Prima di
entrare in argomento, ossia di parlare dell'attuale uso del blu, propagato
piuttosto come imposizione che come moda, spendo due righe per far capire quale
sia il colore incriminato.
Si
potrebbe definire turchino, ma la parola ricorda il turchese e la fata
turchina. Anche la tinta cobalto avrebbe la stessa tonalità, ma richiama gli
occhi, il cielo, il mare. Indaco è pure un termine ricercato e tende al
violetto. Azzurro si addice al cielo terso ed è comunque più chiaro. Azzurro
intenso è bensì l'oltremare, definizione decisamente ancora troppo bella.
Il blu
cui mi riferisco è scuro, talvolta violento, livido, deprimente. È il contrario
della finezza, della delicatezza appartenenti al cerulo, al glauco, al celeste;
è privo della lucentezza, dell'intensità cromatica ravvivante il blu che, se non
può acquistare calore, può in qualche modo risplendere.
Psicologicamente, credo di sapere che questo colore generalmente si
confaccia a animi che vanno dal romantico al crepuscolare, al tenebroso. I blu
nudo e crudo, o quello elettrico, ispirano tetraggine ancor più del nero, che
ha un tono deciso, forte, privo di ambiguità. Il blu ha qualcosa di insinuante,
di fosco e di notturno.
Ebbene
questo colore ci è stato imposto quasi di soppiatto in tutte le salse, in tutte
le rappresentazioni.
Al
telegiornale lo sfondo dell'ambiente è azzurrognolo o più scuro, in un'atmosfera
alquanto buia. Nei teatri ritroviamo le stesse luci e spesso fondali tenebrosi,
da cui possono emergere pareti e sagome tinteggiati di blu o di altri colori
smorti e cupi. Film e telenovele fanno grande uso di blu, che si intona agli
interni oscuri. Bluastri sono i palcoscenici dei rockettari, e tutto vi è
livido come i loro ceffi. Al Festival di San Remo la storia si è ripetuta. Nello
studio di Porta a Porta, di recente
si sono visti Vespa e Berlusconi tristemente avvolti nel blu. Le gi di Google
sono di un blu squallido. I contorni delle pagine del computer sono blu
polveroso o azzurro sporco. Anche le pubblicità, che ritengono di approfittare
di questa influenza del colore, lo hanno adottato ugualmente brutto.
Altre
ditte invece, dubitando che il pubblico sia del tutto soggiogato da un gusto
barbaro, contano ancora su luce e tinte rallegranti, solari, per attirare l'attenzione.
Da
qualche anno, anche le luminarie natalizie sulle strade cittadine sono composte
di led blu elettrico, che farebbero scappare la voglia di festeggiare al più
gaio dei gaudenti.
Evidentemente si sono contraddette le classiche regole governanti la
vendita dei prodotti. Le quali richiedono la novità e la piacevolezza. Ricevere
clienti, spettatori o elettori nel blu non può costituire una innovazione, se
non negativa. Accoglierli in un contorno da incubo, che arieggia l'antro delle
streghe, è il contrario di qualsiasi sano allettamento. Ed ecco uno
scioglimento del busillis: allettare il piacere dell'orrido, dell'autolesionismo,
del nichilismo, o meglio, indurre a tali perversioni, in un primo tempo, con un
bombardamento del colore deprimente, finché, nel generale clima di aberrazione
(droga, gioco d'azzardo, concerti rock, pornografia, concubinato, divorzio,
famiglie arcobaleno, vizi di Sodoma e Gomorra) la massa non ci prenda gusto.
Piero Nicola
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