Nel voluminoso saggio La maschera di
ferro, storia di un misterioso esiliato a Pinerolo e della sua discendenza,
lo storico Marcello Rambaldi Guidasci sostiene (insinua) che due celebrati
figli della severa e non sanguigna (ovvero esangue) cittadina
franco-piemontese, Luigi Facta e Ferruccio Parri, discendevano, in qualche
modo, dal misterioso personaggio, che fu perseguitato, mascherato e deportato
dal Re Sole.
Di
qui l'uso dell'espressione Pinerolo ridente città, quale esempio
lampante della figura rettorica detta ossimoro (ovvero unione irreale di
acuto e ottuso).
Non
è pertanto pensabile un progetto inteso a proporre le figure di Facta e Parri
quali attrazioni per i turisti viaggianti nei paesi d'origine dei protagonisti
della storia nazionale.
Eseguito
il doveroso inchino all'antifascismo diventa lecito affermare che la cittadina
di Predappio non è circondata e assediata dalla solitudine struggente che
affligge Pinerolo, nome dall'oltraggioso Rambaldi Guidasci storpiato e ridotto
a Uggiarolo.
In
breve: a Predappio si rovescia un incessante/crescente flusso di turisti, mossi
dall'ammirazione per Benito Mussolini.
Un
affare che sporca la nobiltà antifascista della cittadina romagnola. Il sindaco
di Predappio, dottor Giorgio Frassineti, afferma infatti: “Il mio giudizio
sul fascismo è netto”.
Netto,
nell'Italia del nipote del piccolo scrivano fiorentino, Matteo Renzi, significa
pensare nel buio della notte. Il dottor Frassineti si addentra nel vocabolario
oscuro per affermare: “netto non significa che si debba nascondere un pezzo
della nostra storia”. Fiumi di parole urlate e/o scritte per deprecare il
nero ventennio svaniscono in un battibaleno: il sindaco comunista di Predappio
annuncia la restaurazione (fisica) della Casa del Fascio, costruita nel 1934
per volontà di Arnaldo Mussolini: “abbiamo appena firmato l'atto decisivo [categorico?
Il timbro della voce induce a pensarlo] per la realizzazione del progetto,
cioè il programma di valorizzazione” . Spesa cinque milioni.
Gli ossimori si
sprecano: l'illustre sindaco parla di valorizzazione antifascista di
un'opera squisitamente fascista, ammesso e non concesso che si possa attribuire
la squisitezza a una bieca opera della tirannia nera.
Attonito il
contribuente democratico si domanda: perché l'ingente cifra investita per
restaurare un'opera costruita dal fratello del bieco tiranno? Perché non si è
pensato infine a restaurare la casa pinerolese di Ferruccio Parri? La memoria
del patriota Parri è forse sbiadita? Forse si deve credere che i luoghi della
sconfitta memoria fascista attirano più di quelli della memoria vincente?
Le
trombe della repubblica fondata sulla Resistenza squillano nelle piazze e nelle
scuole ma la contraria memoria non declina. Una sana e sdegnata mestizia invade
i cuori istituzionalizzati.
Tuttavia
i fascisti non passeranno! I fascisti? Il più giovane dei fascisti, nella
radiosa primavera del 1945 aveva 15 anni, oggi ne ha 85. Il tempo passa e
l'uom non se ne avvede. La calcolatrice repubblicana non ha memoria.
Perché
la nostalgia, infine, si dirige a Predappio invece che a Pinerolo? Perché gli
italiani non rimpiangono Parri? Perché il ricordo di Facta è sbiadito? Perché
l'ottimo Mattarella non accende e non infiamma i nostri cuori? Forse la nostra
democrazia è un cibo da mangiare freddo? O è intrinsecamente fredda?
Piero Vassallo
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