venerdì 9 dicembre 2016

Personalità della Rsi a Genova, 1943-1945

 Pier Francesco Malfettani è uno scrittore insensibile e refrattario al vento in discesa - lemme lemme – dalle brulle colline incombenti sulla soddisfatta e gongolante stupidità della Genova avvolta nella nebbia crepuscolare/resistenziale.
 La città esausta e malinconica è incline ad accogliere e ad applaudire le sentenze lavative e purgative, diffuse dal collerico, imperioso Spruzzo Resistenziale, al fine di alterare, addomesticare e colonizzare la memoria storica degli italiani.
 Malfettani è invece autore di un veridico e avvincente saggio, Personalità della Rsi a Genova, inteso a rammentare la intrepida nobiltà dei gerarchi fascisti repubblicani (dodici sono citati nel saggio in questione) militanti contro le tracotanti, soffocanti, implacabili (e purtroppo vincenti) potenze democratiche.
 Potenze associate all'infame club dei praticanti il vizio di Sodoma e Gomorra, peraltro. L'autorevole e insospettabile Curzio Malaparte ha dimostrato, infatti, che la seconda guerra mondiale fu vinta dagli omosessuali, combattenti sotto l'umido usbergo della massoneria da vespasiano.
 Ora finalità sagacemente perseguita da Malefettani è la puntuale confutazione della leggenda nera, in cui il fascismo è ridotto alla figura della volgare brutalità.
 A smentire la abusata e ostinata diceria, circolante nell'obitorio antifascista, è sufficiente rammentare che “il fascismo allargò il suo spazio in ogni campo dell'arte, compenetrandola e conferendo ad essa la funzione di strumento” di civilizzazione e aprendola all'innovazione e all'esperimento.
 A conferma della sua tesi Malfettani cita dodici studiosi di alto profilo morale, che a Genova testimoniarono, in un periodo segnato dal triste rovesciamento del destino e delle gabbane, la loro fedeltà agli ideali di Benito Mussolini. Alcune delle brevi ma esaustive biografie scritte da Malfettani meritano una speciale citazione.
 L'autorevole primario palermitano Alfredo Cucco, ad esempio, è autore di un saggio che contesta la infondata (e ostinata e quasi invincibile) mitologia intorno alla felicità regnante e gongolante negli Stati Uniti d'America , “il paese dove la barbarie ancora culmina attraverso la selvaggia manifestazione del linciaggio, il paese dove, come un rosario disonorante, si snodano per le strade le marce della fame”.
 Del poeta e medaglia d'oro Carlo Borsani si rammenta la presenza a Genova per predicare, con toni profetici, la pacificazione: “la voce dei morti è come la voce di Dio: si fa intendere nella solitudine della meditazione e nel raccoglimento della preghiera, non già nel frastuono e nel contrasto delle passioni e degli odi o nel turbine delle vendette”.
 Avvincente è la rievocazione dell'animoso patriota, padre Eusebio Zappaterreni, autore di una ispirata orazione che invocava la protezione della Madre di Dio: “Noi vogliamo che la Madonna sia proclamata Regina d'Italia e batteremo le monete con la scritta: Maria Regina della Repubblica Sociale Italiana”.
 Malfettani dedica un ampio e puntuale capitolo a Carlo Alberto Biggini, l'insigne studioso, che fu ministro della pubblica istruzione nel governo della Ra pubblica Sociale Italiana. Di Biggini è rammentata la magnanimità che lo indusse ad intervenire per sventare la minaccia incombente su alcuni suoi colleghi, (fra i quali Giorgio Bo, Agostino Capocaccia, Adelchi Baratono, Roberto Lucifredi, Antonio Maria Maragliano, Eugenio Togliatti) che, nel luglio del 1943, avevano firmato un frettoloso documento antifascista.

 L'opera di Malfettani, in definitiva, costituisce una importante correzione alla mitologia (spesso calunniosa) intorno alla vicenda dei fascisti repubblicani. Come tale il saggio deve essere proposto ai giovani studiosi, che sono tuttora intossicati da una storiografia finalizzata al puntellamento di un potere politico avvolto negli immortali fumi prodotti dall'incenso democratico e resistenziale.

Piero Vassallo

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