Mentre il
passato non può essere cambiato, la memoria e il modo di fare memoria possono
essere trasformati.
Dichiarazione congiunta firmata da José Bergoglio
e
dal vescovo luterano Munib Yunan.
Narra una rinomata e curiosa
leggenda o fiaba di stampo teutonico che Karl Friedrich Hieronymus barone di
Munchhausen, tirandosi per i capelli, si alzò in volo sopra la palude, che
stava per inghiottirlo, e in tal modo rovesciò e capovolse la inflessibile
legge, che obbliga esseri viventi ed esseri inanimati ad aderire alla dura e attraente
terra.
Il teologo progressivo, elevandosi
dalla piatta e profana realtà, grazie al mistico tiro dei capelli, crede
fermamente di essere autorizzato a correre – piamente - nelle sconfinate e
surreali praterie dello storicismo, ultimamente trasformato nella paradossale
elevazione del barone di Munchhausen.
Sulla terra del stravaganza
fiabesca cresce un'erba, che nutre i sogni nei quali si manifesta la liceità
del fantasticare, del capovolgente stato onirico, in cui si rivela, ad esempio,
che la battaglia di Zama fu vinta dal cartaginese Annibale e non dal romano
Scipione, oppure si stabilisce che la decapitazione di Luigi XVI attuò un
nobile disegno, concepito da benefattori fedeli alla sana tradizione
monarchica.
Battute in breccia le mura del
senso comune, oggidì il volo del leggendario barone di Munchhausen si è
allargato fino a diventato il luminoso, conciliare simbolo degli
incursori, revisori e riformatori della teologia cattolica, membri agguerriti e
insaziabili, militanti nello squadrone novista, che fu definito ultracogitante
da Maria Adelaide Raschini.
I refrattari alla suggestione
fiabesca, artisticamente diffusa dagli intellettuali di stampo
progressista/riformista, sostengono, confutando la metafisica elucubrata e
propalata dai teologi di obbedienza storicistica, che oggetto della memoria
umana è il passato, che neppure Dio può alterare e trasformare. Questo fatto
dimostra che le verità della teologia cattolica sono indenni dall'usura del
tempo
Pertanto il papa cattolico
Bergoglio e il luterano Yunan discutono invano, agitandosi - acrobaticamente -
tra il dire e il non dire, l'affermare e il negare, il pensare e il sognare, il
credere e il fantasticare, la teologica alterazione della memoria storica e la
chirurgica resistenza all'avventurosa ermeneutica.
Il sussurro del regnante pontefice
e dei nuovi teologi (sottomessi alla verità o antagonisti di parola)
suggerisce l'adagiamento dell'umiltà dialogica sul pio anticlericalismo
di un Eugenio Scalfari e promuove la mondana, estenuante prestidigitazione, che
accenna a un dio (quasi di generico stampo heideggeriano) mentre mette
in dubbio l'esistenza del Dio della Tradizione cattolica.
In definitiva i nuovo orizzonte
ecclesiale rappresenta la sconfessione del proselitismo, un'attività che è
cordialmente deprezzata dal regnante pontefice, che la definisce “solenne
sciocchezza, che non ha senso”.
Modificata e forse alterata da
papa Bergoglio, la morale cattolica contempla ultimamente l'associazione della
teologia all'obbligo “di ascoltare e far crescere la conoscenza del mondo
che ci circonda”.
Se non che la indeclinabile
saggezza dei fedeli ha anticipato la confutazione della teologia elucubrata
dagli apprendisti stregoni, stabilendo, una volta per tutte, che Deus non
ridetur.
Piero Vassallo
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