Un'inchiesta
di Maurizio Blondet
I clerico-fumisti
nascondono un luminoso miracolo
Le
apparenze ingannano, anche se a volte turbano e inducono al peccaminoso pensar
male. Domenica, nella chiesa che frequento abitualmente, si snodava la
normale colonna dei fedeli indirizzati al primo scalino dell'altar maggiore,
dal quale un sacerdote distribuiva l'Eucarestia. Tutti i presenti si erano
messi nella compunta coda. Si avvicinarono al sacerdote che depositava il
pane sulle loro mani. Un uso liturgico
discusso ma difeso da Bergoglio, che addirittura ha consigliato ai vescovi di
prendere provvedimenti severi contro i sacerdoti che rifiutano di dare la
Comunione nella mano "perché non si può difendere il corpo di Cristo
offendendo il Corpo sociale di Cristo".
I
fedeli partecipanti al banchetto sociale, domenica erano una cinquantina.
Cinquanta virtuosi forse impeccabili, a pensar bene e considerato che nei
confessionali non si erano visti né penitenti né confessori. Tutti innocenti?
Tutti assolti a prescindere? O tutti luterani inconsapevoli?
Nel
Vangelo secondo Giovanni si legge l'invito a non giudicare secondo le apparenze
ma secondo retto giudizio. Se non che domenica dopo domenica, la perpetua,
universale sfilata delle apparenze induce a porre (almeno) un dilemma: o
il popolo di Dio è folgorato da un'irrompente, ferrea impeccabilità (dunque
conviene demolire i superflui confessionali) o si è surrettiziamente diffusa
una teologia di vago stampo eterodosso, secondo la quale il pane è distribuito
per commemorare (eventualmente con canti audaci e acrobatici balli eseguiti da
suore in palcoscenico e da giovani effervescenti) l'ultimo banchetto consumato
da Gesù prima di morire sulla Croce.
Si
manifesta il malinconico sospetto che il sacramento dell'Eucarestia sia
trasformato in una commemorazione
anodina, che esclude la transustanziazione, parola il cui suono irrita i
fratelli separati. Di qui la silenziosa, scivolosa abrogazione del sacramento
della penitenza, cioè la messa in mora del concetto di peccato e dell'antico
obbligo di confessare la propria colpa e di
fare penitenza prima di comunicarsi con il corpo e la divinità del
Signore.
Chi
pensa male sospetta che, disertando il confessionale, il prete infatuato dalla
dottrina soggiacente alle fantasticherie rahneriane intorno ai cristiani
anonimi, dimentichi che giudice è Dio e perciò pensi: chi sono io per
giudicare il peccatore, dal momento che tutti gli uomini sono già salvati dal
Concilio Vaticano II?
Maurizio
Blondet, autore del magnifico saggio Un cuore per la vita eterna, appena
uscito dai torchi di Effedieffe, cita al proposito l'applaudita / sgangherata
opinione di un teologo modernizzante, Vito Mancuso, il quale nega che il
Signore abbia istituito la Santa Eucarestia e perciò sostiene che la salma di
Gesù è rimasta nella tomba. Osserva al proposito Blondet: "Questa
tendenza si dice mossa da carità: vuol portare la fede cristiana all'uomo
d'oggi, che non può più credere a certe cose perché la scienza gli ha insegnato
che il soprannaturale va espunto dal reale, i morti non risorgono, il
sacrificio di sangue è un residuo del passato ecc."
Abbagliato
dal feticcio scienza, Mancuso (non a
caso fervente ammiratore di Hegel e discepolo del cardinale Carlo Maria
Martini, secondo il quale la Chiesa, che non ammette l'uso del preservativo,
è indietro di duecento anni) pensa che sia dimostrata la maturazione della
ragione moderna, cioè l'allontanamento degli intelligenti dalle verità in
circolazione nel mondo antico.
Opinione
infondata e ridicola, che Blondet, citando il Vangelo secondo Giovanni, confuta
dimostrando che anche i contemporanei di Gesù dubitavano o rifiutavano di
accettare le scandalose verità rivelate dal Signore.
Del
resto, prima dell'invenzione del
microscopio e del lancio dei razzi, tutti i sapienti greci radunati
nell'Areopago (salvo Dionigi), ridevano in faccia a San Paolo, che annunciava
la resurrezione dei corpi.
Una
delle meraviglie costruite dalla fede cattolica, la cattedrale di Orvieto,
testimonia che il miracolo di Bolsena (anno 1263), l'Ostia che sanguinò nelle
mani di un sacerdote dubitante, fu un segno per mezzo del quale la divina
sapienza confermò la presenza reale di Cristo nel pane consacrato. Presenza
messa in dubbio da numerosi teologi medievali.
La fede
cristiana è una virtù teologale, che Dio infonde nelle anime che hanno compiuto
il cammino della ragione e della giustizia secondo natura. La misericordia
divina, con i miracoli eucaristici, compiuti a tempo debito, soccorre la
debolezza della fede della moltitudine, costituita da uomini strutturalmente
deboli.
Non
deve pertanto stupire se ai giorni nostri, ottenebrati dai poteri al servizio
dell'ateismo necrofilo e storditi dalla vastità dell'infezione neomodernista,
si verifichi, nella periferia di Buenos Ayres, il più sconvolgente e
illuminante dei miracoli: la trasformazioni di ostie in palpitanti frammenti
del Sacro Cuore di Gesù.
L'autenticità
del miracolo, compiuto nel 1992
in una chiesa parrocchiale, è stata confermata
dall'autorità indiscutibile del compianto professore Frederick T. Zugibe,
primario medico legale della Rockland Conty (New York).
Zugibe,
dopo aver esaminato il frammento dell'ostia miracolosa ha certificato: "E'
un cuore umano. Un cuore sofferente, non diverso da quelli che vedo in seguito
a certi incidenti d'auto, quando qualche soccorritore, nel disperato tentativo
di rianimare la vittima le applica il massaggio cardiaco con troppo violenza e
il cuore viene danneggiato". Di seguito il professor Zugibe precisò:
"questo è miocardio, tessuto cardiaco proveniente dalla parete del
ventricolo sinistro nei pressi dell'area valvolare. ... La persona a cui è
stato prelevato questo tessuto è stata ferita, ed ha sofferto un gravissimo
trauma".
Blondet
rammenta che Zugibe, quando fu informato che il materiale da lui esaminato era
stato tenuto in acqua distillata per anni e chiuso in un tabernacolo, essendo
originariamente un'ostia consacrata, restò senza parole e molto scosso.
Il
motivato entusiasmo dello scienziato Zugibe ebbe una fredda e sospettosa accoglienza,
non dagli untorelli attivi nelle redazioni delle enciclopedie informatiche
gestite dall'effervescenza elettronica dei nicciani di risulta, ma da autorità
ecclesiastiche, incaricate di difendere e diffondere la fede nel Signore
risorto. Fra di loro, in prima linea l'allora arcivescovo di Buenos Ayres,
George Bergoglio.
Padre
Eduardo Perez Dal Lago, il testimone del miracolo eucaristico, durante una
conversazione con Blondet, afferma: "Io speravo che, avute in mamo
queste risposte [i referti del professore Zugibe] Bergoglio annunciasse:
Corpus Christi, Invece no: ha solo autorizzato l'adorazione nella cappella
della Chiesa di Santa Maria e, dal 2002 - a dieci anni dal fenomeno - la
periodico esposizione di quello che dobbiamo chiamare segno eucaristico anziché
miracolo eucaristico".
Nel tentativo di
conoscere le ragioni della circospezione con cui la gerarchia cattolica
argentina ha gestito il miracolo, Blondet ha tentato inutilmente di ottenere
un'udienza dall'arcivescovo di Buenos Ayres, troppo indaffarato per occuparsi
di miracoli. Con un sotterfugio Blondet riesce ad avvicinare Monsignor César
Sturba, notaio ecclesiastico dell'arcivescovado di Buenos Ayres. All'alto
prelato, Blondet chiede come la Chiesa può restare indifferente al sanguinamento
di un'ostia consacrato.
La
surreale risposta di mons. Sturba manifesta la sciatteria del pensiero
dominante nel clero, dopo il Concilio Vaticano II: "Quando
nell'Eucarestia cessano le specie, ossia le apparenze, del pane e del vino e si
trasformano in qualcos'altro non c'è più la presenza reale".
L'assenza
di meraviglia e pietà nel pensiero della gerarchia cattolica suggerisce a
Blondet un'accorata pungente osservazione "sulla preoccupazione
cosiddetta pastorale di scoraggiare nei fedeli una fede superstiziosa,
alimentata da curiosità su fatti paranormali. ... Che dire? In vita mia non ho
trovato gente più diffidente, per non dire ostile, al soprannaturale, dei
clerici militanti ".
Al proposito Blondet
cita il giudizio sferzante di don Eduardo Perez Dal Lago, il sacerdote che ha
visto il "segno" prodursi: "La Chiesa d'oggi si agita come se
tutto dipendesse dalla pastorale, si prodiga nella vita attiva, nelle opere
della carità, nell'azione sociale, come se tutto dipendesse dalla nostra azione
... mentre l'essenziale è che Gesù è vivo".
La
seconda parte del saggio di Blondet è una lucida confutazione della teologia a
monte dell'indifferenza pastorale nei confronti del miracolo. La
recensione/esposizione del profondo ragionamento teologico di Blondet sarà
oggetto di un nota che sarà pubblicata quanto prima.
Piero Vassallo
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