Demonizzato dai
laicisti, censurato dalla scolastica conciliare
ma il suo esempio è
sempre attuale
Filippo II, l'argine cattolico alla minaccia islamica e all'insidia luterana
Dopo
l'infelice Concilio Vaticano II, gli storici storditi dalla teologia modernizzante
hanno obbedito ai comandi gridati dai biliosi rappresentanti della scolastica
laicista e alle lamentose autocritiche recitate dalle condiscendenti sirene
dell'ecumenismo da cabaret.
L'attività
degli storiografi fedeli ai nuovi teologi si è pertanto rovesciata, con
implacabile e insensato accanimento, in un'attività conformistica,
finalizzata ad espellere dall'elenco dei
veri fedeli, le sgradite personalità, che lo spirito del concilio innovatore
ha oscurato, in quanto giudicati colpevoli di amore intransigente/intollerante
per la Verità cattolica.
La
severa e furente revisione/censura attuata dallo squadrone
vaticanista/buonista, è stata compiuta in ossequio ai suggerimenti del potere
culturale instaurato dagli atei: gli emblemi della lotta contro il maligno (ad
esempio San Giorgio) sono stati sdegnosamente e frettolosamente allontanati dal
calendario; i pensatori refrattari e allergici alle viete mode filosofiche, ad
esempio Reginaldo Garrigou Lagrange, Cornelio Fabro, Tito Centi, Raimondo Spiazzi
e Antonio Livi, pensatori ortodossi, nell'opera dei quali sono esposti gli
argomenti - tratti dalla dottrina di San Tommaso - necessari alla confutazione
di errori madornali spacciati con arte sottile dalla setta ateista - sono stati
deposti nel dimenticatoio e sostituiti da filosofastri hegelianizzanti; gli
strenui difensori dell'ortodossia (ad esempio il cardinale San Roberto
Bellarmino) sono abbandonati vigliaccamente al tritacarne della storiografia
laica o esoterica.
Alla
fatua luce dell'ecumenismo/sincretismo postconciliare, il re ispanico
Filippo II (1527-1598), uno dei promotori della coalizione vincente a Lepanto,
è stato accusato di adesione all'avventizia ideologia assolutista (diceria che
Francisco Elias de Tejada ha dimostrata priva del qualunque fondamento) e giudicato colpevole della imperdonabile
resistenza all'eresia luterana e della cacciata dei musulmani dal suo regno.
Di
recente l'avventuroso criterio, che ha originato la dannazione della memoria
del re intollerante, è messo in dubbio
dalle imprese sanguinarie dell'ISIS, nelle quali rifulge la ferocia
insensata, che è ispirata dalla falsa religione di Maometto.
Diventa
pertanto lecita la revisione della
storiografia opportunista, che ha infamato la figura del re ispanico in quanto
avversario dell'islam e del protestantesimo, disgraziatamente attivo nel
pensiero degli apprendisti stregoni d'America, che hanno inventato l'ISIS.
In uno
scenario che rivela i pii limiti dell'accogliente teologia lampedusiana,
si può finalmente rammentare, al seguito di Paolo Caucci, di Roberto De Mattei,
di Tommaso Romano e di Pucci Cipriani, che gli implacabili denigratori delle
imprese compiute dal grande re ispanico avevano nascosto il vero motivo
dell'espulsione dei musulmani dalla Spagna del sud, ossia la loro criminogena
collaborazione con i pirati, che infestavano le acque del Mediterraneo
occidentale e tormentavano gli abitanti dei paesi affacciati su quel mare.
Aperta
una breccia nel muro della storiografia scioccamente ecumenista, sarà
forse possibile rammentare i meriti di Filippo II, ad esempio la strenua difese
della Cristianità, minacciata dall'Islam e insidiata dalla della lues luterana e il decisivo aiuto
autorevolmente prestato alla consacrazione della riforma dell'ordine del Carmelo
avviata da Santa Teresa d'Avila Dottore della Chiesa (1515-1582).
Gli
untori del falso e disgraziato ecumenismo possono strillare a squarciagola
contro la memoria del grande re cattolico. Ma la testimonianza della grande
Santa soverchia e ridicolizza la loro voce, esaltando la pietà del protettore
dei carmelitani scalzi: "Mi fece tanto favore il Re, al presente è don
Filippo, molto amico nel favorire i religiosi che vede fedeli alla loro
professione, il quale avendo saputo il modo di vivere di questi monasteri ci
favorì in tutto" (Cfr. Santa Teresa di Gesù, Epistolario, Edizioni OCD,
Roma 1982, pag. 160).
In una
lettera datata 11 giugno 1573, la Santa d'Avila scrive al Re: "La divina
Maestà di nostro Signore la conservi per molti anni, quanti sono necessari alla
cristianità. E' un gran conforto che nei travagli e nelle persecuzioni di cui
essa soffre, Dio, nostro Signore, abbia un così gran difensore e un aiuto così
valido per la sua Chiesa com'è vostra maestà" (Cfr. Santa Teresa di Gesù, Epistolario, op.
cit., pag. 195. Per volontà di Filippo II, devoto alla riformatrice del
Carmelo, le lettere di Santa Teresa d'Avila sono conservate nell'archivio
dell'Escorial).
Il 4
dicembre del 1957 la santa si rivolge al re per perorare la causa di fra
Giovanni della Croce ingiustamente perseguitato.
Santa
Teresa inizia la lettera con una impegnativa dichiarazione: "Io sono
fermamente convinta che nostro Signore abbia voluto servirsi di vostra maestà e
l'abbia scelto come sostegno per la salvezza del suo Ordine [l'ordine del
Carmelo riformato] pertanto non posso fare a meno di ricorrere a vostra maestà
per le cose che lo riguardano" (Cfr. Santa Teresa di Gesù, Epistolario,
op. cit. pag. 200).
La
riforma dell'ordine carmelitano, appassionatamente sostenuta da Filippo II, fu
uno degli atti più significativi della Controriforma, l'impresa che attivò la
difese immunitarie della Cristianità impedendo il naufragio dei fedeli nelle
acque melmose del protestantesimo.
Purtroppo
la tragica vicenda dell'Invincibile Armata impedì il successo dell'azione
intrapresa da Filippo II per arrestare il devastante cammino occidentale della
sciagura luterana, mentre la rivolta delle Fiandre impedì la raccolta dei
frutti gloriosamente maturati a Lepanto.
Tuttavia
il regno del grande re ispanico costituisce il punto più alto della resistenza
agli errori contrapposti, che incombono tuttora sulla Cristianità: dal vicino
oriente il cieco fanatismo islamico e dall'occidente la demenziale thanatofilia
dei banchieri americani.
Filippo
II rappresenta il modello dell'alternativa cattolica al falso ecumenismo e al
delirio teologico in atto. Un magnifico esempio proposto alla qualunque
minoranza decisa ad insorgere contro i devastatori clericali della Cristianità.
Piero Vassallo
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