L’assordante propaganda
omosessualista e omofila, sostenuta da tutti i grandi mezzi d’informazione, in
crescendo nell'imminenza del Sinodo sulla Famiglia del 5 ottobre p.v.,
continua a ripetere a beneficio dei cattolici un vieto ritornello e cioè che
Gesù Cristo non avrebbe mai parlato dell’omosessualità, ragion per cui la sua
condanna non si potrebbe reperire nei Vangeli ma solo nelle Lettere
apostoliche, segnatamente in quelle di san Paolo. Come se questo, annoto,
facesse la differenza! Le Epistole paoline non vengono lette durante la Messa
come “Parola di Dio”, allo stesso modo dei Vangeli? Ma prescindiamo da questa
scorretta separazione tra le varie parti del corpo neotestamentario, del tutto
inaccettabile, spiegabile solo alla luce della miscredenza attuale, che vuole
escludere di fatto l’insegnamento di san Paolo dalla Rivelazione con
l’argomento singolare che egli dettava norme e concetti validi solo per il
proprio tempo![1]
Ciò che la propaganda omofila
vuole insinuare a proposito dei Vangeli, è parimenti assurdo: non avendovi il
Cristo mai nominato esplicitamente l’omosessualità, non la si dovrebbe ritener
da Lui condannata! La fornicazione e l’adulterio li ha condannati apertamente
mentre la sodomia e affini (che sono fornicazione contro natura) li avrebbe
invece assolti con il suo (supposto) silenzio? Ma ci rendiamo conto delle
castronerie che vengono oggi propinate alle masse, peraltro ben felici di esser
ingannate, a quanto pare?
Dove si trova, nei Vangeli, la
condanna dell’omosessualità da parte di Nostro Signore? In maniera diretta
tutte le volte che Egli porta ad esempio il destino toccato a Sodoma come
condanna esemplare del peccato; in maniera indiretta in un passo nel
quale elenca i vizi e peccati che ci mandano in perdizione.
1. La distruzione di Sodoma e
Gomorra citata tre volte da Gesù come esempio di punizione esemplare di
chi si ostina nel peccato:
Mt 10, 15; 11, 24; Lc 10, 12; 17,
29.
Vangelo di san Matteo
Nel dare le istruzioni ai Dodici
Apostoli mandati per la prima volta a predicare e convertire i peccatori, il
Verbo incarnato disse, a proposito di coloro che si fossero rifiutati di
riceverli o ascoltarli:
“In verità vi dico: nel giorno
del Giudizio il paese di Sodoma e Gomorra sarà trattato meno severamente di
quella città” (Mt 10, 15).
Il concetto fu da Lui ribadito
poco dopo. Di fronte ai discepoli di Giovanni Battista, Egli fece l’elogio del
Battista per passare poi a rampognare l’incredulità di “questa generazione”,
concludendo con un durissimo rimprovero alle città impenitenti, che non
avevano voluto pentirsi, nonostante i miracoli che Egli vi aveva fatto.
“Guai a te, Corazin! Guai a te,
Betsaida! Perchè se aTiro e a Sidone fossero avvenuti i miracoli compiuti in
mezzo a voi, già da gran tempo avrebbero fatto penitenza cinti di cilicio e
ricoperti di cenere. Perciò vi dico: nel giorno del Giudizio Tiro e Sidone sarano
trattate meno severamente di voi. E tu Cafarnao, sarai esaltata sino al cielo? Tu
discenderai all’inferno: perchè se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli
operati in te, oggi ancora sussisterebbe. E però vi dico, che nel giorno del
giudizio il paese di Sodoma sarà trattato meno duramente di te” (Mt 11,
21-24).
Il parallelo con le antiche città
pagane ha lo scopo di mettere nel massimo rilievo la gravità del peccato delle
città ebraiche, che avevano rifiutato la “conversione” pur avendo visto i miracoli
operati da Nostro Signore. Avevano peccato nella fede, contro lo Spirito Santo,
possiamo dire. Tiro, Sidone, Sodoma, Gomorra erano diventate per gli Ebrei
simboli della corruzione del mondo pagano, privo del vero Dio e nell’ignoranza
della Salvezza. Ma questo non si poteva dire degli Ebrei, ragion per cui il
loro peccato era più grave: più grave degli abomini carnali dei pagani era la
loro incredibile mancanza di fede.
Per quanto riguarda Sodoma e il
suo particolare peccato: nel giorno del Giudizio essa sarà trattata “meno
duramente” delle città ebraiche impenitenti ma non sarà certamente assolta.
Anzi, proprio la condanna di Sodoma serve da punto di riferimento, da metro di
giudizio per determinare la gravità di un peccato e quindi per affermare che
l’incredulità degli Ebrei è addirittura più grave di un peccato così grave come
quello di Sodoma e Gomorra, di “Tiro e Sidone” in quanto ad esso assimilabile: la
corruzione dei costumi spinta sino alla ribellione contro la legge naturale
stabilita da Dio, in odio a Dio.
Il carattere esemplare del peccato e della
condanna di Sodoma erano già ben presenti nella tradizione profetica. Li
ritroviamo nel libro di Ezechiele.
Dio ammonisce Israele per i suoi
tradimenti e le sue “abominazioni idolatriche”, tramite la voce dei Profeti. Nel
libro di Ezechiele già compare il parallelo tra le colpe di Gerusalemme e quelle
dei pagani, utilizzato anche da Nostro Signore: le colpe di Gerusalemme verso
Dio sono più gravi di quelle dei pagani, pur di per sé gravissime. Gerusalemme
ha, infatti, avuto la Rivelazione, al contrario dei pagani.
“Com’è vero che io vivo, dice il
Signore Dio, tua sorella Sodoma e le sue figlie [le città dipendenti] non
furono sì perverse come te e le figlie tue. Ecco, questa fu la colpa di Sodoma,
tua sorella e delle sue figlie: superbia, sovrabbondanza di cibo e pigrizia: non
aiutavano il povero e l’indigente; ma insuperbirono e fecero ciò ch’è
abominevole davanti a me: per questo io le distrussi non appena vidi la loro condotta”
(Ez 16, 48-50).
Sodoma è rappresentata qui dal
profeta come “sorella” nella colpa di Gerusalemme, “adultera” nella fede. La
punizione di Sodoma sarà anche quella di Gerusalemme colpevole, ed anzi ancor
più colpevole; sarà la punizione inferta alle “adultere e omicide” (ivi, 38). Il
profeta, ispirato da Dio, descrive la colpa di Sodoma: la superbia
innanzitutto, nutrita dal benessere materiale, che comportava pigrizia e
disprezzo per “il povero e l’indigente”. L’ozio prodotto dal benessere è il
padre dei vizi, come si suol dire. E alla base della ribellione contro la legge
divina e naturale nei rapporti sessuali c’è la superbia e la mancanza di
giustizia: “insuperbirono e fecero ciò ch’è abominevole davanti a me”. Un gran
benessere materiale, il narcisismo e la superbia all’origine dell’omosessualità.
Dal narcisismo e dalla superbia la ribellione contro Dio e le sue leggi. Tutto
ciò lo vediamo riprodursi oggi, nelle nostre sventurate società, e in molti
casi con la complicità dello Stato.
Vangelo di san Luca
Luca riporta l’invettiva di cui a
Mt 11, 21-24, in
modo quasi identico, aggiungendovi un illuminante commento del Signore stesso.
“Io vi dico che, nel gran giorno
[del Giudizio], Sodoma sarà trattata meno rigorosamente di quella città [dove
non vi avranno accolti]. Guai a te , Corazin!, guai a te, Betsaida! […] E tu
Cafarnao, sarai forse elevata fino al cielo? Tu sarai precipitata sino
all’inferno! Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi, disprezza me. Chi
disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato” (Lc 10, 12-15).
Ma Nostro Signore nominò di nuovo
Sodoma nelle profezie sugli ultimi tempi, che avrebbero visto il ritorno
del Figlio dell’uomo, predetto quale avvenimento improvviso e fulminante, che
non avrebbe lasciato scampo a nessuno.
“E come avvenne al tempo di Noè,
così avverrà al tempo del Figlio dell’uomo: mangiavano e bevevano, si sposavano
e facevano sposare i propri figliuoli, fino al giorno in cui Noè entrò
nell’arca; ma venne il diluvio e li fece tutti perire. Altrettanto avvenne al
tempo di Lot: mangiavano e bevevano, compravano e vendevano, piantavano e
costruivano; ma il giorno in cui Lot uscì da Sodoma, Dio fece piovere fuoco e
zolfo dal cielo e fece perire tutti”. (Lc 17, 26-29).
Continuando nella profezia,
Nostro Signore aggiunse: “Lo stesso avverrà nel giorno in cui il Figlio
dell’uomo dovrà apparire”. In quel giorno nessuno dovrà voltarsi indietro, non
gli sarà consentito: “Ricordatevi della moglie di Lot! Chi cercherà di
salvare la sua vita, la perderà; e chi la perderà, la conserverà” (ivi, 30-32).
Il Diluvio e la fine di Sodoma
sono dunque proposti più volte da Nostro Signore quali esempi della
giustizia divina, esempi classici, si potrebbe dire, nella cultura e nella
mentalità ebraiche. Ciò significa che Egli approvava quelle condanne e quei
castighi; riteneva giusto che l’umanità fosse punita per i suoi peccati nel
modo che Dio ritenesse opportuno, a seconda della loro gravità. Riteneva quindi
giusto che il peccato contro natura dei sodomiti fosse stato punito col fuoco e
lo zolfo caduti subitaneamente dal cielo. Si noti la sfumatura: ricorda che al
tempo di Noè gli uomini, tra le altre cose, “si sposavano e facevano sposare i
propri figli”; al tempo di Lot invece, cioè a Sodoma e Gomorra, tra le loro
molteplici attività (“piantavano e costruivano”) mancava ovviamente il costruir
famiglie, lo sposarsi e far figli secondo natura, realtà dalle quali i sodomiti
(omosessuali e lesbiche) si escludono a priori, perché da loro detestate.
Riscontrato tutto ciò sui Sacri
Testi, come si fa a dire che Gesù non ha mai parlato dell’omosessualità e
quindi non l’ha (per ciò stesso) mai condannata? Nella più perfetta tradizione
ebraica, ha portato o no più volte a monito, approvandola, la condanna di
Sodoma quale esempio di condanna divina esemplare dei peccati gravi e
ostinati di un’intera comunità? E ciò non basta a dimostrare che Egli ha
condannato l’omosessualità e la conseguente falsità radicale della tesi degli
omofili? Che altro doveva dire? Aveva forse bisogno di fare tanti discorsi per
condannare il peccato e un peccato come quello? Invece di cercare di falsare il
senso autentico delle Sacre Scritture, i propagandisti e sostenitori a vario
livello della presente, terrificante deriva omosessualista (attivi purtroppo anche
nella Gerarchia!), non farebbero meglio a meditare le parole stesse di Nostro
Signore sul giusto castigo di Sodoma sventurata? Sembrava ai depravati che
tutto dovesse continuare in eterno come prima, immersi nel benessere, nelle
loro intense attività e nei loro vizi, ma improvvisamente un giorno,
“il giorno in cui Lot uscì da Sodoma, Dio fece piovere fuoco e zolfo dal cielo
e fece perire tutti”. Senza preavviso fece perire tutti di una morte orribile,
tutti inceneriti in un batter d’occhio, come i poveri giapponesi a Hiroshima
e Nagasaki, peraltro vittime innocenti della crudeltà della guerra. Anzi,
peggio, perché in Giappone ci furono dei superstiti e la vita è tornata nelle
città ricostruite. A Sodoma e Gomorra, invece, non si è salvato nessuno e il
luogo, inizialmente fertilissimo, è da allora un tetro e spettrale deserto di
sale, acqua salmastra e bitume. Se si continuerà ad offendere gravemente Dio,
come a Sodoma, andrà a finire anche per noi come a Sodoma, quale che sia la
forma specifica del castigo, se l’acqua o il fuoco o la terra, che si
spalancherà sotto di noi.
2. L’omosessualità deve
ritenersi inclusa da Gesù nella condanna di tutte le “fornicazioni” .
Polemizzando contro il legalismo
dei Farisei e la loro ossessione con le purificazioni rituali, Gesù dissse ai
discepoli, che ancora non avevano afferrato adeguatamente il concetto:
“Non capite che quanto entra per
la bocca, passa nel ventre e va a finire nella latrina? Ma quel che esce dalla
bocca viene dal cuore, ed è questo che contamina l’uomo; poichè dal cuore
vengono i cattivi pensieri, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i
furti, le false testimonianze, le bestemmie: queste cose contaminano l’uomo, ma
il mangiare senza lavarsi le mani non contamina l’uomo” (Mt 15, 17-20).
Egli distingue nettamente tra
“adulteri” (adulteria, moichetai) e “fornicazioni” (fornicationes,
porneiai).
L’adulterio è l’infedeltà
coniugale. E le fornicazioni? Evidentemente, tutti i rapporti sessuali di
persone non sposate. E quindi tutte le violazioni del Sesto Comandamento,
secondo natura e contro natura che siano. Anche l’adulterio è “fornicazione”,
però con aggiunto il peccato della violazione della fede coniugale. Nell’adulterio
ci sono due peccati in un unico atto.
Potrebbero le “fornicazioni” qui
menzionate dal Signore escludere quelle contro natura? Non potrebbero,
evidentemente: per la natura stessa del concetto, tale da impedire di per sé
simile eccezione. Inoltre, il termine porneia (scortatio, fornicatio),
che risale a Demostene ed è usato dai LXX, anche nel Nuovo Testamento indica “ogni
uso illegittimo della venere, compreso l’adulterio e l’incesto. In Mt 15, 19 si
distingue dalla moicheia ossia dall’adulterio. Vedi anche Mc 7, 21,
[passo parallelo]”[2]. E a riprova di tale impossibilità
abbiamo l’evidente approvazione manifestata (tre volte) da Gesù per la condanna
di Sodoma e Gomorra, rappresentate addirittura come esempio di grave peccato
che merita di esser colpito anche in questo mondo dall’ira divina,
con tutta la sua terribile potenza, quando un intero popolo vi si induri.
Lo scopo di quest’articolo è solo
quello di ricordare la condanna evidente e manifesta del peccato di omosessualità
da parte del Cristo, per sbarazzare il campo dalle falsità pullulanti sulla
nostra religione e ristabilire il vero. Per completezza di documentazione,
voglio ricordare che Sodoma e Gomorra sono rammentate anche nella Seconda
Lettera di san Pietro, allo stesso modo di Nostro Signore e con ulteriori
precisazioni, relative alla sopravvivenza e comunque alla salvezza dell’anima
dei giusti che siano costretti a vivere in una società dominata dall’empietà.
“[…] se Dio condannò alla
distruzione e ridusse in cenere le città di Sodoma e Gomorra, perchè fossero di
esempio a tutti gli empi futuri, e se liberò il giusto Lot, rattristato dalla
condotta di quegli uomini senza freno nella loro dissolutezza – poiché
quest’uomo, pur abitando in mezzo a loro, si manteneva giusto di fronte a
tutto quello che vedeva ed ascoltava, nonostante che tormentassero ogni giorno
la sua anima retta con opere nefande – il Signore sa liberare dalla prova gli
uomini pii e riserbare gli empi per esser puniti nel giorno del Giudizio,
specialmente quelli che seguono la carne nei suoi desideri immondi e
disprezzano l’autorità. Audaci e arroganti, essi non temono d’insultare le
glorie dei cieli , mentre gli stessi angeli ribelli, pur essendo
superiori a costoro per forza e potenza, tuttavia non osano portare contro di
esse un giudizio ingiurioso davanti al Signore” (2 Pt 2, 6-11).
Paolo Pasqualucci
[1] San Paolo condanna l’omosessualità, sia maschile
che femminile, con la dovuta severità nella Lettera ai Romani, 1, 24-32.
Nella prima Lettera ai Corinti, ribadisce tuttavia che anche “effeminati
e sodomiti” possono salvarsi, al pari degli altri tipi di peccatori menzionati
nella Lettera (fornicatori, idolatri, ladri, adulteri, avari, etc.), se si
convertono a Cristo. E lo dice a proposito, perché tra i giustificati nel nome
di Cristo della comunità di Corinto c’erano anche omosessuali guariti dal
loro vizio: “E tali eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati, ma siete
stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù
Cristo, e mediante lo Spirito del nostro Dio” (1 Cr 6, 9-11).
[2] Francisco Zorell, S.I., Lexicon Graecum Novi
Testamenti, rist. anast. ed. 1961, Rome Biblical Institute Press, 1978,
voce porneia. Per la traduzione italiana del Nuovo Testamento mi
sono servito de La Sacra Bibbia a cura della CEI, Edizioni Paoline,
1963. C’è poi anche l’uso figurato del termine, tipico dell’Antico Testamento,
l’immagine della “fornicazione con gli idoli”, ossia dei tradimenti di Israele
nella fede, duramente condannati dai Profeti, con il loro ben noto esprimersi
in immagini dirette e senza ipocriti veli.
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