giovedì 19 novembre 2015

L'Italia guerrafondaia?

L'amor di Patria e il conseguente, legittimo orgoglio esigono che la storia italiana sia scritta da autori immuni dai veleni secreti dai nemici della nostra tradizione.
 Le oscure motivazioni dei processi anti-italiani, celebrati dagli spregiatori e dai calunniatori professionali della nostra storia, devono (dovrebbero) essere confutate e respinte energicamente dai testimoni della fede cattolica e dai responsabili della pubblica istruzione.
 Non è tollerabile che la storia italiana sia appiattita sulle pagine di diffamatori attivi all'ombra di vessilli macchiati dal delirio di riformatori sanguinari, dall'avarizia di monarchi discendenti dal lupanare e dal furore di atomici bombardieri.
 La ricerca della verità storica sull'Italia è un obbligo, che incombe agli studiosi qualificati, non ai faziosi demagoghi, che si agitano sul palcoscenico della squillante, inammissibile menzogna.
 Non sono tollerabili, pertanto, le offese gratuite e le calunnie indecenti lanciate contro la storia italiana del xx secolo da scrittori che ora appartengono a regni che hanno praticato assiduamente la pirateria e lo spaccio di stupefacenti, ora a cancellerie schizzinose e spocchiose quantunque  segnate dall'eredità di sistemi concentrazionari e gassisti ora, infine, a confederazioni  atomiche, autorità morali  qualificate da enormi stragi di aborigeni e da bombardamenti atomici su civili inermi.
 Un importante contributo alla verità sulla politica italiana alla vigilia della seconda guerra mondiale è stato proposto dallo storico Emilio Gin, autore di un robusto saggio, L'ora segnata dal destino, pubblicato nel 2012 dalle edizioni Nuova cultura a cura del professore Giuseppe Parlato.
 Parlato è il fondatore di una scuola seriamente impegnata ad approfondire, a perfezionare e (ove necessario) a integrare e correggere l'opera di Renzo De Felice e le testimonianze di Guido Mussolini e  di Filippo Giannini [1]
 Il nodo che Gin affronta è l'immagine, disegnata da storiografi anti-italiani, di Benito Mussolini guerrafondaio megalomane e ultracogitante, tiranno incapace di riconoscere, nella mole dell'elenco telefonico di New York, il segno della invincibile/incombente potenza della democrazia americana.
 I documenti raccolti e scrupolosamente citati dall'autore dimostrano, invece, che Mussolini, consapevole della debolezza dell'esercito italiano e informato sui pruriti bellicisti del presidente Roosevelt [2], tentò di contrastare e respingere i venti di una guerra da lui giudicata disgraziata.        
  Mussolini, lo ha dimostrato lo storico Fabio Andriola, disistimava e disprezzava  Hitler (“il tocco della sua mano timida e umida, fredda e quasi anchilosata, la sua inappuntabilità da manichino berlinese, gli occhi di vetro, la bocca rigida, chiusa da due labbra sottili e gialle...”) e diffidava dei tedeschi, al tal punto da decidere l'avviamento dei  lavori per la costruzione di un vallo difensivo al Brennero.
 D'altra parte sul governo italiano incombeva l'ostilità bavosa degli inglesi, suggestionati da voci “messe in giro dai circoli antifascisti in esilio, le quali, a dispetto della mancanza di segni evidenti di una mobilitazione italiana, indicavano come imminente un'azione militare dalla Dalmazia alla Grecia, sino – addirittura – su Gibilterra e dipingevano un Mussolini roso dalla brama di intervenire” [3].
 Opportunamente Gin dimostra che “il tema della paura dei tedeschi deve essere considerato tra le principali motivazioni che spinsero Mussolini ad imboccare la la via dell'intervento”.
 Di qui la proposta di una lettura non canonica della storia dell'alleanza italo-tedesca, storia di una scelta infelice cui Mussolini fu avviato e quasi costretto dall'interruzione, decisa del governo inglese, di fornire il carbone indispensabile alle nostre industrie.
 La revisione della storiografia intorno alla seconda guerra mondiale deve pertanto iniziare  dalla memoria del rifiuto inglese di fornire carbone all'Italia. Uno sgarro da cui ha avuto origine la disgraziata alleanza con la Germania, che ha causato il disgraziato coinvolgimento dell'Italia in una guerra aliena.

Piero Vassallo




[1]    Di Filippo Giannini cfr. Mussolini nell'Italia dei miracoli, edito da Solfanelli in Chieti nel 2010.
[2]    La convinzione di Mussolini fu confermata a breve dal giudizio di Pio XII, secondo cui nell'estate del 1940 gli Stati  Uniti erano di fatto in guerra contro l'Asse. Cfr. gli Atti della Santa Sede durante la seconda guerra mondiale, vol. I.
[3]    Cfr. L'ora segnata da destino, op. cit. pag. 314.

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