sabato 31 ottobre 2015

Genova, la superbia è una madre sempre incinta

 Unica certezza le macerie”. Sono le parole usate dal quotidiano della Santa Sede per definire il bilancio dell'attività biennale dell'ex sindaco di Roma, il genovese Ignazio Marino, “un sindaco narciso, forse troppo pieno di sé”.
 Un figlio della città, che ha per titolo un vizio capitale, la cieca superbia, diventa protagonista ed emblema (continua l'editorialista dell'Osservatore romano) di una vicenda politica “che sta assumendo i contorni di una farsa”.
 La superbia è un ridicolo, umiliante vizio. I sontuosi, superbi coriandoli che da Genova, cartiera specializzata, volano a Roma, per mettere in scena la politica interpretata dall'imitatore del corazziere Renato Rascel, sono le carte d'identità di una cittadinanza  rinomata per le insurrezioni immaginarie e/o maramaldesche e per l'incensamento  di rivoltosi sedicenti.
 Va da sé che la malattia genovese è il superbo sinistrismo, in paradossale, rovinosa circolazione nelle classi sedicenti alte.
 Il paradosso della città partita si legge nel nobile cognome, Doria, del sindaco comunista. Figlio del comunista Giorgio Doria – già democristiano e collaboratore della rivista del cardinale Siri, Renovatio – Marco Doria rappresenta la crema della Genova chic: brillante studente nel liceo Doria, si laurea in lettere e in storia moderna, prima di diventare professore nella facoltà di economia e commercio. E' stato eletto sindaco grazie al sostegno del partito di Niki Vendola e del Pd.  
 Il sindaco dell'infelice Genova desta la memoria di un nobile sognatore, il rivoluzionario Nicolas de Condorcet, nobile francese che finì in carcere per aver tentato l'impossibile moderazione del movimento giacobino.
 Padre di famiglia e studioso autorevole e apprezzato, Marco Doria rappresenta l'avallo della signorilità e della cultura ufficiale a un movimento indirizzato, dalla cancerogena suburra radical-chic, al degrado sodomitico della società italiana. Un degrado che (non va dimenticato) è promosso dai poteri californiani.
 Esente dalle manfrine grottesche di Ignazio Marino ed indenne dai fumi tossici emanati dal surreale dialogo della nichilista Emma Bonino con il mondo sedicente cattolico, il sindaco Doria è tuttavia (incolpevole) prigioniero della cricca sodomitica infuriante nell'Italia post-cristiana.
 La verità nascosta dagli incessanti fumi mediatici contempla la classe dirigente del disciolto partito comunista, che, archiviato il culto della personalità di Stalin, è stata rovesciata a viva forza nel culto del vespasiano radical chic.
 L'ira del Vaticano contro il comunista genovese Marino è appunto motivata dall'apertura della nuova sinistra ai matrimoni di stampo radicale.
 Di conseguenza Genova, in quanto madre di Marino e capitale morale della sinistra gay, si è trasformata nel motore inconsapevole (cioè demente) della sodomia, che avanza a tutta gallara.


 Piero Vasallo

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