Uno dei peccati più assurdi, o insensati
che dir si voglia, è l'invidia. Per lo più l'invidioso si trova nell'assoluta impossibilità
d'essere o di mettersi nei panni della persona invidiata, la sua gelosia
provenendo dal falso presupposto di avere le qualità che un altro possiede, di
poter occuparne il posto. Lo indica il fatto che un uomo non invidia una donna
per la sua bellezza, per il suo fascino, per le sue conquiste, perché ciò sarebbe
fuori luogo. Lo stesso avviene alla femmina nei riguardi del maschio. Nei due sessi
abbiamo una radicale diseguaglianza umana.
Le doti innate, quelle acquisite e, a ben vedere, le stesse fortune
ottenute mediante eredità o personale capacità, sono soltanto proprie di un
certo individuo o di chi gli somiglia, e mai di altri. San Paolo dice chiaro
che ci spettano determinati carismi e non altri, e bisogna adoprare i carismi
ricevuti anziché cimentarsi in imprese per le quali non siamo tagliati.
Pertanto le ideologie egualitarie sono sovversive e corruttrici; alimentano
l'invidia, l'inimicizia, il disordine sociale; producono frustrazioni,
fallimenti e aberrazioni. Chiunque idoneo a salire al vertice! Chiunque ha diritto
ad essere felice! Americanate...
In teoria, tutti ammettono le diversità che precludono certe vie e certe
realizzazioni di sé. Chi non ha la statura sufficiente sa di non poter
diventare granatiere, né giocatore di pallavolo. Il normotipo comprende che il
suo peso gli vieta il mestiere di fantino al trotto. E così via. Ma anche colui
il quale è sprovvisto di attitudine per gli studi sarà bene che rinunci alla
laurea, e se non ha la lingua sciolta, lasci perdere l'idea di perorare cause.
Fin qui, molti ci arrivano e la vita stessa provvede a contenere le velleità,
costringe alla modestia.
Invece in altri campi importantissimi i pregiudizi della parità e della
democrazia producono disastri. Le differenti personalità femminili o maschili
saltano all'occhio. In questi giorni di commemorazione dell'attrice Audrey
Hepburn salta all'occhio la diversità abissale fra lei e altre stelle del
cinema. Ma diminuisce l'adesione al buon senso, quando si tratta di stabilire
donde sia provenuto quel fascino, mentre è evidente che tale eleganza e tale
educazione erano congenite; sarebbero variate di poco in un ambiente
sfavorevole, al più non avrebbero subito che una mortificazione. Non altrimenti
- fatte le debite variazioni - si può dire dei santi, sia riguardo alla loro
elezione, sia rispetto alle loro naturali attitudini.
Ma ci sono qualità morali e spirituali che non appaiono, anzi sovente il
mondo arriva a disprezzarle. Un tempo la bellezza e la bruttezza interiori
godettero di qualche considerazione. Lombroso, sebbene in chiave positivistica,
non ebbe torto a prevedere l'inclinazione al delitto di una data specie umana.
Il mondo democratico ha indotto la negazione di queste realtà, come anche dell'influenza
dell'ambiente familiare e sociale nella formazione di caratteri più o meno
validi. Si giunge a tanto perché non sia contraddetto il principio della uguale
capacità e dignità dei sovrani popolari. Viceversa la capacità politica di essi
sta su una scala. Un'onesta democrazia non dovrebbe nasconderlo, piuttosto
dovrebbe in qualche modo porvi rimedio.
Circa l'uguaglianza delle anime, affermata dalla Rivelazione, essa non
contrasta affatto con le differenze morali e fisiche ricevute da ciascuno con
la nascita. Ci sono Audrey Hepburn nell'anima, prive della grazia e dello
spirito avuti dalla diva. Esistono bellezze affascinanti, indecenti nell'intimo
e sovente scandalose. D'altronde l'atteggiamento, anche nobile, non fa il puro.
Se uno ha ricevuto il dono della nobiltà e si conserva grazioso, deve nondimeno
vincere la battaglia contro il demonio,
come ogni altro figlio di Eva.
Sempre Dio assegna prove agli uomini fin da
principio - così come i beni e i mali che toccano alle esistenze, dovuti a Lui
o da Lui permessi - secondo la sua insondabile giustizia. Infatti non è detto
che i privilegi e i favori debbano giovare alla salvezza individuale o collettiva.
Ma questa pseudo-chiesa, abbassata al livello
del secolo, parla a vanvera di dignità umana collegata al benessere o a un
minimo benessere, di diritto alla facoltà di sviluppo della persona. Il
Vaticano sinistro non bada a contraddirsi quando esalta i poveri, i diseredati,
e non si preoccupa del loro destino quando siano sollevati dalla miseria
materiale. Altra è la carità che intende sollevarli dai dolori, altra è
l'empietà che vuol limitarsi a ciò, omettendo la cura della loro salvezza
eterna. Cura consistente tanto nell'educazione all'etica cattolica (oggi
mutilata e resa invalida), quanto nel prodigarsi per convertire coloro (e sono
molti) i quali necessitano di conversione.
Piero Nicola
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