Il tuffo del
pensiero atlantico nelle grigie e morte acque del conservatorismo, pone il
problema di far uscire la cultura della destra italiana dall'illusione, nella
quale è sequestrata dall'insensata ma gongolante e galoppante euforia, destata
dall'elezione di Donald Trump alla pittoresca presidenza degli Stati Uniti
d'America.
Festeggiata la
squillante trombatura della babilonese globale Hilary Clinton, si
dovrebbe finalmente considerare il profilo grottesco e farlocco della
vincente destra americana.
Secondo
l'indeclinabile lezione, a suo tempo impartita da Francisco Elias de Tejada,
l'orizzonte della cultura della destra autentica ossia tradizionale,
rappresenta l'allontanamento del pensiero post fascista dall'influsso (pseudo
ecumenico) dalle suggestioni inquinanti, diffuse dai catatonici e microcefali
banditori francesi e dai teologi di scuola luterana e/o anglicana, in libera
circolazione negli Stati Uniti d'America e nelle menti dei nomadi italiani,
festanti e gongolanti nel cerchio magico disegnato dalle attempate (para
massoniche e/o tardo schellinghiane) opere di René Guénon e di Giulio Evola.
Assimilato e
metabolizzato lo squittio esoterico, le eccitate/intossicate avanguardie destre
si abbandonarono - sciaguratamente - ai fonemi al carbonio, in uscita fumosa
dal vuoto polmonare del filosofante neo pagano Alain De Benoist e dei suoi
pallidi ed esangui reggicoda italiani.
Una destra
vivente è dunque pensabile e realizzabile solamente a partire dal congedo delle
incapacitanti suggestioni neo pagane, che giacciono sotto il freddo marmo
massonico.
La furente e
disgraziata circolazioni del modernismo francese nella Chiesa post conciliare
complica e tuttavia non annulla il disegno di una destra d'ispirazione
cristiana, intesa a riprendere il cammino interrotto dalla fragilità clericale
e dalla confusione democristiana.
Il vero e quasi
insormontabile ostacolo al risanamento della politica nazionale è costituito
dalla diaspora del popolo militante nella destra di ispirazione cattolica in un
pulviscolo di associazioni, nelle quali la vivacità e l'attualità del
soggiacente pensiero sono purtroppo associate a progetti di organizzazioni
abbagliate e inquinate dal culto della loro (per lo più labile e mortificante)
particolarità.
La produzione
di immaginarie e comunque fragili differenze, gridate o sussurrate dagli
studiosi in agitazione invincibile a destra, costituisce l'ostacolo alla
fondazione di un movimento d'indirizzo cristiano, capace di ostacolare efficacemente
e rovesciare il cammino della dissoluzione in atto.
L'unificazione
delle sparse membra del tradizionalismo italiano, che sta dimostrando una
straordinaria vitalità intellettuale, è un compito che non può essere affidato
agli attempati fondatori e protagonisti degli annosi e tradizionali scismi. Di
qui l'attenzione che si dovrebbe prestare ai giovani emergenti, quali (ad
esempio) Roberto Dal Bosco, Elisabetta Frezza, Alessandro Gnocchi, Emilio
Artiglieri, Rodolfo de Mattei.
Sarebbe un
imperdonabile peccato non capire che una destra unita intorno ai princìpi della
tradizione italiana (ossia sollevata dalla umiliante ipoteca liberale) potrebbe
contrastare efficacemente la cultura della sinistra crepuscolare, ormai ridotta
alla mesta circolazione intorno agli avanzi tossici di un trionfale banchetto.
Piero
Vassallo
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