martedì 27 ottobre 2015

NOTE SULLA RELAZIONE DEL SINODO (di Piero Nicola)

Mi limito al fatto dell'ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati e in generale degli adulteri e dei concubini notori (gli altri falli commessi riguardando: l'eresia della naturale disposizione del genero umano alla salvezza, ovvero un germe di grazia salvifica in tutti; la giustizia dei poteri politici vigenti; il concetto di gender; la validità delle false religioni e culture in ordine alla salvezza; il regime dei matrimoni misti o con infedeli; la funzione missionaria e pastorale della famiglia cattolica; l'omissione della condanna, dell'ammonizione e altre gravi omissioni, specie riguardo alla grazia e ai sacramenti; l'abolizione del marito capofamiglia; ambiguità circa l'amore coniugale; l'abolizione del primo fine del matrimonio; ambiguità circa la pianificazione familiare; il parallelo tra famiglia cristiana e Trinità; presenza e funzione della donna nella formazione dei sacerdoti, la pena di morte, ecc.)
  Ecco i passi riguardanti la prima faccenda:
  "Desideriamo prestare ascolto alla loro [dei membri familiari] realtà di vita e alle loro sfide, ed accompagnarli con lo sguardo amorevole del Vangelo".
  "Desideriamo accompagnare le famiglie [...] dando loro coraggio e speranza a partire dalla misericordia di Dio".
  "Occorre accogliere le persone con comprensione e sensibilità [sempre omessa l'autorità del ministro di Cristo e l'ammonizione fraterna] nella loro esistenza concreta, e saperne sostenere la ricerca di senso [omesso lo scopo della vita, eventualmente da insegnare]".
  "Nell'ottica della fede non ci sono esclusioni: tutti sono amati da Dio e stanno a cuore all'agire pastorale della Chiesa".
  Pur riconoscendo il sacro vincolo del matrimonio, essendovi "rottura" del vincolo: "senza sminuire il valore dell'ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita [vaghezza e omissioni inaccettabili] delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno [...] A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell'amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona [ignorata la dottrina della grazia]".
  "Sappiano i pastori che, per amore della verità sono obbligati a ben discernere le situazioni. (FC, 84)".
  "Sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione".
  Cristo illumina "la cura pastorale della Chiesa verso i fedeli che semplicemente convivono o che hanno contratto matrimonio soltanto civile [concubini] o sono divorziati risposati [adulteri]. La Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo imperfetto: invoca con essi la grazia della conversione, li incoraggia a compiere il bene, a prendersi cura con amore l'uno dell'altro e a mettersi al servizio della comunità nella quale vivono e lavorano".
  "Nelle Diocesi si promuovano percorsi di discernimento e coinvolgimento di queste persone, in aiuto e incoraggiamento alla maturazione di una realtà consapevole e coerente. Le coppie devono essere informate sulla possibilità di ricorrere al processo di dichiarazione della nullità del matrimonio".
  Se i concubini o gli adulteri sono pubblici (come appare inevitabile, perché ammessi nella comunità ecclesiale), la cura delle loro anime dovrebbe essere manifesta onde evitare lo scandalo; ma ciò è oggetto di omissione.
  Circa l'annullamento del matrimonio, il nuovo processo stabilito da Bergoglio è inammissibile,  con ragione può chiamarsi divorzio cattolico. Ne fanno fede autori come Roberto De Mattei.
   "Quando l'unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico [...] può essere vista come un'occasione da accompagnare verso il sacramento del matrimonio, laddove questo sia possibile". Per questi casi "è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza [...] verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale; in effetti, queste persone non sono affatto scomunicate" (Bergoglio, 5.8.2015).
  Si introduce l'immorale criterio per cui le circostanze che diminuiscono la colpa e il danno del peccato grave (concubinato, adulterio) lo renderebbero altra cosa: se ne potrebbe considerare veniali la colpa e il danno.
  Infatti, adulteri e concubini sono"coloro che hanno smarrito la rotta e si trovano in mezzo alla tempesta".
  Si insiste sul "discernimento pastorale delle situazioni".
  Il concubinato di vario genere va "affrontato in maniera costruttiva, cercando di trasformarlo in opportunità di cammino di conversione verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo".
  I concubini possono aspirare a formare una famiglia "aperta al bene della comunità ecclesiale e all'intera società".
  Il Battesimo di "persone che si trovano in una condizione matrimoniale complessa" può darsi col "discernimento pastorale commisurato al loro bene spirituale".
  Con qualsiasi tipo di famiglia: starle accanto e, secondo i casi: ascoltare in silenzio; indicare la via; seguire, sostenere e incoraggiare.
  "Arte dell'accompagnamento".
  "I recenti Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et Misericors Iesus hanno condotto a una semplificazione delle procedure per la eventuale dichiarazione di nullità matrimoniale".
  "I battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo [e come?]. La logica dell'integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiamo che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possono avere una gioiosa esperienza [...] Lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi [essendo costoro in peccato mortale e privi della Grazia!] per il bene di tutti. La loro partecipazione può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate nell'ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate [...] possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa".
  "I pastori [...] sono obbligati a discernere le situazioni". Considerare "quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente" e "coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell'educazione dei figli [un'azione intrinsecamente cattiva non si giustifica col perseguimento d'un bene qualsivoglia!] e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido". Quindi, "accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento".
  "Il giudizio su una situazione oggettiva non deve portare a un giudizio sulla 'imputabilità soggettiva'".
  Questo principio distrugge il governo e la giustizia, nondimeno della Chiesa.
  "Abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo?"

  Merita un accenno la fuggevole trattazione del gender:
  L'"ideologia del gender" costituisce una "sfida culturale". "La rimozione delle differenze [...] è il problema [sic!], non la soluzione" (Bergoglio, 15.4.2015).
  "Nella visione della fede, la differenza sessuale umana porta in sé l'immagine e la somiglianza di Dio". Uomo e donna sono immagine di Dio, la coppia per arricchimento reciproco - anche nella fede - capisce sino in fondo "che cosa significa essere uomo e donna".
  "Secondo il principio cristiano, anima e corpo, come anche sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare".
  "La Chiesa ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, vada rispettata nella sua dignità [dignità è concetto ambiguo] e accolta con rispetto, con la cura di evitare 'ogni marchio di ingiusta discriminazione'".
  Omessa la giusta discriminazione, omesso il danno possibile.
  Concludendo, credo si possa convenire con Roberto De Mattei che il sinodo abbia violentato la morale cattolica. Ma credo di poter aggiungere che tale violazione riguardi anche i dogmi corrispondenti, ossia le imprescindibili disposizioni che il Signore diede ai pastori del gregge.


Piero Nicola

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