sabato 2 aprile 2016

Indovina chi viene in Italia: Rifugiati, immigrati o conquistatori?

Nel settembre del 1943, quando l'Italia centro-settentrionale era sottoposta al duro potere dell'esercito tedesco, gli italiani inquadrati nel mirino della persecuzione nazista, vuoi perché di religione ebraica, vuoi perché compromessi con gli oppositori al fascismo, vuoi infine per comprensibile paura della guerra totale, tentarono e in parte riuscirono a trovare rifugio nella ospitale e neutrale Svizzera.
 Fra di loro era l'avvocato Guido De Benedetti, marito di una mia zia cattolica, e ricercato dalla polizia tedesca perché ebreo e perché antifascista di parola.
 Finita la guerra l'avvocato De Benedetti fece ritorno in Italia, non senza aver prima ringraziato le ospitali autorità svizzere.
 Eccellente avvocato, De Benedetti avrebbe potuto far fortuna nella tranquilla e prospera Svizzera, ma scelse di ritornare in quella disastrata, inferocita Italia del 1945. Un paese le cui leggi lo avevano ingiustamente perseguitato.
 Per inciso: l'avvocato De Benedetti nel biennio 1945-1946 fu generoso e appassionato difensore dei fascisti processati per violazione delle retroattive leggi imposte dai vincitori della guerra civile.
 Si pongono ora due domande curiose, impertinenti e forse destinate a scivolare nella pia melassa, che è stesa sul pensiero degli italiani e dei vaticani al potere.
 Prima domanda: perché le ragioni del cuore, in primo luogo  l'amor di Patria (una Patria ingrata e ultimamente devastata dalla guerra totale) furono più forti dei pensieri calcolanti, che suggerivano all'avvocato De Benedetti l'insediamento nelle deliziose cartoline di una nazione, la Svizzera, pacifica, prospera e felice?
 Seconda domanda: perché gli islamici in fuga  dalla guerra (spesso immaginaria) non ritornano in patria alla cessazione delle ostilità? Quale delizia li trattiene in un paese irriducibile alla loro neghittosa cultura e insensibile alla loro (scarsa) professionalità, altrimenti detta poltroneria?
 Alla prima domanda si risponde che l'Italia è una Patria incantevole, che si può abbandonare soltanto perché incalzati dalla miseria estrema o perché vittime di una ingiusta persecuzione. Accadde ai meridionali dopo l'Unità, accadde agli antifascisti (pochi, a dire il vero) e ai fascisti scampati alle stragi del primavera radiosa/sanguinosa del 1945.
 Alla seconda domanda si risponde con una terza domanda: i responsabili della cosa pubblica sono convinti che abbia senso importare, ricoverare in albergo e nutrire un popolo di nullafacenti e sotto occupati, nelle mente dei quali corrono pensieri rozzamente ostili alla nostra religione, alla nostra cultura, ai nostri costumi, e alla nostra storia?
 Inoltre: i teneri  ecumenisti sono sicuri che il motore dell'immigrazione non sia un piano mondialista e masochista, inteso, alla liquidazione del cattolicesimo? Siamo sicuri che i politicanti al potere & allo sbaraglio rammentino la storia degli antichi rapporti tra italiani e islamici, ove rammentare significa aver chiare le ragioni delle guerre combattute dagli italiani al fine di allontanare gli islamici, che avevano occupato (e gestito con ferocia) parti ingenti del nostro territorio?
 Infine è possibile credere nell'invisibilità del piano concepito dai poteri forti e fortissimi, in funzione di uno sradicamento delle tradizioni, che alimentano la superiore civiltà dei popoli cristiani?


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