Il sistema
ospedaliero genovese, fondato, in altri e migliori tempi, dalla
carità dei cattolici e sostenuto da una magnifica tradizione civile,
oggi è umiliato e avvelenato dalla cultura, che si autodefinisce
laica e democratica.
La buona
volontà e la straordinaria competenza dei medici e degli infermieri
si infrange contro il muro di usi e costumi ispirati dal delirio
post-cristiano, in atto galoppante e furente nel pensiero della
classe progressista al potere.
Ricoverato
(grazie a Dio per una breve durata) in un ospedale genovese di antica
ma epurata e censurata tradizione cattolica, ho sperimentato il
conflitto, in atto tra medici e infermieri capaci e volonterosi e un
sistema avvelenato e sconvolto dalla ideologia democratica e dalla
taccagneria dei progressisti.
La
promiscuità galoppante nelle risparmiose corsie, ad esempio.
Nell'opprimente, obliquo e soffocante schieramento dei letti,
pazienti di sesso maschile sono a stretto contatto con donne anziane
e non silenti. Una soluzione umiliante e insensata, dal momento che
l'ospedale di cui sto parlando gode di spazi enormi. Purtroppo la
sanità democratica ha profonde e geometriche ragioni, che la ragione
umana non può comprendere.
L'energica
infermiera che mi consegna un termometro annuncia il fracasso della
notte incombente e suggerisce e raccomanda di non nutrire
l'illusione di dormire.
La notte,
infatti, corre sul filo di un surrealismo socializzante: capannelli
di attempate e dotte visitatrici (probabilmente abusive) affrontano
(a voce alta, davanti al letto incolpevole di un loro parente) i più
scabrosi e insensati dilemmi della filosofia, che esse associano al
nome (da loro venerato) di Emanuele Severino.
La vanità
(lo ha dimostrato Raffaele Perrotta nel magistrale saggio sul delirio
trionfante) ha una struttura terribile/invincibile, tuttavia il
teatrino chiacchierante a voce alta, si potrebbe sconsigliare e forse
vietare, almeno, nelle corsie notturne degli ospedali.
La
pornografia irrompe perfino nelle sedi della sofferenza, che la
cultura progressista associa alla promiscuità. L'anziana vicina del
mio letto, infatti, avvia (cantando a squarciagola) uno spogliarello,
che per la fortuna degli occhi vedenti è interrotto e sventato dalle
energiche infermiere di turno.
Nel fondo
buio della corsia il rantolo assiduo di uno sconosciuto accompagna il
concerto dei catarrosi. La fredda luce dell'alba interrompe l'incubo.
Prelievi e analisi del sangue. Infine un valente e amico medico mi
annuncia la dimissione. Giusta la sentenza di un celebrato
scrittore, la malattia può attendere.
Piero Vassallo
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