Queer – che
tradotto in italiano significa strambo, bizzarro - viene utilizzato dai suoi
sostenitori per indicare il carattere indefinito e sempre mutevole
dell'identità sessuale. I teorici queer portano dunque alle estreme conseguenze
gli 'ideologi del gender, denunciando il fondamento il fondamento etero
sessista … e sostenendo la necessità di creare un paradigma antropologico non
più soggetto all'eterosessualità obbligatorio.
Rodolfo de Mattei
Il progressivo, democratico, illuminato
abbassamento della legge morale esalta l'irresistibile fruscio nei gabinetti
deputati all'amicizia capovolta e le grida dalla savana del conformismo.
Gli impulsi contro natura, che salgono dal
fondo tenebroso e melmoso, in cui l'avversione a Dio incontrano l'oscuramento
della ragion politica e la irresistibile debolezza dei difensori della
sessualità secondo natura.
Vero è che le camarille pederastiche e
lesbiche raccolgono – davanti all'impassibile palazzo dei disertori e
dei complici - minoranze alterate e sconvolte dalle scuole del delirio
americano, nelle quali imperversa l'infondata, sofistica e urlante opinione
sulla naturalità (e sulla liceità) degli atti sessuali contro natura.
Lo studioso Rodolfo de Matteri, autore di un
puntuale ed esauriente saggio – Dalla sodomia all'omosessualità
– proposto in questi giorni dall'irriducibile Marco Solfanelli editore in
Chieti - cataloga e confuta i sofismi democratici e progressivi, che, ispirati
dalla rivoltante aberrazione, che l'intrepido don Ennio Innocenti definisce
coprofagia, eccitano e sconvolgono i laidi marciatori in guerra contro
la legger naturale.
Rodolfo de Mattei rammenta che il primo sodomita ad
uscire dal rifugio costituito dall'anonimato, fu il raffinato giurista tedesco
Karl Heinrich Ulrichs Award (Aurich 1825 - L'Aquila 1895).
Di seguito il giovane e qualificato studioso
italiano dimostra che “Award cercò di presentare la condizione
omosessuale come una inclinazione innata e naturale”, e che la sua bizzarra
e delirante tesi fu respinta e ridicolizzata dagli scienziati tedeschi.
Agli intellettuali della (avventizia,
gongolante) sinistra pederastica, Rodolfo de Mattei rammenta (ironicamente) il dileggio
di cui l'inversione sessuale, nel 1869, fu fatta oggetto dal sodale di Marx,
Friedrich Engels, del quale è citato uno sprezzante giudizio: “Mi aspetto
che il nuovo Codice penale della Germania settentrionale abbia
riconosciuto i droits du cul … Per noi povera gente del davanti, con la nostra
puerile inclinazione per le donne, le cose si metteranno ben male allora...”.droits
Evidentemente i pensatori materialisti del
XIX secolo non erano ancora affascinati e catturati dal vortice e dal
vaneggiamento pederastico, che è scritto sul vessillo della spudorata e
debragata avanguardia contemporanea.
Il progetto di tale avanguardia, è
capovolto e accecato al punto di sostenere, sorpassando i confini del classico
idealismo, che “non è l'essere a determinare il pensiero ma il pensiero a
determinare l'essere: io non sono ciò che sono ma ciò che il mio io o la mia
coscienza mi dice di essere”.
Rodolfo de Mattei non si arresta neppure davanti alla
incensata rispettabilità delle teorie scientifiche elaborate da Alfred Charles
Kinsey e rammenta che il famoso e applaudito scienziato “fu un convinto
sostenitore della pedofilia e dell'abrogazione delle leggi che tutelavano i
bambini contro i rapporti sessuali con uomini adulti”.
Contro le aberrazioni in corsa libera nei
palazzi del potere progressista/nichilista, Rodolfo de Mattei, scrittore d'avanguardia,
afferma risolutamente l'attualità della tradizionale scuola di pensiero “che
sottolinea l'esistenza di una natura umana congenita che prevede un progetto
specifico che si realizza nella complementarietà tra l'uomo e la donna”.
Le scuole di delirio e le capovolte cattedrali
del vizio impropriamente detto gay e della tanatofilia iniziatica
riescono a turbare la vita sociale delle persone fragili e inclini al
conformismo, diffondendo la lue abortista e la cialtronesca schizofrenia
divorzista, nelle fasce indifese dalla società dei politicanti e stordite dai giornaloni,
non possono piegare la vita agli incubi dei tanatofili e dei dementi chic.
Alla classe dirigente della destra oggi
esangue e balbettante in dialetto politichese, Rodolfo de Mattei offre l'occasione
di uscire dalla gabbia dell'insignificante chiacchiera e di lanciare il guanto
di sfida sulla faccia americana di un potere alienato dai gridolini del
vespasiano.
Piero Vassallo
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