lunedì 19 dicembre 2016

La destra dopo la meningite esoterica

 Il tuffo del pensiero atlantico nelle grigie e morte acque del conservatorismo, pone il problema di far uscire la cultura della destra italiana dall'illusione, nella quale è sequestrata dall'insensata ma gongolante e galoppante euforia, destata dall'elezione di Donald Trump alla pittoresca presidenza degli Stati Uniti d'America.
 Festeggiata la squillante trombatura della babilonese globale Hilary Clinton, si dovrebbe finalmente considerare il profilo grottesco e farlocco della vincente destra americana.
 Secondo l'indeclinabile lezione, a suo tempo impartita da Francisco Elias de Tejada, l'orizzonte della cultura della destra autentica ossia tradizionale, rappresenta l'allontanamento del pensiero post fascista dall'influsso (pseudo ecumenico) dalle suggestioni inquinanti, diffuse dai catatonici e microcefali banditori francesi e dai teologi di scuola luterana e/o anglicana, in libera circolazione negli Stati Uniti d'America e nelle menti dei nomadi italiani, festanti e gongolanti nel cerchio magico disegnato dalle attempate (para massoniche e/o tardo schellinghiane) opere di René Guénon e di Giulio Evola.
 Assimilato e metabolizzato lo squittio esoterico, le eccitate/intossicate avanguardie destre si abbandonarono - sciaguratamente - ai fonemi al carbonio, in uscita fumosa dal vuoto polmonare del filosofante neo pagano Alain De Benoist e dei suoi pallidi ed esangui reggicoda italiani.
 Una destra vivente è dunque pensabile e realizzabile solamente a partire dal congedo delle incapacitanti suggestioni neo pagane, che giacciono sotto il freddo marmo massonico.
 La furente e disgraziata circolazioni del modernismo francese nella Chiesa post conciliare complica e tuttavia non annulla il disegno di una destra d'ispirazione cristiana, intesa a riprendere il cammino interrotto dalla fragilità clericale e dalla confusione democristiana.
 Il vero e quasi insormontabile ostacolo al risanamento della politica nazionale è costituito dalla diaspora del popolo militante nella destra di ispirazione cattolica in un pulviscolo di associazioni, nelle quali la vivacità e l'attualità del soggiacente pensiero sono purtroppo associate a progetti di organizzazioni abbagliate e inquinate dal culto della loro (per lo più labile e mortificante) particolarità.
 La produzione di immaginarie e comunque fragili differenze, gridate o sussurrate dagli studiosi in agitazione invincibile a destra, costituisce l'ostacolo alla fondazione di un movimento d'indirizzo cristiano, capace di ostacolare efficacemente e rovesciare il cammino della dissoluzione in atto.
 L'unificazione delle sparse membra del tradizionalismo italiano, che sta dimostrando una straordinaria vitalità intellettuale, è un compito che non può essere affidato agli attempati fondatori e protagonisti degli annosi e tradizionali scismi. Di qui l'attenzione che si dovrebbe prestare ai giovani emergenti, quali (ad esempio) Roberto Dal Bosco, Elisabetta Frezza, Alessandro Gnocchi, Emilio Artiglieri, Rodolfo de Mattei.
 Sarebbe un imperdonabile peccato non capire che una destra unita intorno ai princìpi della tradizione italiana (ossia sollevata dalla umiliante ipoteca liberale) potrebbe contrastare efficacemente la cultura della sinistra crepuscolare, ormai ridotta alla mesta circolazione intorno agli avanzi tossici di un trionfale banchetto.


Piero Vassallo

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