L'amor
di Patria e il conseguente, legittimo orgoglio esigono che la storia italiana
sia scritta da autori immuni dai veleni secreti dai nemici della nostra
tradizione.
Le oscure motivazioni dei processi
anti-italiani, celebrati dagli spregiatori e dai calunniatori professionali
della nostra storia, devono (dovrebbero) essere confutate e respinte
energicamente dai testimoni della fede cattolica e dai responsabili della
pubblica istruzione.
Non è tollerabile che la storia italiana sia
appiattita sulle pagine di diffamatori attivi all'ombra di vessilli macchiati
dal delirio di riformatori sanguinari, dall'avarizia di monarchi discendenti
dal lupanare e dal furore di atomici bombardieri.
La ricerca della verità storica sull'Italia è
un obbligo, che incombe agli studiosi qualificati, non ai faziosi demagoghi,
che si agitano sul palcoscenico della squillante, inammissibile menzogna.
Non sono tollerabili, pertanto, le offese
gratuite e le calunnie indecenti lanciate contro la storia italiana del xx
secolo da scrittori che ora appartengono a regni che hanno praticato
assiduamente la pirateria e lo spaccio di stupefacenti, ora a cancellerie
schizzinose e spocchiose quantunque
segnate dall'eredità di sistemi concentrazionari e gassisti ora,
infine, a confederazioni atomiche,
autorità morali qualificate da
enormi stragi di aborigeni e da bombardamenti atomici su civili inermi.
Un importante contributo alla verità sulla
politica italiana alla vigilia della seconda guerra mondiale è stato proposto
dallo storico Emilio Gin, autore di un robusto saggio, L'ora segnata dal
destino, pubblicato nel 2012 dalle edizioni Nuova cultura a cura del
professore Giuseppe Parlato.
Parlato è il fondatore di una scuola
seriamente impegnata ad approfondire, a perfezionare e (ove necessario) a
integrare e correggere l'opera di Renzo De Felice e le testimonianze di Guido
Mussolini e di Filippo Giannini [1].
Il nodo che Gin affronta è l'immagine,
disegnata da storiografi anti-italiani, di Benito Mussolini guerrafondaio
megalomane e ultracogitante, tiranno incapace di riconoscere, nella mole
dell'elenco telefonico di New York, il segno della invincibile/incombente
potenza della democrazia americana.
I documenti raccolti e scrupolosamente citati
dall'autore dimostrano, invece, che Mussolini, consapevole della debolezza
dell'esercito italiano e informato sui pruriti bellicisti del presidente
Roosevelt [2], tentò di contrastare e
respingere i venti di una guerra da lui giudicata disgraziata.
Mussolini, lo ha dimostrato lo storico Fabio
Andriola, disistimava e disprezzava
Hitler (“il tocco della sua mano timida e umida, fredda e quasi
anchilosata, la sua inappuntabilità da manichino berlinese, gli occhi di vetro,
la bocca rigida, chiusa da due labbra sottili e gialle...”) e diffidava dei
tedeschi, al tal punto da decidere l'avviamento dei lavori per la costruzione di un vallo
difensivo al Brennero.
D'altra parte sul governo italiano incombeva
l'ostilità bavosa degli inglesi, suggestionati da voci “messe in giro dai
circoli antifascisti in esilio, le quali, a dispetto della mancanza di segni
evidenti di una mobilitazione italiana, indicavano come imminente un'azione
militare dalla Dalmazia alla Grecia, sino – addirittura – su Gibilterra e
dipingevano un Mussolini roso dalla brama di intervenire” [3].
Opportunamente
Gin dimostra che “il tema della paura dei tedeschi deve essere considerato
tra le principali motivazioni che spinsero Mussolini ad imboccare la la via
dell'intervento”.
Di
qui la proposta di una lettura non canonica della storia dell'alleanza
italo-tedesca, storia di una scelta infelice cui Mussolini fu avviato e quasi
costretto dall'interruzione, decisa del governo inglese, di fornire il carbone
indispensabile alle nostre industrie.
La revisione della storiografia intorno alla
seconda guerra mondiale deve pertanto iniziare
dalla memoria del rifiuto inglese di fornire carbone all'Italia. Uno sgarro
da cui ha avuto origine la disgraziata alleanza con la Germania, che ha causato
il disgraziato coinvolgimento dell'Italia in una guerra aliena.
Piero Vassallo
[1] Di Filippo Giannini cfr. Mussolini nell'Italia dei miracoli, edito
da Solfanelli in Chieti nel 2010.
[2] La convinzione di Mussolini fu confermata a breve dal giudizio di
Pio XII, secondo cui nell'estate del 1940 gli Stati Uniti erano di fatto in guerra contro l'Asse.
Cfr. gli Atti della Santa Sede durante la seconda guerra mondiale, vol. I.
[3] Cfr. L'ora segnata da destino, op.
cit. pag. 314.
Nessun commento:
Posta un commento