La
mia amicizia con Gaetano Rasi (nato a
Lendinara, Rovigo, il 15 maggio 1927)
è di lunga data; risale attorno al giugno-luglio del 1947, quando c’incontrammo
nel primo convegno interregionale della gioventù del Msi a Padova dov’erano
convenuti i delegati provenienti dai gruppi giovanili del Triveneto per
organizzare una manifestazione per l’italianità del Trentino-Alto Adige contestata
dai gruppi austriacanti del Volskpartei costituitisi
a Bolzano.
Gaetano - patavino da parecchi anni - faceva
gli onori di casa di casa, assieme a Carlo Amedeo Gamba, Gianni M. Pozzo ed il
cugino Cesare Pozzo.
Una
foto d’epoca, di poco successiva, ci ritrae in gruppo alla stazione ferroviaria
di Venezia dove eravamo affluiti (gennaio 1951) per un convegno regionale del
Raggruppamento giovanile. Gaetano Rasi, unico con cappello, in quella foto
s’assomma sorridente dietro ad un giovanissimo Fausto Gianfranceschi.
Quel nostro rapporto, umano, politico,
intellettuale, non s’affievolì neppure quando (febbraio 1978) lasciai l’Italia
per una missione professionale in Cile, che con il tempo mi trasformò in un
italiano stabilmente residente all’estero.
Egli,
invece, presentando il 2 marzo 2012
a Palazzo Sora in Roma, il mio libro La perestoika dell’ultimo Mussolini, confessava
agli astanti:
“Ho la convinzione di aver sempre conosciuto
Primo Siena. Non riesco a stabilire una data, un’occasione, un luogo dove io
abbia incontrato per la prima volta l’autore di questo libro. Il mio sodalizio
umano ed intellettuale con Primo, che nasce certamente nei mesi immediatamente
successivi alla seconda Guerra Mondiale, costituisce uno di quei fatti che sono
compenetrati nella formazione continua di ciascuno di noi nel corso del tempo.
Insomma che fa riferimento a coloro con i quali condividiamo principi e
valutazioni (cum qui in idem sentiunt)”.
Quel
nostro sodalizio, infatti, è durato ininterrottamente fino al giorno del suo
inaspettato decesso (20 novembre 2016), quando si trovava a mezza strada dei
suoi novantanni, pieni di acuta e penetrante lucidità intellettuale.
C’eravamo
visti ed abbracciati a Roma (11 ottobre 2016) alla celebrazione del
settantesimo del Msi, organizzata dalla “Fondazione Giorgio Almirante”.
Quattro
giorni prima del suo improvviso ricovero in clinica, l’avevo chiamato
telefonicamente a Bracciano da Santiago del Cile. Ci s’era parlati per quasi
due ore, trattando diversi argomenti di comune interesse: i cambi culturali e
sociopolitici avvenuti nel mondo ultimamente; le celebrazioni dei 70 anni dalla
fondazione del Msi, i problemi della Fondazione di Alleanza Nazionale; la
situazione del Cesi, quel Centro
Nazionale di Studi politici ed economici, sua ultima creatura la cui continuità
nel futuro era il suo cruccio. “Vi ho raccolto uomini di alto valore e profilo,
già anziani o di mezza età, ma vedo pochi giovani” mi diceva.
I giovani della nostra area politica e la loro
formazione, erano la sua costante, profonda preoccupazione (da me condivisa),
perchè essi solo – insisteva - possono assicurare la proiezione futura del
nostro progetto politico alternativo.
Un
progetto politico le cui radici affondavano in un tempo assai lontano, quando
sulle pagine della rivista giovanile Cantiere
(n.2, marzo 1952) Gaetano rintracciava
la derivazione corporativa (e s’era a 7 anni appena dalla sconfitta del 1945)
del “Piano” di William Beveridge avviato nell’Inghilterra laburista di quegli
anni.
Egli richiamava l’attenzione su questo caso
perchè: “l’interesse che esso suscita – scriveva – viene anche dal fatto che
proprio questa nazione fu la irriducibile nemica e la causa prima della
sconfitta di quell’Italia che espresse la soluzione sociale ed economica
valida, con i necessari adattamenti, per tutti i popoli, compresi quelli di
lingua inglese”.
E
commentava in proposito: “Interessante è per noi, che combattemmo dall’altra
parte della barricata, constatare come il nemico a mano a mano che ci
combatteva, si appropriava, facendole passare per proprie, quelle idee che
costituivano i motivi ideali per i quali moriva il fior fiore della gioventù
europea”.
Allievo
dell’economista Marco Fanno e del geopolitico Ernesto Massi, il giovane Gaetano
Rasi si poneva già da allora il problema della giustizia sociale come un
problema non solo economico bensì etico, inteso quindi come esigenza spirituale
per assicurare un ordine ai rapporti tra gli uomini, nell’ambito di una
struttura organica e funzionale dello Stato moderno, affinchè il cittadino non
naufragasse nell’anonimia della massa informe.
Egli
riprende questi concetti quando assieme a me, alla fine del 1954, dà vita alla
rivista Carattere; la quale - accanto
alla linea gentiliana e tradizional-evoliana di Cantiere (che fu l’officina, il laboratorio appunto, di una ricerca
d’indirizzo), ne accentua una tradizional-cattolica elitista che puntava
all’unione metapolitica tra due mondi anteriormente poco comunicanti: il
religioso ed il politico; due spazi dove dovrebbe agire l’essere umano
sostenuto eticamente da principi spirituali trascendenti.
Ma è soprattutto con una misura di coerenza
morale (un “carattere” appunto, ossia fermezza consapevole) con la quale
Gaetano Rasi si misura in questa avventura culturale proponendo le linee – sono
parole sue – “di un progetto politico non restaurativo, ma evolutivo” atto a
raccogliere le emergenti esigenze spirituali, etiche e politiche future di una
postmodernità tuttora incerta e confusa.
Fin
dal tempo di Carattere egli comprese
che, senza cambiare la visione del mondo offertaci dal riduzionismo scientifico
moderno (e dalle sue conseguenze tecnologiche, non sempre positive), non si
sarebbe potuto affrontare la crisi attuale che ha avvolto il mondo per aprirgli,
quindi, spazi futuri più fecondi dove la scienza e la tecnica ritornino
fecondamente al servizio dell’uomo.
Già
da allora - dotato di una solida cultura classica, nutrita altesì di una
profonda visione spirituale – egli intuì la correlazione tra una scienza
interdisciplinare come la metapolitica e la metafisica della politica (tanto
ideologica come economica), intesa non come una scienza esclusivamente
teoretica, bensì come misura di pensiero che si apre all’azione politica
concreta dove il metapolitico agisce.
Infatti,
come precisava ancora, “la rivista trattò molti temi relativi alla
trasformazione dello Stato, fondato dopo la sconfitta solo sui partiti, in uno
Stato che fosse l’organizzazione giuridica rappresentativa di tutti i corpi
sociali della Nazione. In quest’ottica, la rivista Carattere rappresentò un ponte tra il passato, il presente e il
futuro”.
Bisognava infatti, secondo lui, sciogliere il
nodo della discontinuità storica inevitabile tra il fascismo mussoliniano, cioè
tra il fascismo storico ed il periodo successivo nel quale stavano sorgendo
nuove esigenze geopolitiche, geoeconomiche e culturali che si stanno
consolidando ed evolvendo in una postmodernità tuttora incerta e confusa.
Diveniva
quindi necessario non un taglio netto sul nodo gordiano, ma un dipanare con
pazienza e creatività raziocinante il nodo della frattura storica, per
mantenere – pur con nuove forme per i tempi nuovi – una continuità d’idee e di
principi, al fine di elaborare programmi attuali per un progetto politico
alternativo volto a creare una Nuova Repubblica organica, dotata di una
democrazia partecipativa in sostituzione della attuale, imbrigliata nelle
maglie aggrovigliate di “un tiranno senza volto”: la partitocrazia.
Gaetano
Rasi ha visto la possibilità di risolvere il male della partitocrazia
attraverso l’instaurazione di una funzione corporativa, che si profila come la quarta accanto alle altre tre (la
legislativa, l’esecutiva, la giudiziaria), in un ambito che da politico si fa
metapolitico perchè soddisfa la problematica relativa all’ordinamento d’una
società composta da uomini liberi ed orientata al bene comune; ragion per cui
la politica si costituisce come ramo della morale intesa quale etica civile
della convivenza umana sociologicamente e giuridicamente organizzata; una
convivenza che attinge infine alla metafisica, come insegnava l’ insigne
maestro dell’ateneo patavino, da Gaetano Rasi ben conosciuto e seguito: Marino
Gentile.
Il
quale nel corso di un suo famoso corso accademico su “Il filosofo di fronte
allo Stato” (1969) aveva affermato: “Una filigrana naturale collega l’uomo allo
Stato, perchè non esiste ordine giuridico senza morale, come non c’è ordine
fisico senza metafisica”.
In
quest’ottica, Rasi ha insegnato che l’ordine derivato dalla funzione
corporativa si va costituendo mediante la partecipazione
in sede politica, economica e culturale (ossia anche in senso antropologico).
Ed ha attribuito alla partecipazione la caratteristica ineliminabile della corresponsabilità perchè il partecipare implica un condividere, cioè l’assunzione tanto dei
doveri e dei sacrifici come degli esiti e dei benefici dell’azione.
Questo
concetto “corporativo” di partecipazione – egli precisava[1]- “si
differenzia nettamente dalle interpretazioni astratte e deformate” poste in
circolazione dalla sociologia comunitaria, la quale annega nel calderone anonimo
nell’assemblearismo il contenuto autentico della partecipazione, perchè in tal
caso si esclude tanto la responsabilità individuale quanto “ l’apporto della
volontà e delle intelligenze dei partecipanti pur tendenti al fine comune”.
Per
Gaetano Rasi, nella cultura politica contemporanea sono tuttora presenti, con
diverse sfaccettature e commistioni, tre ideologie: il liberismo, il socialismo
e il corporativismo.
Delle
prime due, di derivazione illuminista si conoscono i limiti e gli effetti
concreti che ne hanno messo in crisi l’effettualità. In esse, l’ideologia pone
sempre un interesse primario rispetto
al quale i valori risultano
secondari.
Infatti,
nel liberismo le scelte dell’individuo
sono sempre preminenti sulla società, e la libertà economica senza disciplina
(cioè senza un minimo di programmazione interna e volontaria) esportata nel
mondo, serve infine ad un potere contrario alla libertà: al potere dispotico
del denaro. Mentre nel il socialismo (tanto nella formulazione radicale del
comunismo, come in quella moderata della socialdemocrazia) l’interesse del
proletariato, inteso come classe organizzata a Stato, prevale su quello
dell’individuo che in tal modo viene annullato nella massa.
Rasi
riconosce che, dal punto di vista storico, sono stati vissuti periodi di
alternanza di un interesse o di un valore preminente su un altro; quindi, per
uscire da tale altalena, l’obiettivo da perseguire resta la costituzione di una
società nella quale “tutti i valori abbiano sede e siano fra essi correlati. La
scelta di un valore come assoluto e preminente sugli altri, costituisce un
momento di crisi etica e sociale”; e comunque si tratta di fasi di passaggio.
Solo
la terza costituisce una prospettiva di futuro in grado di destreggiarsi tra i
difetti e gli errori delle altre due, perchè essa punta alla ricerca dialettica
di una armonia sociale tra le parti in grado di sostituirsi alla lotta di
classe, trasformando così la politica da arte o scienza esclusiva del gestire il
potere, in modalità sostanziale per vivere la pienezza di ogni essere umano.
Il momento obiettivo per evitare le crisi
etico-sociali od uscirne, è costituito dalla ricerca operativa onnipresente ed istituzionale di tutti i
valori. E chi pensa ad un superficiale, difficile equilibrismo post-ideologico
perchè - tanto - saremmo usciti definitivamente dall’epoca delle ideologie,
s’inganna. Oggi il perseguimento degli
interessi (non sempre limpidi ed onesti) sostituisce quello dei valori; per
cui le ideologie non sono sparite, hanno solo cambiato di segno.
Il corporativismo,quindi, nonostante le
demonizzazioni semantiche affibiategli dalle ideologie contrastanti, risulta la terza via possibile
Analizzando
la storia delle idee sviluppatesi all’interno del Msi, nei 48 anni della sua
esistenza, Gaetano Rasi ne individua, appunto, l’identità politico-dottrinale
nel corporativismo concepito come
l’ideologia “che tende a realizzare la democrazia
sostanziale in contrapposizione alla democrazia
solo formale dei regimi liberisti e partitocratici, tendenzialmente
oligarchici e indifferenti allo sviluppo solidale della comunità cui appartiene
un popolo nella sua consapevolezza”[2].
Questo
corporativismo costituzionale
affermato dal Msi – e alla formulazione dottrinale del quale, Rasi ha dato un
forte contributo di pensiero – postula una Repubblica presidenziale dove il
Presidente della Repubblica è la sola autorità che viene eletta direttamente
dagli cittadini indifferenziati, mentre la selezione del resto della dirigenza
politica viene affettuato elettoralmente “dal cittadino individuato nella sua
competenza professionale e nelle sue opinioni politiche”. Sicchè gli istituti
parlamentari che esprimono l’esecutivo e fanno le leggi, sono formati, per una parte,
dai partiti politici costituiti “da coloro che la pensano alla stessa maniera (qui in idem sentiunt) e propongono
progetti e programmi politici”; e per l’altra parte “dalle associazioni spirituali,
culturali, economiche, ossia le categorie professionali e del volontariato”:
corpi sociali organici che – secondo la dinamica della società - sono portatori
“di specifiche competenze nonchè d’interessi morali e materiali”.
Nello
sviluppo delle sue riflessioni sul corporativismo
democratico del Msi, Gaetano Rasi ha dimostrato, accanto alla preparazione
giuridica (s’era infatti laureato, a suo tempo, in giurisprudenza), una solida
formazione speculativa nutrita da un’ annosa consuetudine con il filosofo Ugo
Spirito e dalla filosofia attualista di Giovanni Gentile (il maggior pensatore eminente
del nostro Novecento), al quale ha dedicato acuti saggi, trasmessi nella loro
essenza educativa, sia dalle cattedre universitarie dalle
quali ha esercitato un originale magistero economico-sociale, sia dalle
ricerche scientifiche e dai corsi politici svolti mediante l’Istituto di Studi
Corporativi, da lui fondato e diretto per cinque lustri; ed infine attraverso
la Fondazione Ugo Spirito della quale fu, se non erro, il primo presidente.
Ha
vissuto una vita dedicata allo studio e al magistero politico inteso come
“servizio al cittadino, alla società, alla Patria”: con trasparenza, onestà e
disinteresse (nominato Ministro del Commercio Estero del Governo Dini nel 1995,
rifiutò l’incarico per coerenza politica).
Italiano
cattolico, discreto ma osservante, ha creduto nella religione dei padri, ha
vissuto con intensità spirituale le vicende della Patria con l’animo del
combattente che affronta le vicende varie e talora difficili della vita come uomo di carattere che non s’arrende:
esempio di vita per le nuove generazioni che si inerpicano sui sentieri scosesi
del secondo millennio.
Questi
fu Gaetano Rasi!
Primo Siena
[1]
[1] G.Rasi, Partecipazione organica e política programmatoria in AA.VV., Il Corporativismo è libertà. Gruppo di studio Fuan-Isc. Collana “La alternativa”. Istituto di Studi Corporativi, Roma 1975, p.21-22.
[1] G.Rasi, Partecipazione organica e política programmatoria in AA.VV., Il Corporativismo è libertà. Gruppo di studio Fuan-Isc. Collana “La alternativa”. Istituto di Studi Corporativi, Roma 1975, p.21-22.
[2]
[2] Le citazioni, virgolettate, sono tratte dall’opera: GAETANO RASI, Storia del progetto politico alternativo. Dal Msi ad AN (1946-2009). Vol.Iº , La costruzione dell’identità (1946-1969).Solfanelli Ed. 2015. Pagg. 224 + 8 ill. Il progetto editoriale dell’opera prevede, come seguito di questo volume, altri due: L’alternativa al sistema (1970-1994) che va dalla preparazione del IXº congresso dove alla sigla MSI si aggiunge la dicitura “Destra Nazionale”, fino alla trasfornamazione del MSI-DN in Alleanza Nazionale; e un 3º volume, titolato: Evoluzione, involuzione, eclissi (1995-2009) che fa riferimento alle vicende che vanno dal tentativo di allargare il consenso di base fino alla destrutturazione organizzativa ed alla dissipazione del patrimonio progettuale, per concludersi nella fusione di AN con Forza Italia. E` da sperare che l’improvviso decesso dell’autore, non arresti l’edizione di quest’opera fondamentale per lastoria delle idee del Msi, e di cui il 2º volume si trova già tutto composto. Gaetano mi ha dedicato una copia del Iº volume con queste parole: “All’amico di cuore e di mente Primo Siena col quale mi trovo sempre in sintonia, nell’auspicio che i suoi libri e i miei piú modesti saggi possano trovare prosecuzione di pensiero e di azione. 8 Settembre 2015 (che anniversario...) G.R.
[2] Le citazioni, virgolettate, sono tratte dall’opera: GAETANO RASI, Storia del progetto politico alternativo. Dal Msi ad AN (1946-2009). Vol.Iº , La costruzione dell’identità (1946-1969).Solfanelli Ed. 2015. Pagg. 224 + 8 ill. Il progetto editoriale dell’opera prevede, come seguito di questo volume, altri due: L’alternativa al sistema (1970-1994) che va dalla preparazione del IXº congresso dove alla sigla MSI si aggiunge la dicitura “Destra Nazionale”, fino alla trasfornamazione del MSI-DN in Alleanza Nazionale; e un 3º volume, titolato: Evoluzione, involuzione, eclissi (1995-2009) che fa riferimento alle vicende che vanno dal tentativo di allargare il consenso di base fino alla destrutturazione organizzativa ed alla dissipazione del patrimonio progettuale, per concludersi nella fusione di AN con Forza Italia. E` da sperare che l’improvviso decesso dell’autore, non arresti l’edizione di quest’opera fondamentale per lastoria delle idee del Msi, e di cui il 2º volume si trova già tutto composto. Gaetano mi ha dedicato una copia del Iº volume con queste parole: “All’amico di cuore e di mente Primo Siena col quale mi trovo sempre in sintonia, nell’auspicio che i suoi libri e i miei piú modesti saggi possano trovare prosecuzione di pensiero e di azione. 8 Settembre 2015 (che anniversario...) G.R.
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