Gesù Cristo afferma l'esistenza e la necessità della verità. Egli
dichiarò a Pilato: "Io sono re. Per questo io sono nato e per questo io
sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla
verità ascolta la mia voce".
Dunque la testimonianza della verità è uno scopo della venuta di Cristo,
il quale s'identifica bensì con la verità: "Io sono la via, la verità e la
vita". La predicazione della verità è scopo della Chiesa. Cristo ordina
agli Apostoli: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni [...] insegnando
loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono con voi tutti i
giorni sino alla fine del mondo". "Chi non crederà sarà
condannato".
La verità è il bene, la sua osservanza è la salvezza, il suo contrario
sono l'errore, la falsità, il male. Perciò è indispensabile definire l'oggetto
della verità, della predicazione ordinata da Cristo; il che significa fornire
il bene, la dottrina della fede, la Legge di Dio ("sia fatta la Sua
volontà").
Cristo
denunciò quelli che interpretavano erroneamente la Scrittura e conducevano i
loro seguaci all'inferno: anzitutto i farisei, da Lui condannati senza mezzi
termini.
Gli Apostoli dovettero allontanare e condannare gli eretici, ossia
coloro che predicavano un falso Vangelo. Gli Apostoli applicarono a costoro
l'attributo di anticristi.
San Pietro, San Paolo, San Giovanni, San Luca accusano gli erranti e
impostori, che abusano del nome di Cristo. Sono tali e tante le affermazioni a
tale riguardo contenute nella Sacra Scrittura, che citarle sembrerebbe superfluo.
“Molti sono diventati anticristi… Sono usciti
di tra noi, ma non erano dei nostri… Chi è bugiardo, se non colui che nega che
Gesù sia il Cristo?... Chi nega il Figlio non ha nemmeno il Padre” (I Gv. 18,
23).
“Molti impostori sono usciti nel mondo, i quali non confessano che Gesù
Cristo sia venuto nella carne: questo tale è un impostore e un anticristo” (II
Gv. 7).
“Mi stupisco come così
presto fate passaggio ad un altro Vangelo: sebbene non ve ne sia un altro, ma
vi sono alcuni che vi turbano e vogliono capovolgere il Vangelo di Cristo”
(Gal. 1, 6-7).
“Vi furono però nel popolo anche dei falsi profeti, come anche tra di
voi saranno dei bugiardi maestri, i quali introdurranno sette perverse, che
rinnegheranno quel Signore che li ha riscattati, tirandosi addosso una pronta
perdizione.
“E molti seguiranno le impurità di coloro per causa dei quali sarà bestemmiata la via della verità
[stretta connessione di errore e peccato mortale]. E con parole formate
dall’amor di guadagno faranno negozio di voi, la dannazione dei quali già tempo
non langue, e la perdizione di essi non assonna. Perché se Dio non perdonò agli
angeli che peccarono […] e all’antico mondo non perdonò, ma custodì con sette altri
Noè predicatore della giustizia […] e le città di Sodoma e Gomorra condannò
alla distruzione […] facendone esempio a coloro che sono per vivere da empi …
Sa il Signore liberare i giusti dalla tentazione, e serbare gli iniqui pel dì
del giudizio ai tormenti. E particolarmente coloro che […] audaci amanti di
loro stessi, non temono d’introdurre delle sette, bestemmiando […] Essi che fan
delle quotidiane delizie il loro piacere… dissoluti nei conviti che fanno con
voi” (II Petr. 2, 2-13).
Che l'errore verta sulla cristologia o su dottrine le quali più
direttamente ammettono le pratiche peccaminose, che il peccato reso lecito
mediante la falsità sia carnale o spirituale, non cambia nulla: l'eresia è
mezzo di seduzione e di perdizione. Qualsiasi errore dev'essere combattuto.
Cristo asserì: “In
verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà
neppure uno iota o un punto solo della legge, senza che tutto sia compiuto”
(Mt. 5, 18).
Gli errori gravi, che fanno le eresie, sono condannati perché
contravvengono alla Legge di Dio, lo oltraggiano e sono per la perdita delle
anime.
Tutti i cristiani, cattolici e anche eretici, ammisero la
contrapposizione verità/errore (equivalente all'antinomia di bene e di male)
costitutiva della religione: senza di essa non c'è religione, si pratica l'empietà
pure dicendosi cattolici. I protestanti negando dogmi capitali, stabilirono
altre verità e leggi inique. Solo in questi ultimi tempi i sedicenti figli
della Chiesa, occupanti abusivi della Chiesa, hanno negato l'eresia (in
particolare dei protestanti) considerandone gli errori come non gravi, non da
condanna e da scomunica per chi li sostenga, e perciò sono essi stessi eretici
da condannare e scomunicare: sono anticristi.
Per formulare questo giudizio non occorre una speciale autorità
apostolica, è sufficiente il discernimento di chiunque, la facoltà della
ragione applicata ai fatti. Il Messia, gli Apostoli insegnarono - le loro
parole insegnano tuttora - come giudicare i pastori degni di fede e i pastori
che s'ingannano e ingannano, schiavi di satana o pretti impostori. Tutta la
storia della Chiesa, nella sua infallibilità, tramanda le condanne infallibili
delle eresie e degli eretici, tuttora esistenti.
Ora i protestanti, i luterani, sono considerati dal nuovo clero che
figurerebbe essere cattolico, con atti definitivi del magistero al più alto
livello di autorità usurpata, sono considerati, dicevo, cristiani non portatori
di gravi offese alla dottrina del Signore. Viceversa tali erranti sono uguali a
quelli che, per i medesimi errori, vennero condannati dalla Chiesa con decreti
infallibili e non riformabili. Infatti i luterani non hanno rinunciato alla
loro negazione della Presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche
(dogma), mantengono la negazione del libero arbitrio (dogma), affermano che la
fede assolve dal peccato, e potremmo continuare con i punti di eresia autentica
professati dagli acattolici. Che essi dialoghino con Bergoglio e i suoi
satelliti non cambia proprio nulla.
Non mi dilungo a dimostrare come tale presunto clero romano sia eretico
anche in quanto pratica assai l'eresia del modernismo, definita da S. Pio X:
basta quanto sopra osservato per credere che Bergoglio e i suoi seguaci sono
eretici, ossia anticristi, assolutamente da rigettare quali strumenti del
demonio.
Cristo, mettendo in guardia contro i "falsi cristi e falsi
profeti", affida il giudizio a coloro che lo che lo ascoltano, non dice
loro di rimettersi a un pontefice o di rispettarlo, quando sia venuto il tempo
dei frodatori che con la loro falsa pietà e autorità potranno trarre in
inganno, operando portenti, anche gli eletti.
E se non è questo il tempo in cui «vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo» (Mt. 24, 15), che altro
dovremmo aspettare?
Usando la contraffazione della verità "nel luogo santo", si è
commesso il peggior attentato alla vita delle anime insegnando di fatto
(pertanto peggio che se lo si fosse stabilito con un decreto, suscettibile
d'essere confutato e impugnato) che la coscienza individuale può essere
sufficiente per cancellare la colpa del pubblico peccatore. Con tale
disposizione luciferina si è offuscata e calpestata la Legge di Dio. Omissioni
e indulgenze verso gli eretici e i cattivi maestri, che liberamente in varia
guisa seducono il popolo, raffermano la sopra formulata condanna della
gerarchia non più cattolica, anzi anticattolica.
Piero Nicola
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