté il re. “Perché?”
domandò Putin. “Perché la sua religione non è quella vera e non possiamo
permettere che s'inganni il popolo”. Putin replicò: “Io penso lo stesso
della sua religione e tuttavia permetterei di edificare il suo tempio se ci
fosse reciprocità. Così lasciamo stare questo argomento”.
Il
confronto della fermezza di Putin con la flaccidità dell'Europa occidentale e
del clero ecumenico al cospetto delle imperiose pretese degli islamici è
sconfortante e allarmante.
Nella lettera aperta agli editori
dell'opuscolo, infine don Ennio Innocenti elenca le fonti del pensiero di
Putin: il ministro dello zar Nicola II, il geniale e audace riformatore Otr
Arkadevic Stolypin (1862-1911), vittima del nichilismo rivoluzionario, e il
filosofo spiritualista Nicolaj Aleksandrovic Berdaiev (1874-1948) quest'ultimo
giudicato autore di di testi d'ispirazione certamente cristiana “non immune
da qualche seria riserva”.
Alle
fonti filosofiche e storiche di Putin l'occidente, purtroppo, non ha altro da
opporre che le suggestioni neo-gnostiche e neo-sodomitiche, striscianti nel
cuore di una civiltà estenuata e
alterata dalla rincorsa di effimere chimere.
Don Innocenti conclude la sua puntuale
disamina riconoscendo che “Putin non è affatto in condizione d'inferiorità
rispetto agli USA”.
Piero Vassallo
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L'opuscolo in questione può essere richiesto
all'Arciconfraternita degli Angeli dei Cocchieri, Via Capitan Bavastro 136 –
00154 Roma
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