Non
moriremo liberali
L'errore invincibile e
la sua immancabile sconfitta
I
liberali hanno vinto la II Guerra mondiale in società con i sovietici e la
Guerra fredda da soli, contro gli ex alleati. Il trionfo è totale: liberalismo
è diventato sinonimo di globalità.
Se non
che il mondo liberale è retrocesso al disastroso del 1929. Il trionfante
liberalismo non ha alternative ma...
Le
accademie liberali, alimentate dal sistema bancario, sono sulla difensiva. Per
giustificare il traballante e sciagurato sistema ripropongono, alla rinfusa,
l'elenco degli errori madornali e degli atroci orrori compiuti dalle potenze
ispirate da pensieri illiberali, ossia cattolicesimo tradizionale, comunismo,
fascismo, nazismo, peronismo, maoismo, nazionalismi islamici.
A
giudizio delle inappellabili cattedre dotate di potere sapienziale e di casse
di risonanza giornalistica, la somma finale dei fatti storici, dimostra la
perfetta e immacolata giustizia del sistema liberale. Oltre il liberalismo le
tenebre. Oltre la banca benefica il lager e le camere a gas. Oltre il libero
scambio il forno crematorio e/o la gelida Kolyma.
La
qualunque obiezione alla trionfante dottrina liberale è tacitata e sepolta
sotto gli orrori mortiferi del Gulag, di Auschwitz e del Balzo maoista in avanti,
dell'attacco alle due torri ecc.
Non sei
liberale? Sei un discendente di Stalin e di Mao, forse un aguzzino
neo-hitleriano, un Josef Mengele in potenza, un kamikaze islamico. Vade
retro horror!
L'invincibile
scienza degli storici liberali riesce nell'impresa di associare le giustificate
obiezioni al liberalismo ai mostruosi delitti compiuti da alcuni oppositori al
Bene Assoluto. Il colore dell'acqua insanguinata dagli infami oppositori al
liberalismo serve a nascondere i crimini compiuti dai liberali, Buoni Assoluti
e Inconcussi.
La
spaventosa crisi in atto e i rimedi thanatofili proposti dai poteri forti e virtuosi
inducono tuttavia a sospettare che il liberalismo non sia perfetto e forse
neppure invincibile. Funeree trombe squillano per annunciare la bellezza del
Bene Inevitabile ma la sciagura avanza imperterrita. Forse si può discutere
l'Indiscutibile. Cautamente e sottovoce, infatti, si comincia a parlare di
agonia del non più vittorioso sistema.
Un
primo passo verso l'uscita dall'ideologia liberale è, forse, l'inventario dei
delitti, spesso inutili e demenziali, sempre spaventosi, compiuti dai credenti
nell'Ideologia per statuto detta Innocente.
L'assassinio
delle suore carmelitane e benedettine durante la rivoluzione francese, ad esempio.
Il genocidio dei nativi d'America. La persecuzione dei cristiani del Messico. I
feroci bombardamenti - convenzionali e/o atomici - di obiettivi civili. Lo
sterminio dei soldati tedeschi alla fine della II Guerra mondiale. La distrazione
dei liberatori americani durante i processi e le esecuzioni sommarie nelle le
radiose giornate della primavera italiana. Le bombe incendiarie lanciate sui
civili del Vietnam. La mano tesa ai massacratori di Gheddafi.
Un
secondo passo verso la riabilitazione della critica al liberalismo è la memoria
delle economie alternative attuate (in parte e in toto) da riformatori non
inclusi nell'elenco ufficiale dei delinquenti politici: il Roosevelt del New
Deal, e i fautori democristiani (Amintore Fanfani, Aldo Moro, Carlo Donat-Cattin)
dell'intervento dello stato nell'economia, ad esempio.
La
rispettabilità delle scelte economiche illiberaliste (non illiberali) compiute
da governanti insospettabile autorizza a considerare senza inorridire il
modello storico delle varianti all'economia liberale, ossia la risposta
italiana alla crisi del 1929.
Poiché
l'antifascismo è l'asso pigliatutto della scolastica liberale si pone il
problema di distinguere gli errori del regime di Mussolini dalle misure attuate
per arginare l'immane disastro causato dalla borsa americana, in allora (e
oggi) dedita a un gioco d'azzardo, illuminato/allucinato dalla fede nella mano
magica del mercato.
Danilo
Campanella, apprezzato autore di una convincente biografia di Aldo Moro,
pubblicata dalla casa editrice San Paolo, sostiene che è impossibile analizzare
l'epoca in cui si è formato lo statista democristiano prescindendo "dal
fatto che il regime fascista aveva comunque goduto di un certo e, spesso, ampio
consenso sociale".
Ora il
consenso fu tributato al fascismo in ragione della politica sociale attuata in
aperta opposizione all'ideologia liberale. Un'opposizione che, in quegli anni
cruciali, era in sintonia con il pensiero sociale della Chiesa cattolica oltre
che capace di attrarre gli oppositori di sinistra, come ha rammentato Bruno
Vespa in un recente saggio sul fascismo degli antifascisti.
Va da
sé che il liberalismo non si contrasta riabilitando il fascismo ma riscattando
e rilanciando la dottrina sociale della Chiesa che fu adottata dal governo fascista
dopo la crisi del 1929.
Per
uscire dalla fossa dei serpenti nutriti dalla teologia della falsa liberazione,
la cultura politica dei cattolici deve riappropriarsi della sua identità e in
ultima analisi affrancarsi dalla paura causata delle infondate e assurde accuse
di complicità con gli errori del fascismo.
L'ideologia
liberale, pur avendo confermato la sua strutturale e invincibile debolezza, sta
in piedi nella tempesta che ha nuovamente scatenato, perché l'alternativa
cattolica è tacitata dalla fumogena accusa di fascismo, accusa che è lanciata
da una scolastica a corto di veri argomenti.
Piero Vassallo
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