Nel settembre del 1943, quando
l'Italia centro-settentrionale era sottoposta al duro potere dell'esercito
tedesco, gli italiani inquadrati nel mirino della persecuzione nazista, vuoi
perché di religione ebraica, vuoi perché compromessi con gli oppositori al
fascismo, vuoi infine per comprensibile paura della guerra totale, tentarono e
in parte riuscirono a trovare rifugio nella ospitale e neutrale Svizzera.
Fra di loro era l'avvocato Guido De Benedetti,
marito di una mia zia cattolica, e ricercato dalla polizia tedesca perché ebreo
e perché antifascista di parola.
Finita la guerra l'avvocato De Benedetti fece
ritorno in Italia, non senza aver prima ringraziato le ospitali autorità svizzere.
Eccellente avvocato, De Benedetti avrebbe
potuto far fortuna nella tranquilla e prospera Svizzera, ma scelse di ritornare
in quella disastrata, inferocita Italia del 1945. Un paese le cui leggi lo
avevano ingiustamente perseguitato.
Per inciso: l'avvocato De Benedetti nel
biennio 1945-1946 fu generoso e appassionato difensore dei fascisti processati
per violazione delle retroattive leggi imposte dai vincitori della guerra
civile.
Si pongono ora due domande curiose,
impertinenti e forse destinate a scivolare nella pia melassa, che è stesa sul
pensiero degli italiani e dei vaticani al potere.
Prima domanda: perché le ragioni del cuore, in
primo luogo l'amor di Patria (una
Patria ingrata e ultimamente devastata dalla guerra totale) furono più forti
dei pensieri calcolanti, che suggerivano all'avvocato De Benedetti
l'insediamento nelle deliziose cartoline di una nazione, la Svizzera,
pacifica, prospera e felice?
Seconda domanda: perché gli islamici in
fuga dalla guerra (spesso immaginaria)
non ritornano in patria alla cessazione delle ostilità? Quale delizia li
trattiene in un paese irriducibile alla loro neghittosa cultura e insensibile
alla loro (scarsa) professionalità, altrimenti detta poltroneria?
Alla prima domanda si risponde che l'Italia è
una Patria incantevole, che si può abbandonare soltanto perché incalzati dalla
miseria estrema o perché vittime di una ingiusta persecuzione. Accadde ai
meridionali dopo l'Unità, accadde agli antifascisti (pochi, a dire il vero) e
ai fascisti scampati alle stragi del primavera radiosa/sanguinosa del 1945.
Alla seconda domanda si risponde con una terza
domanda: i responsabili della cosa pubblica sono convinti che abbia senso
importare, ricoverare in albergo e nutrire un popolo di nullafacenti e sotto
occupati, nelle mente dei quali corrono pensieri rozzamente ostili alla nostra
religione, alla nostra cultura, ai nostri costumi, e alla nostra storia?
Inoltre: i teneri ecumenisti sono sicuri che il motore
dell'immigrazione non sia un piano mondialista e masochista, inteso, alla
liquidazione del cattolicesimo? Siamo sicuri che i politicanti al potere &
allo sbaraglio rammentino la storia degli antichi rapporti tra italiani e
islamici, ove rammentare significa aver chiare le ragioni delle guerre combattute
dagli italiani al fine di allontanare gli islamici, che avevano occupato (e
gestito con ferocia) parti ingenti del nostro territorio?
Infine è possibile credere nell'invisibilità
del piano concepito dai poteri forti e fortissimi, in funzione di uno sradicamento
delle tradizioni, che alimentano la superiore civiltà dei popoli cristiani?
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