Resistere, pur sapendo di servire una causa perduta
alla logica pervasiva di questo mondo, è l'unico imperativo categorico (con
buona pace dell'ipocrita perbenismo di Kant), reagendo individualmente,
lucidamente al male – vero Platone e Tommaso Aquinate e Vico – per non
annullarsi in quest'epoca già immersa nell'Apocalisse, in atto.
Tommaso Romano
Il prestigioso Istituto siciliano di studi
politici ed economici, attivo nella dotta e instancabile ansa della Palermo
cattolica, ha pubblicato in questi giorni, sotto il titolo Café De Maistre,
un'avvincente e ampia (128 pagine) raccolta di saggi del professore Tommaso
Romano, autore restituito alle lettere grazie alla volontaria uscita
dall'estenuata e spettrale destra politicante.
Romano è l'ispiratore e il capofila di
una corrente culturale intesa a ristabilire la convergenza del pensiero
tradizionalista con l'amor di Patria, ossia a promuovere l'uscita della cultura
antimoderna dalle dispettose e soffocanti strettoie, nelle quali si celebra
l'incontro della tradizione italiana con l'insensato rifiuto dell'Italia unita.
Inoltre l'antologia di Romano dà dimostrazione
della superiore – umanistica e religiosa - dignità della storia e della
sapienza italiana, in una fase storica segnata dalla volontà egemonica che
agita la politica della tronfia cancelliera Angela Merkel, rappresentate
dell'irriducibile, obesa spocchia della nazione ricca arrogante, ma umiliata e
debilitata dalla spettrale chiesa luterana.
L'Italia rivendica il ,più vasto patrimonio d'arte
al mondo e una tradizione filosofica capace di eclissare la greve loquela dei
pensatori di Germania.
Di qui – ultimamente - una condivisione
spregiudicata del Novecento italiano, letto da Tommaso Romano attraverso la
lente critica di Paolo Isotta, un autore geniale “che andrà di traverso ai
moralisti da strapazzo”.
A Isotta è riconosciuto, da Romano, il merito
di aver interpretato onestamente (e con grande coraggio) la storia italiana fra
le due guerre e apprezzati e valorizzati i suoi primati senza cadere mai
nell'anacronistica apologia del fascismo.
Refrattario alla scolastica dei calunniatori
dei lapidatore primato italiano, Isotta dichiara la stima “di Giovanni
Gentile maggior filosofo del Novecento” e “senza rinnegamenti e paure
nomina la Rsi non come male assoluto, pur giustamente scrivendo e sottolineando
le colpe di Mussolini”. Infine Isotta “dà del traditore a chi [il
pallido esponente della destra benzinara e quirinalizia] recentemente ha
svenduto tutto, il bene compreso oltre il male da rigettare, per un piatto di
lenticchie”.
Fedele all'implicito giuramento
anticonformista, Romano osa lodare un'icona dei monarchici italiani, la Beata
Cristina di Savoia, sensibile nei confronti dei Siciliani: “sono
numerosissime le le elargizioni personali documentate verso i poveri isolani,
notevole fu, inoltre, l'attenzione concreta per i bambini e le partorienti … un
segno duraturo della sua devozione alla Vergine Maria, può ancora constatarsi
nella Chiesa dei Padri Cappuccini di Palermo” ai quali fece dono fece dono
del suo splendido mantello.
[A titolo personale vorrei qui rammentare
Umberto II, il re di maggio, che ha ereditato e sopportato con silente dignità
il disprezzo della moglie belga e il peso della fellonia, che ha devastato e
avvilito la famiglia reale d'Italia, non lui.
Re Umberto non ha vacillato sotto il peso di
una sciagura confezionata da altri e gettata vilmente sulle sue spalle.
Dignitoso è anche il ricordo di Leo Longanesi,
“fascista critico in gioventù, seppur amico di Mussolini, dovette subire la
chiusura dei suoi giornali e nel secondo dopoguerra fu emarginato”, fu
capace tuttavia di fondare Il Borghese, il settimanale che diede voce
agli italiani irriducibili alla malinconica democrazia, impiantata dai
vincitori della seconda guerra mondiale.
Incendiaria è l'analisi di Romano della
modernizzazione messa in atto dai papisti di ultima e insorgente generazione: “sepolcri
imbiancati, che strillavano contro il primato petrino [quando il papa non
condivideva il progetto dei modernizzatori] e l'infallibilità, che non può
certo riferirsi al magistero ordinario. Ora il Papa è dono dello Spirito (certo
in sciopero da duemila anni, secondo costoro...) divenuto per miracolo
indiscutibile e intoccabile”.
Il libro di Romano si raccomanda quale
sapido nutrimento della refrattarietà italiana all'ideologia decadente in corsa
nel vuoto generato dalla sinistra infeudata nella sacrestia decadente e nel
salotto dei conformisti squillanti.
Piero Vassallo
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