“Unica
certezza le macerie”. Sono le parole usate dal quotidiano della Santa Sede
per definire il bilancio dell'attività biennale dell'ex sindaco di Roma, il
genovese Ignazio Marino, “un sindaco narciso, forse troppo pieno di sé”.
Un
figlio della città, che ha per titolo un vizio capitale, la cieca superbia,
diventa protagonista ed emblema (continua l'editorialista dell'Osservatore
romano) di una vicenda politica “che sta assumendo i contorni di una
farsa”.
La superbia è un ridicolo, umiliante vizio. I
sontuosi, superbi coriandoli che da Genova, cartiera specializzata,
volano a Roma, per mettere in scena la politica interpretata dall'imitatore del
corazziere Renato Rascel, sono le carte d'identità di una cittadinanza rinomata per le insurrezioni immaginarie e/o
maramaldesche e per l'incensamento di
rivoltosi sedicenti.
Va da sé che la malattia genovese è il superbo
sinistrismo, in paradossale, rovinosa circolazione nelle classi sedicenti alte.
Il paradosso della città partita si
legge nel nobile cognome, Doria, del sindaco comunista. Figlio del comunista
Giorgio Doria – già democristiano e collaboratore della rivista del cardinale
Siri, Renovatio – Marco Doria rappresenta la crema della Genova chic:
brillante studente nel liceo Doria, si laurea in lettere e in storia moderna,
prima di diventare professore nella facoltà di economia e commercio. E' stato
eletto sindaco grazie al sostegno del partito di Niki Vendola e del Pd.
Il sindaco dell'infelice Genova desta la
memoria di un nobile sognatore, il rivoluzionario Nicolas de Condorcet, nobile
francese che finì in carcere per aver tentato l'impossibile moderazione del
movimento giacobino.
Padre di famiglia e studioso autorevole e
apprezzato, Marco Doria rappresenta l'avallo della signorilità e della cultura
ufficiale a un movimento indirizzato, dalla cancerogena suburra radical-chic,
al degrado sodomitico della società italiana. Un degrado che (non va
dimenticato) è promosso dai poteri californiani.
Esente dalle manfrine grottesche di Ignazio
Marino ed indenne dai fumi tossici emanati dal surreale dialogo della
nichilista Emma Bonino con il mondo sedicente cattolico, il sindaco Doria è
tuttavia (incolpevole) prigioniero della cricca sodomitica infuriante
nell'Italia post-cristiana.
La verità nascosta dagli incessanti fumi
mediatici contempla la classe dirigente del disciolto partito comunista, che,
archiviato il culto della personalità di Stalin, è stata rovesciata a viva
forza nel culto del vespasiano radical chic.
L'ira del Vaticano contro il comunista
genovese Marino è appunto motivata dall'apertura della nuova sinistra ai
matrimoni di stampo radicale.
Di conseguenza Genova, in quanto madre di
Marino e capitale morale della sinistra gay, si è trasformata nel motore
inconsapevole (cioè demente) della sodomia, che avanza a tutta gallara.
Piero Vasallo
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