venerdì 2 dicembre 2016

LA FEDE SCIENTISTA (di Emilio Biagini)

“Ma la scienza un giorno spiegherà...”, esclama il credente della curiosa “religione” che si chiama scientismo: la fede secondo la quale la scienza sarebbe l’unica fonte di conoscenza. Lo scientismo pretende di ridurre la complessità dell’esistente, dove inevitabilmente moltissime cose ci sfuggono, per ridurre tutto alla portata del nostro intelletto. Quando si assume il compito di amministrare la società con le scienze economiche, politiche e sociali, sfocia nella burocrazia, si assiste all’edificante spettacolo di giovani che studiano per “amministrare” le vite degli altri (ossia montare loro sulla testa), arzigogolare, negare finanziamenti ai piccoli imprenditori che ne hanno disperato bisogno per non fallire e concederli invece agli “amici degli amici”, paralizzare e ritardare ogni iniziativa, come è proprio della burocrazia.
Parallela allo scientismo è la svalutazione della metafisica. Quest’ultima, ricordiamo, è la teoria dell’ente in quanto ente, visto nei suoi caratteri universali, e conduce all’intuizione dell’assoluto, ossia a Dio. La metafisica è creazione dell’antico pensiero greco: in via puramente intellettuale, senza alcun aiuto dalla Rivelazione, i Greci si erano persuasi dell’esistenza di Dio, al punto che avevano elevato, sull’acropoli di Atene, il tempio “al Dio sconosciuto”, e san Paolo poté dire loro: “Il Dio che voi adorate senza conoscerLo, io ve Lo annuncio” (Atti degli Apostoli 17, 23). La metafisica era tenuta in alto onore anche dalle menti più elette del mondo romano, come Cicerone e Seneca.
Il grande filosofo Karl Popper, emigrato in Gran Bretagna, per sottrarsi alla dittatura nazista, e divenuto professore all’università di Oxford, era il maggior specialista di epistemologia (filosofia della scienza) vissuto nel Novecento. A lui dobbiamo la demolizione più efficace e incontrovertibile dello scientismo, la cui proposizione basilare stessa è miseramente contraddittoria: infatti non è possibile dimostrare scientificamente che la scienza sia l’unica fonte di conoscenza, per cui tale proposizione non è scientifica. Infatti, se la proposizione fosse vera, significherebbe che almeno una proposizione non scientifica è vera. Siamo dunque di fronte ad un’insanabile autocontraddizione, ad una difficoltà logica irrisolvibile, e che, in termine tecnico, si chiama aporìa.
Il Popper categorizza tale tipo di contradditorietà come un caso di “paradosso del cretese”, ben noto alla logica classica e di facile comprensione. Infatti se un cretese dice: “Tutti i cretesi mentono”, l’affermazione è comunque falsa, perché se per assurdo fosse vera, significherebbe proprio il contrario, ossia che non tutti i cretesi mentono, dato che almeno uno di loro ha detto la verità. I falsi dogmi scientisti, sono un gravissimo ostacolo alla scienza autentica. Infatti allo scientista non importa nulla della scienza, se non come arma contro la religione. Lo scientista è prima di tutto un settario guidato non dalla sete di verità ma dal proprio orgoglio e dalla voglia di non sottostare a una “fastidiosa” legge morale. La fonte prima dello scientismo e del suo fratellino, l’ateismo non è quasi mai nel cervello, ma sotto la cintura, molto più in basso nell’anatomia umana.


Recentemente si è affacciato alla ribalta un nuovo scientismo, che rivendica alla scienza un campo d’indagine illimitato. La scienza stessa si propone cioè come filosofia onnicomprensiva in progressiva espansione. Ciò presuppone quindi che non vi sia niente al di fuori della scienza stessa se non l’ignoto. Si tratta di una forma di scientismo più insidiosa di quella tradizionale, ma anche questa è contraddittoria: infatti l’affermazione “al di fuori della scienza non vi è che l’ignoto” non è scientificamente dimostrabile, e ricade quindi in un’aporìa di fondo simile a quella del vecchio scientismo. Né è chiaro cosa sarebbe l’“ignoto”: le teorie sbagliate sostenute per motivi politici, come il darwinismo e l’ambientalismo, ad esempio, fanno parte dell’“ignoto”?

Lo scientismo non è che fede cieca, scienza mascherata da religione, e quanto di più contrario alla vera scienza: quella che si accontenta di ricercare nel proprio ambito senza pretendere di sostituirsi alla metafisica e alla teologia. E qual è quest’ambito? È l’investigazione dei fatti, alla ricerca di spiegazioni, di generalizzazioni e di leggi, senza forzature, arrestandosi di fronte a quello che appare inspiegabilmente contrario alle leggi naturali, riconoscendo i propri limiti. Dentro questi limiti, la scienza è un’impresa magnifica, che fa onore all’intelletto umano. Fuori di questi limiti cade nel delirio e nella superstizione, in un pensiero sedicente “moderno” che ha radici arcaiche: trae origine dall’antichissima, sempre mutante dottrina della gnosi, che si infiltra ovunque, senza che, di solito, i suoi sostenitori abbiano la minima idea della palude pseudofilosofica nella quale si sono cacciati.

Emilio Biagini

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