“Sembrava che, dopo aver rifiutato il Cristianesimo,
alla società inebetita fosse caduta la testa e si fosse posta in adorazione,
così decapitata, dinanzi alla materia mentre questa, divenuta, per un prodigio
infernale, micidialmente intelligente, si preparava ad annientarla”.
Domenico Giuliotti
Interprete
geniale e autorevole della cultura di una destra dis-americanizzata, non
abitante nella disadorna casa della Meloni e pertanto capace di ragionare oltre
la fulminante suggestione evoliana e dopo la escursione finiana negli
ambulacri quirinalizi del socialismo irreale, il giovane e brillante filosofo
Paolo Rizza propone una azione culturale indirizzata ad accogliere, aggiornare
ed interpretare sagacemente l'ingente eredità di Attilio Mordini, l'opera che
Luigi Gagliardi, pensatore refrattario alle stizzose ingiunzioni degli
inquisitori politicamente corretti, definisce “la cultura
controriformistica del fascismo”.
Nel
saggio La reazione cattolica contro la decadenza, edito in Chieti
dall'impavido Marco Solfanelli, Rizza lancia il guanto di sfida contro
il teologicamente corretto e la teologia di stampo sudamericano, spezzoni di
una frenesia modernista al tardo e disperato galoppo nella praterie del
passato marxiano, affermando risolutamente e dimostrando, senza lasciar
ombra di dubbio, che “la Tradizione, che Mordini considera il fondamentale
criterio interpretativo delle vicende contingenti, è costituita dal depositum
fidei affidato da Cristo alla Sua Chiesa quale attuazione del disegno
divino sapientemente preordinato ab aeterno”.
Nel
magistrale capitolo dedicato al pensiero antimoderno, Rizza elogia e attualizza
l'opera di Domenico Giuliotti una autore la cui memoria è oscurata “da un
pervasivo potere culturale che mira protervamente a difendere i tratti
costitutivi dell'ideologia, tentando di preservarli dai fallimenti catastrofici
che ne hanno caratterizzato la storia”.
Rizza
osa difendere la memoria del conte reazionario Clemente Solaro della
Margharita (1792-1869), un patriota che fu avversario implacabile dei liberali
e dei massoni, complici e servi sciocchi degli invasori francesi. Di Solaro è
opportunamente rammentata sopra tutto “la coraggiosa opera civile, tesa alla
creazione di un assetto costituzionale alternativo al centralismo burocratico
di stampo cavourriano e perciò capace di tutelare le molteplici peculiarità
della penisola”.
Alla
correzione dell'innaturale entusiasmo cavourriano, festante negli ambulacri
della destra acefala e debragata è dedicato il capitolo intitolato alla
riflessione antiliberale di Louis de Bonald, il geniale studioso cui si deve la
confutazione delle utopie canagliesche, diffuse da eversori sedicenti
illuminati.
Avvincente
è altresì il capitolo dedicato ai paesaggi spettrali del nichilismo, un
capitolo in cui sono riproposte e aggiornate le ragioni esposte da Maurizio
Blondet nel magistrale saggio Gli Adelphi della dissoluzione Strategie
culturali del potere iniziatico, un catalogo delle nefandezze urinarie,
coperte dal mantello della massoneria.
Impegnativo
e avvincente è il capitolo dedicato allo sviluppo della filosofia dopo Giovanni
Gentile, la cui opera è apprezzata da Rizza quale dichiarazione della “consapevolezza
della indispensabilità di un inveramento del cattolicesimo in una
interpretazione coerentemente dialettica e idealistica del reale, che porta il
fondatore dell'idealismo a ritenere – come osserva Michele Federico Sciacca –
che il suo pensiero costituisce l'unica posizione spiritualistica e cristiana
fuori o contro la quale si è naturalisti e atei”.
Merita
una speciale segnalazione il capitolo dedicato ad Enzo Erra, autore de L'inganno
europeo, una puntuale e impietosa critica della mitologia europeista. Erra
è stato un pensatore geniale, ingiustamente declassato e archiviato in tutta
fretta dagli alieni liberali, che hanno occupato e sfigurato l'area della
destra italiana. Di Erra si rammenta la ferma denuncia dell'attuale istituzione
europea “concentrato di falsificazione della storia e del linguaggio …
costituzione economica e finanziaria di un'Europa che, figurando come ridicola
caricatura degna delle democrazie”.
Il libro di Rizza si propone agli
aspiranti alla disintossicazione dai filosofemi associati a una storiografia
corrente nei fumi emanati del delirio democratico.
Piero Vassallo
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