“Ma la scienza un giorno spiegherà...”,
esclama il credente della curiosa “religione” che si chiama scientismo: la fede secondo la quale la scienza sarebbe l’unica fonte di
conoscenza. Lo scientismo pretende di ridurre la complessità dell’esistente,
dove inevitabilmente moltissime cose ci sfuggono, per ridurre tutto alla
portata del nostro intelletto. Quando si assume il compito di amministrare la
società con le scienze economiche, politiche e sociali, sfocia nella
burocrazia, si assiste all’edificante spettacolo di giovani che studiano per
“amministrare” le vite degli altri (ossia montare loro sulla testa),
arzigogolare, negare finanziamenti ai piccoli imprenditori che ne hanno
disperato bisogno per non fallire e concederli invece agli “amici degli amici”,
paralizzare e ritardare ogni iniziativa, come è proprio della burocrazia.
Parallela allo scientismo è la
svalutazione della metafisica. Quest’ultima, ricordiamo, è la teoria dell’ente
in quanto ente, visto nei suoi caratteri universali, e conduce all’intuizione
dell’assoluto, ossia a Dio. La metafisica è creazione dell’antico pensiero
greco: in via puramente intellettuale, senza alcun aiuto dalla Rivelazione, i
Greci si erano persuasi dell’esistenza di Dio, al punto che avevano elevato, sull’acropoli
di Atene, il tempio “al Dio sconosciuto”, e san Paolo poté dire loro: “Il Dio
che voi adorate senza conoscerLo, io ve Lo annuncio” (Atti degli Apostoli 17,
23). La metafisica era tenuta in alto onore anche dalle menti più elette del
mondo romano, come Cicerone e Seneca.
Il grande filosofo Karl Popper, emigrato
in Gran Bretagna, per sottrarsi alla dittatura nazista, e divenuto professore
all’università di Oxford, era il maggior specialista di epistemologia
(filosofia della scienza) vissuto nel Novecento. A lui dobbiamo la demolizione
più efficace e incontrovertibile dello scientismo, la cui proposizione basilare
stessa è miseramente contraddittoria: infatti non è possibile dimostrare scientificamente che la scienza sia l’unica
fonte di conoscenza, per cui tale proposizione non è scientifica. Infatti,
se la proposizione fosse vera, significherebbe che almeno una proposizione non
scientifica è vera. Siamo dunque di fronte ad un’insanabile autocontraddizione,
ad una difficoltà logica irrisolvibile, e che, in termine tecnico, si chiama aporìa.
Il Popper categorizza tale tipo di
contradditorietà come un caso di “paradosso del cretese”, ben noto alla logica
classica e di facile comprensione. Infatti se un cretese dice: “Tutti i cretesi
mentono”, l’affermazione è comunque falsa, perché se per assurdo fosse vera,
significherebbe proprio il contrario, ossia che non tutti i cretesi mentono,
dato che almeno uno di loro ha detto la verità. I falsi dogmi scientisti, sono
un gravissimo ostacolo alla scienza autentica. Infatti allo scientista non
importa nulla della scienza, se non come arma contro la religione. Lo
scientista è prima di tutto un settario guidato non dalla sete di verità ma dal
proprio orgoglio e dalla voglia di non sottostare a una “fastidiosa” legge
morale. La fonte prima dello scientismo e del suo fratellino, l’ateismo non è
quasi mai nel cervello, ma sotto la cintura, molto più in basso nell’anatomia
umana.
Recentemente
si è affacciato alla ribalta un nuovo scientismo, che rivendica alla scienza un
campo d’indagine illimitato. La scienza stessa si propone cioè come filosofia
onnicomprensiva in progressiva espansione. Ciò presuppone quindi che non vi sia
niente al di fuori della scienza stessa se non l’ignoto. Si tratta di una forma
di scientismo più insidiosa di quella tradizionale, ma anche questa è
contraddittoria: infatti l’affermazione “al di fuori della scienza non vi è che
l’ignoto” non è scientificamente dimostrabile, e ricade quindi in un’aporìa di
fondo simile a quella del vecchio scientismo. Né è chiaro cosa sarebbe
l’“ignoto”: le teorie sbagliate sostenute per motivi politici, come il
darwinismo e l’ambientalismo, ad esempio, fanno parte dell’“ignoto”?
Lo scientismo non è che fede cieca,
scienza mascherata da religione, e quanto di più contrario alla vera scienza:
quella che si accontenta di ricercare nel proprio ambito senza pretendere di
sostituirsi alla metafisica e alla teologia. E qual è quest’ambito? È
l’investigazione dei fatti, alla ricerca di spiegazioni, di generalizzazioni e di
leggi, senza forzature, arrestandosi di fronte a quello che appare
inspiegabilmente contrario alle leggi naturali, riconoscendo i propri limiti.
Dentro questi limiti, la scienza è un’impresa magnifica, che fa onore
all’intelletto umano. Fuori di questi limiti cade nel delirio e nella
superstizione, in un pensiero sedicente “moderno” che ha radici arcaiche: trae
origine dall’antichissima, sempre mutante dottrina della gnosi, che si infiltra ovunque, senza che, di solito, i suoi
sostenitori abbiano la minima idea della palude pseudofilosofica nella quale si
sono cacciati.
Emilio Biagini
D'accordo parola per parola
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