In quest’icastica espressione del grande storico
latino Publio Cornelio Tacito (54/55-120 circa), tratta, dall’opera ‘De vita Iulii
Agricolae liber’, VII – anche alla luce dei recenti afflussi migratori ‘in
loco’ – è racchiusa l’intera identità romana ed italiana della cittadina
bagnata dal fiume Roia. L’Autore, nato nella Gallia Narbonense, si riferiva,
nell’occasione, non solo al saccheggio operato dai soldati di Ottone a danno
della città, ma anche all’uccisione della madre di Agricola, Giulia Procilla,
nei suoi possedimenti.
Fondata dal
popolo autoctono dei Liguri Intimeli, dopo la conquista romana (II sec. a. C.)
essa assunse sia la denominazione di ‘Albintemilium’, sia di ‘Albintimilium’.
Lo stesso autore degli ‘Annales’ una volta usa la dicitura ‘Albintimilium’ e
un’altra volta quella più semplice di ‘Intimilium’.
La storia
dell’antico insediamento è secolare per il semplice motivo che esso si distende
dal periodo preromano e romano a quello medievale, moderno e dei nostri giorni;
ma, com’è noto, è stata Roma a conferire alla cittadina l’impronta che, oggi,
ne fa non solo una graziosa località di mare, ma anche la porta occidentale
dell’Italia.
E meno male
che i Trattati di pace, susseguenti alla seconda guerra mondiale, ci hanno
imposto soltanto il doloroso sacrificio, a favore della Francia, di Mentone –
diventato Menton - altrimenti anche Ventimiglia avrebbe cambiato nome e sarebbe,
a sua volta, diventata Vintimille.
Tornando a
Roma, la città eterna non le attribuì solo una degna fisionomia, ma le lasciò
in eredità notevoli resti archeologici i più importanti dei quali restano il
teatro romano, le Terme e l’’Antiquarium’ che è un Museo archeologico. Il
teatro romano aveva una capienza di circa duemila posti e vi si svolgevano
rappresentazioni varie come commedie ed altri tipi di spettacoli.
Tacito
menziona Ventimiglia pure nelle ‘Historiae’ allorquando – esattamente nel
capitolo XIII del secondo libro – durante le lotte fra Galba ed Ottone, “inritatus
eo proelio Othonis miles verit iras in municipium Albintimilium” (I soldati di
Otone erano arrabbiati per quella battaglia e scaricarono la loro ostilità sul
municipio di Albintimilio”; la rappresaglia avvenne per punire il procuratore Mario
Maturo che difendeva le Alpi Marittime e si opponeva agli Ottoniani.
A proposito
di Mario Maturo, “Tacito lo presenta come un vitelliano passato al partito di
Vespasiano. I procuratori (cavalieri ma talora anche liberti) erano di nomina
imperiale e curavano soprattutto aspetti amministrativi (riscossione di tasse
ecc.) delle province (‘Historiae’, II, 42-43, nota, n. 18, p. 434). (Grandi
Tascabili Economici Newton’, Roma, 1995)
Ma l’Autore
della ‘Germania’ – per la precisione ‘De origine et situ Germanorum liber) – non
fu il solo a menzionare la località ligure perché molti altri scrittori, come,
ad esempio, Plinio il Vecchio, nella sua monumentale ‘Naturalis Historia’ (III,
48), parla addirittura del fiume Roia che attraversa Ventimiglia nei seguenti
termini.
“Flumen Rutuba, oppidum Albium
Intemelium”. Sempre lo storico di Como scrive testualmente: “Patet ora
Liguriae inter amnes Varum et Macram CCXI”, (III, 50). (Il litorale della
Liguria si propaga, tra i fiumi Varo e Magra, per 211 miglia ).
Ciò,
conferma l’importanza strategico-militare della cittadina, fin dai tempi di
Roma, visto e considerato che il medesimo Giulio Cesare nell’anno 705 di Roma (49 a . C.), in viaggio verso la
Spagna, fu ospite di un certo Domizio - suo seguace ed oppositore di Pompeo -
fatto, poi, uccidere da un sicario. Cesare vi soggiornò anche al ritorno da
altre missioni fuori dall’Italia.
Municipio
romano – IX regione augustea - la città ebbe duumviri ed edili ed anche
Strabone (60 a .
C.- 21 d. C. circa), nella sua poderosa ‘Geografia’, la cita chiamandola
‘Albion Intemélion’ per ribadire l’importanza di una località che è sempre
stata un punto determinante nelle vicende dell’estremo occidente dell’Italia.
In Sicilia, esiste un’altra Ventimiglia: un grazioso comune, di circa 2.000
abitanti, in provincia di Palermo.
Lino Di Stefano
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