In
alcuni casi posso anche essere fiducioso, ma non dimentico che nel mondo, nell'umanità
affetta almeno dalle conseguenze del male ereditario originale, non ci sono
angeli: neppure nelle sedi più autorevoli, collocate in torri eburnee.
Ogni
tanto il frutto economico del governo, lo stato della ripresa o ripresina o
che-so-io, viene dimostrato da dati statistici. Di certo non abbiamo la possibilità
di verificarli, occorre prenderli per buoni, dobbiamo accettare che Renzino e
suoi ministri pro Sodoma & Babele e la stampa compita ce li esibiscano come
documenti rilasciati da signori infallibili. Ma siccome è impossibile che
costoro siano talmente impeccabili, una certa incredulità è assai legittima.
Giorni
addietro credo di averne avuto una conferma. Le maggiori testate giornalistiche
hanno pubblicato sonoramente che l'Istat, Istituto Nazionale di Statistica
(strano come i babelici politici arcobaleno non abbiano ancora abolito
l'aggettivo Nazionale, che figura
nell'INPS, nell'INAIL e in altri già benemeriti Istituti) ha previsto per
l'anno in corso un aumento del pil dell'1,10% e dell'occupazione dello 0,80% - In
questa occasione, le imparziali televisioni cedono a un'umana debolezza,
frammezzando spesso nei loro servizi le immagini del solenne e quasi sacro palazzo
dell'ISTAT, edificato dal Ventennio - Bisognerebbe arguire che l'ISTAT disponga
di poteri divinatori, ovvero della celebre sfera di cristallo in cui i maghi
leggono il futuro. Infatti siamo appena a maggio, neppure alla metà dell'anno
in corso. E non mi riferisco all'imprevedibile e pur sicura fine del mondo, da
tutti sempre ignorata. Né chiedo se ci siano ancora sottospecie di cattolici
che concludano le loro aspettative dicendo: "Se Dio lo vorrà". Penso
al calcolo delle probabilità.
Qualche
uomo avveduto, alzando il sopracciglio, obietta che si trattava di proiezioni. Ma i comunicatori
insostituibili, sulle cui spalle grava l'onere di avere il sostanziale
monopolio dell'informazione politica ed economica, non hanno detto affatto che
si trattava di possibilità e neppure di probabilità. La differenza tra una
previsione sicura ed una incerta è profonda, e dev'essere un raggiro il solo
evitare di distinguere tra le due cose.
A questo
proposito, mi viene in mente il ministro Pier Carlo Padoan, economista,
accademico, uomo di esperienza fatta con cariche importanti al FMI e all'OCSE,
volto segnato dalla responsabilità di governo, il quale nei mesi scorsi ripeté
e assicurò che il debito pubblico nazionale
sarebbe diminuito prossimamente, in ogni modo entro l'anno. Invece non solo
il debito pubblico è aumentato, ma i commissari della UE prevedono che salirà
ancora, raccomandando che si provveda all'arresto della deprecata crescita nel
2017-2018.
Tornando
all'ISTAT, esso non è un ministero politico o che-so-io, esso gode di ben altra
autorevolezza. Se le sue erano previsioni secondo tendenze e calcoli contenenti
tuttavia delle variabili, non doveva farsi manipolare, gli correva l'obbligo di
intervenire a salvaguardia del suo prestigio. Diversamente, ha accettato la sua
inaudita qualifica di profeta.
Oserebbe
l'ISTAT mettersi sullo stesso piano di un potere esecutivo pro Sodoma &
Babele, che per il 2015 annunciò l'aumento del pil dell'1%, mentre alla fine
dell'anno fu dello O,8% (sempre che la statistica sia stata infallibile)?
Staremo a vedere.
Piero Nicola
Nessun commento:
Posta un commento