Un
saggio di Paolo Pasqualucci
Per una carta del
partito cattolico
L'umiliante naufragio del centro-destra al termine di una spericolata e innaturale navigazione sulle acque spurie dell'ideologia liberalista con tonalità esoteriche, pone il problema di disegnare la figura di un partito politico all'altezza di quella tradizione cattolica, che ha costituito il nobile fondamento della vita e della cultura italiana.
Per
uscire dall'impotenza rovinosa, fatta cadere nella vita degli italiani da
politicanti ora abbagliati/intossicati dalle illusioni democristiane e
conciliari intorno ai sopportabili errori dei moderni, ora storditi da
un tradizionalismo inquinato da fiabe esotiche e da oscene magie, occorre
pensare e progettare con impavido rigore
intellettuale un progetto politico non inquinato da suggestioni oniriche.
Il
timore del "si dice" deve cedere il passo a un coraggio
proporzionato alla gravità del pericolo incombente e alla frivolezza dei rimedi
finora messi in atto dalla politica politicante.
La
decadenza italiana, leggibile nel numero dei miscredenti e degli eretici
inconsapevoli, nei dati sulla denatalità, nelle statistiche sugli esiti
catastrofici dei matrimoni e sull'incremento delle tossicodipendenze e dei
suicidii, non consente l'esercizio del pensiero dimezzato e smidollato dalla
falsa e ingannevole moderazione, che è predicata dai pulpiti della teologia
modernizzante e dalle nicchie del liberal-conservatorismo di matrice viennese.
Ora
l'intervento di Paolo Pasqualucci nella disputa intorno alle rovine seminate
dalla destra inautentica e velleitaria, è proporzionato (fin dal titolo del
saggio edito in questi giorni da Marco Solfanelli: "Per una carta del
partito cattolico") alla serietà dei problemi, che hanno turbato i c. d. conservatori
italiani, prima di spingerli nella fossa del liberalismo e del libertinismo.
Il più
serio dei problemi emergenti dalle macerie a destra, d'altra parte, è
costituito dall'illusione intorno alla radunata in un solo partito di ideologie
e teologie fra loro incompatibili. Si tratta della chimera sincretista, che
contempla la surreale unità di marciatori discordi, in cammino verso opposti e
incompatibili traguardi.
Il
rigore dottrinale di Pasqualucci può e deve essere condiviso da quanti
capiscono infine che la via del pensiero intransigente è tanto aspra e
difficile quanto priva di alternative non fallimentari e non ridicole.
Il
problema del quale Pasqualucci propone la soluzione non è la ricostruzione
della perdente destra laica, non la rielaborazione in modo nuovo del passato
missino o di un centro destra dei cattolici moderati depurato delle sue
tradizionali ambiguità, ma la fondazione di una destra cattolica anzi cattolica
e nazionale.
Opportunamente
Pasqualucci sottolinea che tale destra "si iscriverebbe solo parzialmente
nella destra post-fascista, dato che nel Msi la componente strettamente
cattolica costituiva solo una parte del movimento e nemmeno tanto
ampia".
Il
partito, di cui Pasqualucci disegna un'essenziale e ideale figura, si dovrebbe
rivolgere alla maggioranza degli italiani che "non sanno più per chi
votare, non trovando nelle forze superstiti di centro-destra una difesa anche
parziale di certi fondamentali valori cattolici, che anzi ora vengono da quelle
forze ignobilmente traditi".
L'intenzione
di Pasqualucci - ovviamente - non è fondare e gestire dall'oggi al domani un
partito politico, ma indicare con chiarezza i princìpi che devono guidare
l'attività intesa alla formazione di una nuova classe politica capace di
condurre un'azione seriamente intesa ad affrontare e risolvere gli angoscianti
problemi generati dall'influsso (nella cultura democristiana e in quella delle
destre) delle filosofie e delle mitologie anti-cristiane.
Pasqualucci,
pur rammentando che i valori fondamentali del cattolicesimo non sono come tali
né di destra né di sinistra ammette che un partito cattolico può essere di
destra: "Certamente se la famosa triade Dio, Patria e Famiglia, deve
a ben vedere costituire la tavola dei valori fondamentali di un partito veramente
cattolico. Si tratta di una triade che, nell'uso tradizionale, è sempre stata
considerata di destra e mai di sinistra".
A
ragion veduta Pasqualucci afferma che il partito cattolico "sarà un
partito legalitario, perché operante nell'ambito dell'ordinamento esistente,
che tuttavia si propone di modificare e riformare in tutto ciò che non sia
compatibile con il cattolicesimo e in tutto ciò che appaia superato e ingiusto,
da un punto di vista politico, inteso in senso largo".
La
proposta di Pasqualucci disegna un movimento politico finalizzato
all'attuazione di un programma arduo ma non irrealistico, ossia paragonabile a
quello che il venerabile Pio XII aveva proposto alla indocile e refrattaria Dc
di De Gasperi.
Il
saggio di Pasqualucci, in quanto disegna puntualmente la figura di una destra
cattolica e nazionale, immune dalle suggestioni del liberalismo, è specialmente
raccomandato quale precisa indicazione della via d'uscita dalle strettoie
anacronistiche, in cui stazionano i teorici di una tradizione più antica e più
vasta della tradizione biblica e gli astratti reazionari, catturati dai
sognati/incapacitanti progetti di restaurazioni asburgiche r/o borboniche.
Piero Vassallo
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