Bergoglio esibisce infrazioni assai gravi e di
vario genere. Ciò ormai dovrebbe essere acquisito. Le esibisce a ripetizione e
sotto diverso aspetto ne conferma il concetto e la pratica. Potrebbe bastare.
Ma non è inutile continuare a riprendere le offese recate al Signore da questo
particolare errante. Infatti sono forti e comprensibili le resistenze ad
ammettere che colui che occupa la cattedra di Pietro faccia più male alla
Chiesa di quello che farebbe un anticristo maggiormente riconoscibile, essendo sfornito
dell'unico, candido paludamento.
Nell'ultima estemporanea conferenza stampa, Bergoglio ha detto chiaro
che non intende pronunciarsi sulla legge Cirinnà, in quanto non si intromette
nelle questioni della legislazione statale. Tale asserto non può essere una
balordaggine passeggera e di poco conto. Primo, perché è stata resa alla
stampa, quindi al vasto pubblico e non è stata in alcun modo ritrattata. Secondo,
perché l'asserita astensione ha avuto ampio riscontro nei fatti.
L'avere
Bergoglio, in merito alla legge in votazione, affermato che la famiglia si
compone di un uomo e d'una donna, e il presidente della Cei Bagnasco l'aver sostenuto
che il voto costituisce un caso di coscienza e dovrebbe essere palese, non hanno
rilevato i gravissimi peccati pubblici, che la legge assolve, e ai quali essa
attribuisce il valore di un diritto. Gli atti peccaminosi sono: la legale unione
more uxorio di persone dello stesso
sesso, e l'adozione del figlio di una di esse da parte dell'altra.
Questa
civile negazione della colpa che grida vendetta al cospetto di Dio, doveva
essere per lo meno riprovata da chi pretende di essere il papa. Non facendolo,
egli incorre in un duplice peccato di omissione e un peccato di laicismo. Omissione
del dovere pastorale di insegnare ai fedeli che il diritto proposto dalla
potestà civile è falso, iniquo, ingannevole e corruttore. Omissione dell'accusa
esplicita dell'errore, con oscuramento della verità sui peccati contro natura e
di scandalo. Colpa di laicismo, per aver affermato che la Chiesa non deve
giudicare la conduzione dello stato.
Nella
meno grave delle ipotesi, quella per cui egli non avrebbe voluto biasimare
l'errore per eccesso di prudenza, ossia per non compiere un'interferenza nella
legiferazione statale e non sollevare un putiferio, sarebbe tuttavia incorso
nell'errore di laicismo. Egli ha detto positivamente: "Non mi
intrometto" come attenendosi a un comportamento dovuto.
Intendiamoci: il laicismo, che ha comportato l'oltraggio recato a Cristo
Re, Bergoglio lo ha ereditato dal Concilio (diritto alla libertà religiosa =
uguali diritti delle religioni; riconoscimento della sovranità popolare =
separazione dello stato dalla Chiesa = autonomia morale dello stato =
pelagianesimo nel ritenere i non cattolici idonei a procurare il vero bene
comune) e dai suoi predecessori.
L'Enciclopedia Cattolica cita il Sillabo
(documento avente il carattere dell'infallibilità) di Pio IX, che condanna
questa proposizione:
"Lo
Stato, come quello che è origine e fonte di tutti i diritti, gode di un tal
diritto che non è circoscritto da limiti di sorta" (Denz. U, 1739).
"L'insegnamento della Chiesa. - Nell'ambiguità del nome e nella
varietà delle insidie che usa, il laicismo nasconde molti errori e comporta
interpretazioni e applicazioni pratiche assai diverse. Effettivamente si tratta
di un indirizzo di pensiero o di azione politica e sociale che ha molti punti
di contatto e spesso viene a intrecciarsi, a confondersi o a identificarsi con
il liberalismo, con il socialismo, con il comunismo, con il naturalismo, con il
materialismo, con l'indifferentismo religioso, con l'ateismo, ecc. Perciò le
varie condanne della Chiesa contro tutti questi errori suona implicitamente
anche riprovazione dei principi e della prassi del laicismo" (Enciclopedia
Cattolica, vol. VII, col. 818).
Che il
laicismo praticato da questa repubblica contenga più d'uno di tali errori
condannati, sarebbe tempo perso dimostrarlo. Anzi si può tranquillamente
affermare che essa si è resa responsabile, in più, di omosessualismo, che sta
per legalizzare anche more uxorio e
con prole. Ergo, Bergoglio inchinandosi all'indipendenza di tanta empietà se ne
è reso connivnete con infamia.
La laicità
dello Stato, giudicata da San Pio X:
"Questa
tesi è la negazione molto chiara dell'ordine soprannaturale. Essa rivoluziona
ugualmente l'ordine molto saggio stabilito da Dio nel mondo, ordine che esige
una armoniosa concordia tra la Società Civile e la Società Religiosa. Queste
due Società hanno, in effetti, gli stessi soggetti, visto che ognuna di esse
esercita nel proprio campo la propria autorità su di essi. La laicità dello
Stato infligge gravissimi danni alla Società Civile stessa, perché non può né
prosperare né durare a lungo quando non si crea un posto alla Religione" (Vehementer nos, 11.2.2906).
Ma sono
numerosissime le dichiarazioni dei Pontefici e, in generale, del Magistero a
condanna dello stato che legifera indipendentemente dalla legge naturale e
divina, quindi contro di essa. Da Pio VI a Pio XII è tutto un susseguirsi di
esecrazioni verso la prevaricazione del diritto dovuta allo Stato che si ispira
ai principi della Rivoluzione Francese.
Sillabo, proposizione LV condannata:
"Si deve separare la Chiesa dallo Stato e lo Stato dalla Chiesa".
Proposizione condannata LVI: "Le leggi dei costumi non abbisognano
di sanzione divina, né punto è mestieri che le leggi umane si conformino al
diritto di natura e ricevano da Dio la forza obbligatoria".
Proposizione condannata LX: "L'autorità non è altro se non la somma
del numero e delle forze materiali".
Piero Nicola
puntuale, condivisibile articolo - causano angoscia i silenzi dell'autorità romana, che dovrebbe contrastare gli errori diffusi dai poteri forti
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