Due
splendide occasioni sono offerte agli esponenti di una destra capace di uscire
dall'adolescenziale cultura hobbit e dalla ridicola suggestione
eleusina: l'inciampo della teologia progressista (di Kasper &
Bergoglio) nel recente sinodo dei vescovi
e la catastrofe capitolina della sinistra.
Antonio Socci, una fra le più vivaci e implacabili
menti oggi attive nel mondo cattolico, ha posato una pietra tombale sopra la
teologia di Bergoglio, definendola “un ferro vecchio impastato di peronismo
e di rugginosa teologia della liberazione” (Cfr. Libero, 11 ottobre
2015).
Di qui la rivincita di Benedetto XVI, che
aveva esortato i vescovi a rimanere assolutamente fermi nella dottrina.
Sotto la disperata pioggia di coriandoli
babilonesi, attuale e ultima figura di quel mondo moderno, che fu
temuto e quasi venerato dai padri del Vaticano II, la strada della teologia
progressista non è più seriamente percorribile.
Socci ha svelato la radice anacronistica del
Bergoglio-pensiero, ponendo la premessa a una nuova controriforma, che appare
non differibile, quando si considera la luce crepuscolare calata sulle
rivoluzioni laiche e progressive.
D'ora in avanti Bergoglio e i vescovi di
Francia e di Germania potranno soltanto rallentare il cammino della maggioranza intesa alla restaurazione
della verità cattolica, alterata dagli autentici protagonisti del Vaticano II:
Karl Rahner, Giuseppe Dossetti e Giacomo Lercaro.
Cade di conseguenza l'alibi dietro il quale
squillavano i banditori destri di un esoterismo travestito da legittimo
antagonista all'eversione promossa dai cattolici modernizzanti.
La seconda opportunità è offerta alla
possibile, futura destra dalla discesa nel ridicolo del sindaco progressista di
Roma e della sua cultura.
La patetica vicenda di Ignazio Marino dimostra
che la sinistra, orbata della vecchia ideologia, è destinata ad estenuarsi sul
palcoscenico allestito dalla borghesia decadente e ridarellara.
La cultura della sinistra, infatti, scorre in
un taboga indirizzato al luogo deputato al ridicolo incontro di Massimo
Cacciari con René Guénon.
Sorge tuttavia una spiacevole domanda: la
destra hobbit rappresenta una seria alternativa al surrealismo a
sinistra?
La risposta indirizza purtroppo al vuoto che
separa la destra politica dalla tradizione italiana e dalla cultura in senso
stretto.
La storia recente della destra italiana è
stata dominata dal rifiuto categorico e dal disprezzo della cultura
propriamente nazionale e del vantaggio concesso a ideologie aliene.
L'avversione alla cultura si è spinta fino al punto (surreale ma
sciaguratamente reale) di proporre la candidatura di un facchino d'area
a ministro dei trasporti.
Il mecenate Giovanni Volpe, che investì un
patrimonio nella sua magnifica casa editrice, negli incontri internazionali
della cultura e nelle riviste Intervento e La Torre, lamentava la
totale indifferenza alla cultura italiana da parte della classe dirigente della
destra sedicente nazionale.
Al proposito non si può dimenticare l'enigma
rappresentato da Giorgio Almirante uomo di cultura impegnato a sottovalutare
l'ingente contributo di Volpe per sostenere le squallide fantasticherie della
destra francese, scesa in guerra contro
la genuina tradizione italiana.
L'umiliante esito della politica attuata
dall'erede di Almirante, infatti, discende dall'ignoranza della storia e dal
disprezzo della tradizione italiana
L'esistenza in vita di pensatori qualificati e
capaci di animare una cultura autenticamente nazionale grida vendetta contro
gli autori del vuoto mentale in cui è affondata
la destra finiana.
Nascosti dai fumi emanati dal rogo
progressista, sono tuttavia attivi gli eredi legittimi [1]
dei filosofi e dei politologi che hanno rappresentato autorevolmente il
Novecento italiano [2].
Dalle loro opere i militanti della destra
possono trarre i princìpi necessari ad animare un'attività politica affrancata
dai pesi cadaverici della modernità e dell'antichità iniziatica.
Una tale scelta esclude la qualunque
alternativa. L'eventuale rifiuto della tradizione italiana convertirebbe la
destra in un frammento
dell'avanspettacolo, in cui si agitano i personaggetti di
Maurizio Crozza.Piero Vassallo
[1] Antonio
Livi, Paolo Pasqualucci, Ennio Innocenti, Danilo Castellano, Pier Paolo
Ottonello, Giovanni Turco, Roberto Dal Bosco, Roberto De Mattei, Pietro
Giubilo, Piero Samperi, Paolo Deotto, Pucci Cipriani.
[2] Giorgio Del Vecchio. Balbino Giuliano, Francesco Orestano,
Cornelio Fabro, Raimondo Spiazzi, Nicola Petruzzellis., Tito Centi, Michele
Federico Sciacca, Pietro Mignosi, Carmelo Ottaviano, Augusto Del Noce, Maria
Adelaide Raschini, Dario Composta, Sofia Vanni Rovighi.
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