Un
venerato personaggio del mondo dello spettacolo ha dato dello "scemo"
(e non una volta soltanto) ai fumatori,
categoria alla quale io appartengo, quantunque con un certo grano salis. Le campagne propagandistiche
del regime democratico ormai non guardano per il sottile, anzi si permettono la
maleducazione, che deve confarsi alle loro... origini. Infatti, il suddetto
personaggio (attore comico o semicomico, pedissequo o calcolatore almeno
nell'accettare la parte), in una scenetta intesa alla salvaguardia della salute
pubblica insolentisce i fumatori e, se non bastasse, li accomuna agli insensati
motociclisti che non mettono il casco, rendendosi passibili di ammenda.
Le iniziative antifumo sarebbero lodevoli, se
stessero nei limiti della decenza. Invece si esorbita per fini probabilmente ignobili.
Sui pacchetti dei generi di monopolio sono impresse scritte terroristiche del
tutto false, indimostrabili, come "IL FUMO UCCIDE". Alla stessa
stregua, sulle confezioni di tutti gli alimenti che generano nell'organismo notevoli
dosi di colesterolo cattivo, dovrebbe campeggiare l'avvertenza della loro
estrema pericolosità, e che pertanto uccidono. A proposito di iperboli
paradossali e da quattro soldi, perché non avvertire i cittadini che la vita
uccide? Infatti nessuno ne esce vivo. S'intende che altra cosa è il cattolico memento mori.
Che cosa ne sa il potere, il quale costringe
i fabbricanti di sigarette e di sigari a mettere in guardia i compratori sul
grave aumento del rischio di cecità, di impotenza sessuale, di infarto, di
ictus e di altre disgrazie, cui essi vanno incontro, che cosa ne sa, osservo,
del consumo effettuato dai singoli? Ci si contraddice presumendo che gli uomini
democratici, elettori adulti e responsabili,
non sappiano contenersi e resistere alla debolezza; non si vuole
distinguere tra loro i continenti dagl'intemperanti.
E da
quale pulpito viene la predica, dal momento che lo stesso governo lucra sullo
smercio dei tabacchi? Possiamo verificare una volta di più l'avvilimento della
logica, la potenza delle persuasioni inoculate nella mente pubblica e la sua provocata
passività, a dispetto della libertà, della ragione e della giustizia.
Il consorzio civile ha ammesso nel contesto
delle libere opinioni, delle proposte legislative accettabili, quella di
liberalizzare le droghe leggere, in cui sono ovviamente incluse, e al primo
posto, gli spinelli di hashish. Ed è notevole il fatto che la statale pubblicità
contraria all'uso delle droghe sia molto meno attiva e virulenta di quella
contro il fumo. Sicché i sospetti intorno a questo stato di cose appaiono
affatto giustificati. Del resto, come mai la lotta contro il criminale
commercio degli stupefacenti, che investe tutta la popolazione, non ha avuto
esito positivo, dopo che il fenomeno è pesante, in Italia, da cinquantacinque
anni a questa parte? Se ce ne fosse la volontà, la forza dello stato potrebbe
ridurre al lumicino lo spaccio (come ogni altra organizzata attività criminosa),
perché l'appetenza di droga non è inevitabile, non proviene da un impulso
naturale, sia pure disordinato, come può essere l'impulso sessuale dei maschi,
da rimediarsi con la prostituzione tollerata, che pure dovrebbe essere
regolamentata.
Anche l'abuso di alcol non è combattuto fattivamente,
salvo qualche sporadica deplorazione delle ubriacature dei giovanissimi e un
divieto di vendita ai minorenni, fatto poco rispettare e poco efficace.
Su parecchie violazioni corruttrici e anche
delittuose, su quasi tutti i vizi (onanistici, omosessuali, della pornografia,
del libertinaggio, dell'indulgenza vile e immorale) si è prodotto il ribaltamento
del sentimento della massa: dal rifiuto iniziale e tradizionale si è passati al
consenso, in nome, via via, della tolleranza, della libera opinione, della pseudoscienza,
dei diritti umani (aberranti), così che si giunge a ritenere legittimo il
matrimonio e la famiglia composta da due individui dello stesso sesso o del
terzo e del quarto sesso. Come mai il metodo psicologico redatto da Joseph
Overston (spostare per gradi le convinzioni del popolo, mediante i media, fino
a che siano invertite) non è stato adottato riguardo al vizio del fumo?
Ovviamente il termine vizio è stato abolito,
anche quello del gioco (divenuto ludopatia
o caduta quasi accidentale nella dipendenza patologica), però il succo è questo:
il fumatore è "scemo" e colpevole più di prima, più che mai.
Sicché gatta ci cova. In un mondo con ogni
evidenza determinato da persuasori onnipotenti, niente è lasciato al caso circa
i giudizi, resi stereotipati. Il baccano preoccupato, indignato e spregiativo sul
consumo di tabacco, cui fa eco una scienza servile e conformista, è fumo
gettato negli occhi deve nascondere seri danni recati alla salute anzitutto
morale.
Si è invogliati a rivolgere un occhio
benevolo al moralismo retorico degli autoritarismi che non misero in crisi
l'osservanza religiosa e la fede (come oggi avviene, complice il clero
usurpatore), né sovvertirono i concetti di onestà e di buon costume.
Piero
Nicola
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