È
davvero uno spasso! Da qualche tempo il Galletto ha alzato la cresta e parla
fuori dei denti. A Juncker non le manda a dire. Tanto che il presidente della
terribile commissione ha smesso di rispondergli per le rime; affida le repliche
ad altri funzionari.
Il
Galletto dice: "Non prendiamo più ordini da Bruxelles". Dice:
"Da noi deve dipendere l'Europa". Dice: "All'Europa versiamo più
miliardi di quelli che da lei riceviamo". Dice e ripete che non si rifiuta
di pagare la Turchia per il disturbo datole dagli emigranti, ma se si paga per
questo, bisogna che si paghi anche l'Italia per quelli che ha tratto in salvo e
preso in casa. Dice cose preziose.
A che
gioco stia giocando lo si vedrà. E l'aspettativa accresce il divertimento.
Ormai la scena politica non ci consente che queste consolazioni. Fra un
Cavaliere disarcionato, pessimamente circondato, che insiste nel volere meno
Stato, più liberalismo, e capi di partito divorziati o concubini, che non
mandano risolutamente al diavolo la proposta di legge Cirinnà, non ci sarebbe
proprio da stare allegri, se non ci fossero le sparate del Galletto.
Ma
l'America sta zitta, e allora gatta ci cova.
Stanno zitti,
per ora, anche i membri del Pd. Per forza: il Renzino ha preso in mano tutte le
redini e se qualcuno dovesse obiettare, lo annichilisce. Non si comporta come
il Berlusca, che si lasciò sfidare da uno che gli disse: "E allora che
fai, mi cacci?" E poi fu costui ad andarsene passando al nemico. Non fa
come il Berlusca che subì lo sgambetto di tutti e se ne andò con le pive nel
sacco, passando garbatamente il testimone a chi gli aveva fatto le scarpe. Il
Renzino ha già mandato la Commissione a quel paese e con la Merkel si è
lasciato in disaccordo.
Di certo,
i politici nostrani di sinistra stanno sulle spine. Anche questo è un bello
spettacolo. Qualora Bruxelles accetti la provocazione e voglia far cadere il
presidente del consiglio, consenzienti i potenti della terra, per quei politici
sarebbero giorni amari: perdita di poltrone e grattacapi elettorali. Ma il
fatidico Spread non accenna a muoversi, e similmente stanno fermi gli
americani.
A
disagio stanno anche i giornalisti della tivù, che sembrano non credere a
quello che dicono, quando riferiscono le esternazioni del piccolo picconatore
che assesta incredibili colpi a Bruxelles.
Il
Galletto è un giocatore coi fiocchi. Probabilmente riesce a far approvare la
riforma della costituzione, che permette al governo di governare senza impacci.
Se la spunta, egli potrebbe fare il bello e in cattivo tempo. Il vecchio uomo
di Arcore si lagna pateticamente della menomazione che, in tal caso, subirà la
democrazia, oltre all'avvilimento recato ai sovrani popolari da un capo di
governo da loro non eletto. Tutto questo, perché il premio di maggioranza
potrebbe andare al partito di maggioranza relativa e non a una coalizione dei
moderati, che l'ex Cavaliere si ostina a caldeggiare, immemore della brutta
fine che fecero le sue alleanze.
Gli
imperdonabili e orribili difetti del Galletto sussistono. Si capisce. Basta
citarne due sufficienti a tagliare le gambe al nostro futuro, casomai egli
realizzasse le sue mire. Essi sono l'accoglienza degli stranieri così come sta
avvenendo, e la rivendicazione dei diritti
del libertinaggio, con conseguente distruzione della famiglia. Per di più, egli
millanta risultati che non ottiene.
Piero Nicola
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