Vedere l'inevitabile,
comprenderlo, amarlo, forse e tuttavia provare un disperato dolore.
Ernst Jünger
Nella ferma e
dolente adunata intorno all'inesistenza di un
unguento magico, capace di trasformare il profilo larussiano dell'onorevole
Carla Meloni nella figura politica di una Medusa iniziatica e vincente, sta lo
sfiduciato, esodato e nomade drappello di studiosi, convocati da Luigi Iannone
nel giardino delle lacrime politicanti.
Il movimento proibito, liquidata l'autorità discesa
dal vento liberal/berlusconiano ora è tentato dalle ombre dell'esoterismo e
dalle controfigure della metafisica, in oscura circolazione intorno alle
leggende, che narrano i tuffi ario/anglo/massonici negli avventurosi fiumi e
fumi della mistica indiana.
Di qui l'inclusione, nel catalogo della destra, che
non c'è più, di Ernst Jünger (1895-1995), un esoterico avventuroso e geniale,
che ha talora anticipate, talora evitate le ruggenti suggestioni
indo/anglo/parioline, alle quali attingeva il barone pensante Giulio Cesare
Andrea Evola (1898-1974).
Evola, lo rammenta Gianni Ferracuti, in un intrigante
saggio pubblicato nel volume collettaneo Ernst Jünger, uscito
in questi giorni dai torchi di Marco Solfanelli editore in Chieti, sostenne
risolutamente “Si può senz’altro seguire lo Jünger, quando
egli ritiene che per effetto di codesti processi del mondo attuale, al luogo
dell’individuo prenderà forma il «tipo», presso a un essenziale impoverimento
dei tratti e del modo di vivere dei singoli, ad un dissolvimento dei «valori
culturali», umanistici e personali”.
Osserva acutamente Ferraguti che “Evola introduce in Italia il pensiero di Jünger, non con una lettura
storiografica o filologica, bensì mediante un’interpretazione, uno sviluppo
teoretico che in parte dà spessore ai testi dello scrittore tedesco (che, non dimentichiamo,
si esprime con uno stile più letterario che filosofico), ma in altra parte,
necessariamente, lo altera”.
Inoltre Ferracuti mostra le difficoltà che Evola ha
incontrato nel cercare la via d'uscita dal vicolo cieco – Parmenide quale
ultima frontiera degli iniziati – che costituiva l'umiliante traguardo della
magniloquenza del fumoso/sontuoso René Guénon.
Per uscire dal vicolo cieco del parmenidismo
guénoniano, l'ultimo Evola poneva le radici della modernità in una decisione
libera dell'uomo e di conseguenza rinunciava al determinismo.
Ferracuti sostiene pertanto che c'è un'inserzione di
idee cattoliche negli scritti dell'ultimo Evola, un fatto che suggerisce ai
futuri interpreti e rifondatori della cultura di destra, l'uscita dalla palude
dei determinismi di conio esoterico.
Ora nell'esoterismo di Jünger corre una passione,
simile a quella dell'Evola ultimo, per la nobiltà spirituale che insorge contro
la strutturale ferocia dei poteri barbari.
Giorgio Galli, il più autorevole fra gli interpreti di
Jünger, rammenta che ne Le scogliere di marmo – il capolavoro di Jünger
– si legge, fra le righe del linguaggio cifrato - “una raffigurazione
critica di Hitler e addirittura il preannuncio dell'attentato del 20 luglio 1944” .
Galli dimostra che il nazionalsocialismo adattava la
dottrina esoterica ai suoi fini politici di forza e di potenza: “Hitler
traduceva [la dottrina segreta] nel primato della violenza”.
Di qui l'implicita esortazione ad abbandonare le
suggestioni che istigano l'attivismo spensante e lo indirizzano al pragmatismo de
noantri.
Il fine è
ripercorre il cammino accidentato di Jünger, che (lo rammenta Luigi Iannone) “morirà
ultracentenario dopo essersi convertito al cattolicesimo. Il termine di un
viaggio lungo e silenzioso iniziato anni prima, consolidatosi grazie a
periodici incontri con un prete polacco amico di Wojtyla e sigillato dalla
sepoltura con rito cattolico”.
Puntualmente Giorgio Galli rammenta che Jünger “nonostante
tutte le reticenze e tutte le ambiguità volle chiudere la sua lunghissima vita
nello studio della foresteria del castello del conte von Stauffenberg, a
Wilfingen, nell'Alta Svevia. Una conclusione coerente per quanto può essere
coerente una esistenza eccezionale e avventurosa”.
E' invece curioso e per certi versi allarmante il
saggio dell'esoterista Federico Battistutta, il quale alza il sipario che
nasconde il margine destro contagiato dall'estremismo postmoderno per rievocare
l'amicizia a sfondo drogastico di Jünger con il chimico svizzero Albert
Hofmann, inventore dell'acido lisergico (LSD), la sostanza tossica che viola e
abbatte “il cancello che si apre sulla [presunta] conoscenza
mistica”.
Battistutta rammenta, infatti, che nel 1951, Jünger e
Hofmann “decidono di compiere insieme un'esperienza con l'LSD, molto prima
che la droga diventasse famosa e poi famigerata, ricorda lo stesso Jünger in Avvicinamenti,
libro interamente dedicato alle sue incursioni nel mondo delle droghe e
dell'ebbrezza, da costituire una sorta di soggettiva fenomenologia degli stati
alterati di coscienza”.
La destra acida evocata da Battistutta rappresenta
il motore della politica contagiata dall'inaudito e stordita dal politichese,
ossia il vuoto mentale del politicante che ha messo sotto i tacchi del
presidente Giorgio Napolitano le speranze degli italiani refrattari al delirio
sinistrese.
Il libro su Jünger, pertanto, è consigliato e
raccomandato quale risposta ultima alle contraddizioni ancora a galla
nel mare del Novecento destro.
Piero
Vassallo
Caro Professor Vassallo, accetto Le sue critiche ad un certo pensiero esoterico, visto dai clericali tradizionalisti come veleno dell'anima. La Destra italica si è abbeverata alle fonti evoliane e, di conseguenza, ha conosciuto autori altrimenti dimenticati e osteggiati come Junger, Splengler, Heidegger, ciò ha comportato non pochi svarioni, tentennamenti, confusioni. L'Italia è cristiana (sarebbe meglio coniugare al passato), ma vi sono residui (non residuati, però) di quel paganesimo alto, solare che sono il nerbo di un sentire, di uno stile, di una forza che ci ha tenuti uniti per secoli. Poi i figli-della-vedova e, nel dopoguerra, i comunisti hanno fatto scempio di un Paese che ha illuminato il mondo millenni fa. L'esoterico, quel pensiero senza parole, risonante, profondo sebbene pericoloso nelle sue dinamiche applicative, era parte di una forma politica, oggi scomparsa, vicina alla rivoluzione conservatrice europea, che ha ritenuto, spesso sbagliando, di riempire di potenza trasformatrice l'agire umano. Lei sa bene che quando la Chiesa pomiciava col marxismo e seguiva la svuolta antropologica dei teologi alemanni, molta gioventù disorientata cercava punti di riferimento, autori, maestri di pensiero, una fede forte, miti, simboli. Una Chiesa depauperata della liturgia, imbelle, prona allo spirito del tempo (Lucifero), ha fatto mancara una guida sicura lungo la traversata del mare della Vita. Non tutto il pensiero tradizionalista si è infognato nell'hitlerismo. Mordini, Panunzio, per citare i primi che mi vengono in mente, hanno tentato di restaurare un pensiero e una dottrina, quella di Gesù, non paga di se stessa , ma operativa, dura, trasformante, oltre il clericalismo. Eresia?
RispondiEliminaEgregio Dottor Ciccarella, la ringrazio della cortese lettera che mi ha indirizzato e che ho gradito molto. Ho conosciuto e frequentato e stimato Panunzio e Mordini eccellenti persone, veri credenti ma (alla fine) ho preferito la filosofia di Cornelio Fabro. Mordine scriveva libri accecanti/abbaglianti/affascinanti e tuttavia non riusciva a trovare il filo necessario all'uscita dal labirinto "destro" Forse la via d'uscita si trova nei libri dei pensatori fascisti dimenticati e censurati dalla scolastica evoliana, penso a Balbino Giuliano, ad esempio e ai mistici della scuola milanese Giani e Pallotta, due eroi dei quali Evola parlava malissimo),
RispondiEliminacordiali saluti, suo in Cristo Re, piero vassallo