Davanti ai propalatori dell'eresia luterano
la pietà vive quando è ben morta.
Michele De Bono
Il prossimo anno, nella imperiosa e urlante
Germania della opima cancelliera Angela Merkel, gli ecumenisti di varia e
squillante risma celebreranno e festeggeranno – gongolando - il quinto
centenario della disgraziata e rovinosa riforma concepita e attuata
dall'eresiarca Martin Lutero e promossa (a spada tratta) dalla cialtroneria dei
principi tedeschi.
La ispirazione della apologia, indirizzata al
scivolamento nel teatrino in cui si recita la progettata, umiliante
conciliazione della verità cattolica con l'eresia luterana è anticipata da un
documento sincretistico scritto e firmato dal vescovo cattolico Karlheinz Diez
e dal vescovo luterano Eeco Honviner. I due prelati affermano, in perfetta
sintonia, che “ciò che unisce cattolici e luterani è più che ciò che li
divide”. Trionfa, di conseguenza, e gongola la chimera ecumenica
mentre la teologia giornalistica dichiara che “il conflitto del XVI secolo è
finito”. Di qui il drastico ridimensionamento (se non l'implicita
ritrattazione) della ragionata, motivata, plurisecolare condanna dell'eresia
luterana: i cattolici, in ingannevole unione (pseudo ecumenica) con gli
eretici, “vogliono indirizzare il loro sguardo critico innanzi tutto su loro
stessi e non gli uni sugli altri”.
Il passo finale dell'ecumenica manfrina è la scivolata nell'autolesionismo, “uno sguardo rigorosamente autocritico su noi stessi”, ossia la sconfessione se non il capovolgimento delle ragioni della condanna cattolica dell'eresia luterana. La Verità cattolica, umiliata e spossata dal delirio teologico in corsa senza freno nelle pagine della teologia neo modernista, si inchina davanti all'estenuata eresia dei tedeschi.
Il passo finale dell'ecumenica manfrina è la scivolata nell'autolesionismo, “uno sguardo rigorosamente autocritico su noi stessi”, ossia la sconfessione se non il capovolgimento delle ragioni della condanna cattolica dell'eresia luterana. La Verità cattolica, umiliata e spossata dal delirio teologico in corsa senza freno nelle pagine della teologia neo modernista, si inchina davanti all'estenuata eresia dei tedeschi.
Tuttavia il profilo lugubre e cadaverico
dell'eresiarca Martin Lutero, propagatore di menzogne, pre-padre delle devastanti
suggestioni kantiane ed hegeliane, e prototipo delle moderne rivolte contro la
verità è tuttora detestato dai cattolici non ubriacati dall'ecumenismo di
risulta e non contagiati dall'infatuazione buonista, in gongolante e allucinata
corsa intorno ai teologumeni elucubrati dai progressisti attivi nel Concilio
Vaticano II, errori puntualmente catalogati e magistralmente confutati dal
saggio di Paolo Pasqualucci edito da Solfanelli.
I cattolici refrattari alla suggestione
modernistiche, squillanti tra le righe avventurose delle esternazioni di papa
Bergoglio, temono che il galateo sincretista, discendente dalla teologia
post-conciliare, suggerisca una compromissoria adesione della gerarchia
cattolica alla lugubre e spettrale festa dei luterani.
Intorno alla grottesca ed estenuata figura
della agonizzante comunità luterana, ad ogni modo, squilla la risata che i
cattolici refrattari alzano quando odono le rumorose chiacchiere dei
sincretisti dialoganti, affaticati invano ad adulare, incensare ed annettere il
delirio dell'eresiarca germanico e dei suoi sparuti eredi e continuatori.
Opportunamente lo scrittore Pietro Ferrari nel
saggio Non possumus, edito in Reggio Emilia da Radio Spada,
rammenta che “Nella Ecclesiam suam del 1964, Paolo VI poneva equazione
tra dovere di evangelizzare e di dialogare col mondo e disequazione tra
evangelizzare e confutare l'errore, anche se il mandato apostolico è quello di
insegnare e confutare, non il dialogo di ricerca”.
L'amletica e scivolosa teologia in
uscita dalle aule festanti del concilio Vaticano II ha spalancato la porta
della Chiesa cattolica agli spettri ibseniani emanati dalla teologia di Lutero.
Se non che la Provvidenza costringe le manfrine dei nuovi teologi a non
oltrepassare i limiti assegnati alle acque nella quali si è compiuto il
naufragio delle moderne ideologie. A ben vedere la scena allestita dal clero
modernizzante è avvolta nella notte speculativa, caduta sulle illusioni
che accompagnavano il cammino del falso profeta tedesco. La religione di Lutero
(e con essa la teologia catto-progressista) è discesa nell'oscuro e beffardo
caveau della banca di Georges Soros.
Piero Vassallo
errore: allo scivolamento
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