La polvere sollevata dalla recente vicenda del ministro Guidi, con sullo sfondo il referendum per le trivellazioni del prossimo 17 aprile e lo scandalo dei paradisi fiscali, può essere un valido spunto per fare alcune riflessioni sull'attuale situazione economico sociale e politica. Cosa sta succedendo, quali scenari si stanno profilando?
Nulla di nuovo sul fronte occidentale, si potrebbe dire riprendendo il titolo di un noto romanzo di Remarque nella prima metà del secolo scorso.
Nulla di nuovo perché questo tipo di scenari sono gli stessi che, per esempio, i distributisti Chesterton e Belloc denunciarono in maniera lucidissima nell'Inghilterra capitalista dello stesso periodo del libro di Remarque. Si tratta semplicemente dell'occasionale emersione della punta dell'iceberg, dove l'iceberg rappresenta la realtà così com'è al di là dell'immagine artificiosa propagandata dai mass-media: l'assoluto predominio di una ristretta minoranza di possidenti (multinazionali, grandi banche) in grado di condizionare quel che rimane del potere legislativo con lo strumento di potere da loro privilegiato: il denaro.
Non sappiamo se il ministro Guidi abbia agito per favorire la multinazionale Total, non sappiamo se riguardo all'imminente referendum sulle trivellazioni i partiti siano soggetti a pressioni da parte delle multinazionali del petrolio, non sappiamo se centinaia di contribuenti d'alto rango italiani stiano aggirando il fisco attraverso i vari paradisi fiscali, sappiamo solo che il sistema economico-politico-sociale in cui stiamo vivendo, cioè il sistema liberal-capitalista, è quello che ha posto le condizioni in cui tutto ciò possa effettivamente avvenire: una volta che si separano tra di loro capitale e lavoro, cosa può impedire al capitale di esercitare la sua forza e la sua influenza su praticamente ogni aspetto della vita comunitaria? La sensazione diffusa che il denaro oggi sia il padrone incontrastato di tutto, ne è un'ulteriore comprova. Una volta che le varie categorie lavorative sono state private di ogni reale potete decisionale, cosa può impedire ai detentori dei poteri forti di condizionare i pochi e fragili "rappresentanti" del popolo, che scrivono le leggi nel chiuso delle stanze dei bottoni, con la consulenza di tecnici coaptati per l'occasione per vie traverse?
Dato un sistema del genere, ci sarebbe da meravigliarsi se questa non fosse la prassi consolidata. Lo sappiamo tutti che succede proprio così, lo diamo per scontato ma ipocritamente non lo diciamo.
Soluzione? Una sola: il distributismo!
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