Perfettamente inutile e
vano è il tentativo buonista di suscitare l'ammirazione
venerante o almeno la democratica tolleranza delle persone normali
intorno alle parole d'ordine degli avanguardisti, che
annunciano – gongolando, sculettando e squittendo –
l'intossicazione (il capovolgimento) della morale naturale e lo
sfacelo sodomitico della civiltà del diritto.
L'intolleranza al male –
refrattaria e ribelle ai comandi dei sedicenti illuminati -
continua a distinguere la normalità dal vizio, e di seguito il vero
uomo dal quaquaraqua, il padre di famiglia dal femminiello, la
persona normale dal capovolto, il fedele cattolico dall'interprete
di una
modernità laica e democratica che
desta i gridolini di un popolo che sculetta senza ritegno intorno ai
vespasiani deputati.
Spregevole e vile è il
conformismo dei progressisti, impegnati ad accarezzare, blandire,
lusingare e applaudire la oscura setta sodomitica, un centro di
potere neo pagano, che innalza – sui tetti dei tempietti
urologici - i vessilli dell'immoralità, della fellonia arcobaleno,
della capovolta (o autentica?) democrazia, e della sfrenata
necrofilia in corsa nei numeri della denatalità occidentale.
La democrazia dei
postmoderni abbatte le difese immunitarie e incrementa le pestilenze
imperversanti nell'età contemporanea. La tolleranza soffia sul fuoco
delle fornaci accese dall'estrema modernità, alti fuochi, dai quali
cadono piogge di sterco rovente.
Ingiusto e immorale è
l'autorevole rispetto prestato (in nome di un'etichetta da manicomio)
alle capovolte e oscene leggi e ai legislatori ubriacati e
intossicati dalle acque di fogna.
Spregevole è la paura
che trattiene sulle labbra dei ben pensanti lo sputo che si dovrebbe
far cadere sulle pseudo leggi, che (per volontà di tracotanti ed
empi cialtroni, nati da madri disoneste ed eletti da fragili,
ubriacate e plagiate minoranze) violano la volontà della
maggioranza, capovolgono il diritto naturale, insudiciano la
tradizione cristiana.
In special modo, i
banditori della teologia progressista (colpevolmente tollerata
dall'autorità ecclesiastica) sono colpevoli di fellonia, ovvero di
fingere di non udire il brusio osceno e bestiale, che soverchia,
intimidisce e scoraggia la tradizionale avversione della gerarchia
cattolica ai vizi in marcia trionfale sotto i vessilli di leggi
ispirate e inflitte dalla malafede progressiva e dall'oscenità
postribolare.
Si ha, purtroppo, la
desolante sensazione che il santo clero non abbia valutato la
intrinseca perversione dei politicanti estremi, in genovese
detti bulicci, sostantivo
del vocabolario cittadino, carico di dileggio per la figura del
politicante deboluccio ed
effeminato.
La
filosofia illuminista ha educato e promosso una folla di conformisti,
obbedienti alla beffarda battuta, che il commediografo Aristofane fa
pronunciare a un ateniese, atterrito dal trionfante volume della
massa costituita dai concittadini capovolti: “tenete il
mio mantello, gente di culo aperto, che io fra voi diserto”.
Per
avviare l'uscita dal nudismo (fisico e mentale) ridicolizzato da
Aristofane ma sacralizzato dal rigor mortis, messo
in scena dagli eredi della filosofia dei lumi, in corsa virtuosa
nelle uggiose opere dell'onesto Kant, è necessario riconoscere –
finalmente e contro l'opinione sgangherata dei teologi progressisti
Rahner e von Balthasar - la discendenza dalla tre critiche
dai pensieri illuminati (abbagliati dalla soggiacente pornografia),
brogliacci sgangherati, dai quali hanno origine la confusione e la
violenza regnanti nelle moderne scuole di filosofia, nei crocicchi
della pubblica opinione e nelle assemblee legislative.
E'
frutto di una non pia illusione, trionfante nelle parrocchie
disarmate dal falso ecumenismo e avvilite dalla superficialità, un
abbaglio fulminante, da cui ha origine la convinzione circa la
possibilità di evangelizzare la filosofia in corsa rovinosa (e
coerente) dall'illuminismo dei moderni e all'umbratile nichilismo dei
post moderni. Di qui l'obbligo, incombente sui cattolici, di
respingere le suggestioni del sincretismo, galoppante nelle piste
della tolleranza ecumenica e del buonismo.
Piero Vassallo
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