Su Il Giornale colpisce un articolo del
Vicedirettore Giuseppe De Bellis, esperto di politica statunitense. Ecco il
titolo: L’America vola. Ma Obama il
comunicatore non sa dirlo.
È un’intestazione che ricorda il tono degli
scomparsi giornali della sera, per
loro natura e per conseguire una discreta vendita, costretti a farsi
sbandierare dagli strilloni con annunci sensazionali, cui corrispondevano contenuti
forzati e infine insulsi. Quindi l’esordio dell’opinionista d’alto incarico redazionale
non fa molto onore a lui, né alla testata. Transeat.
L’ottica del De Bellis poggia su alcuni dati
di fatto. Da “cinque anni” gli USA possono vantare una crescita del pil e una
diminuzione dei disoccupati. Gli americani vivono una felice crescita paragonabile
a quella del 1933, da allora ben di rado replicata. Ma l’artefice Barack, che
pure aveva promesso il risanamento economico-sociale e su di esso si era
giocato il prestigio, non ha saputo raccogliere il frutto dell’“economia sana”
procurata, mostrando la sua opera al mondo e al popolo, che gli ha tolto il
consenso.
Guarda caso, il risorgere della prosperità,
avvenuto “cinque anni” addietro, coincide con lo scoppio di quel badiale
scandalo delle obbligazioni fasulle, con cui Wall Street inondò le banche del
pianeta.
“Obama aveva puntato sulla ripresa economica:
ottenuta con successo” leggiamo. Gli errori sono stati commessi altrove.
“Perfino l’amministrazione di Washington pare essersi convinta che la gloria
andava conquistata su altro: gli esteri, le guerre da chiudere (per finta), il
confronto globale con la Russia […] L’America cresceva e cresce e Obama
crollava e crolla. Poteva essere immaginabile il contrario, ma questo no. Ed è
sintomo di un naufragio”.
Qui ti voglio! Il “naufragio”!
Intanto, su quali ali vola la Terra degli
yankee? Su quale tappeto volante gode la moltitudine da Costa a Costa dei due
Oceani?
La prosperità statunitense si innalza sul
pallone gonfiato della massa di dollari stampati senza sosta. Un espediente che
gli esperti dicono non possa durare ancora a lungo.
Secondo poi, laggiù ci si è dati a distillare
enormi quantità di asfalti. Il che assicura l’autosufficienza dei prodotti
petroliferi. Le compagnie hanno abbassato il prezzo del greggio mettendo in
crisi i profitti delle estrazioni russe; per cui Putin reagisce investendo i
ricavi nell’oro, onde far diminuire il potere di acquisto del dollaro… Ma
entriamo nel complicato, e questa diventa un’altra storia.
Quanto al popolo americano, sarà pure
aumentata l’occupazione, ma la massa deve continuare a vivere dei famosi sogni
d’Oltre Oceano: libertà di dire e di manifestare, diritto alla felicità,
chiunque candidato a un posto di mitomane, alla ricchezza, ad alloggiare nella
Casa Bianca. Tutto questo, invece, resta appannaggio di pochi e sempre gli
stessi.
Sicché si scioglie il nodo di quel nebbioso
“sintomo di un naufragio”. Non c’è nulla di strano, di inspiegabile, niente a
che fare con l’ingratitudine o con l’incomprensione. Se anche il comunicatore
Barack avesse rinverdito le sue virtù mediatiche rendendo manifesti i vantaggi procacciati,
non avrebbe potuto risollevare la moltitudine, nonostante tutto, delusa e
impantanata nella miseria peggiore: quella morale.
Piero Nicola
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