Che cosa sono, insomma, i famosi principi non negoziabili che spesso
compaiono nei discorsi dei nostri amici, i quali li rivendicano e li ricordano
a quelli che tralignano?
Sono semplici punti di morale e di dottrina
dogmatica, intangibili in quanto rientrano nella legge naturale e nel Deposito
della Fede.
Perciò la loro osservanza esclude, intorno ad
essi, qualsiasi compromesso, qualsiasi ambiguità, qualsiasi fonte di scandalo.
A tale proposito la Scrittura abbonda di
esempi, di gravi ammonizioni, di anatemi, che giungono a massime apparentemente
esagerate e d’impossibile applicazione: “Chiunque recede e non sta fermo nella
dottrina di Cristo non ha Dio. Se qualcuno viene da voi e non porta questa
dottrina non ricevetelo in casa e non lo salutate. Perché chi lo saluta
partecipa delle sue opere malvagie” (II Gv. I, 9-10).
Riguardo agli scandali, credo sia superfluo
chiamare in causa il Messia, le sue esecrazioni indirizzate ai responsabili di
tali misfatti.
Quando egli smaschera violentemente, in
presenza di terzi, i farisei per il loro tradimento nell’insegnare la legge, fa
ciò soprattutto intendendo svelare l’ipocrisia che inganna i fedeli ed è tanto
più perniciosa delle dottrine false apertamente, com’erano le filosofie e i
culti pagani.
Quando padre Livio pontifica da Radio Maria infischiandosene dei principi non negoziabili, i cattolici avveduti e preparati non
corrono il rischio di abboccare all’amo. Così, in un passato già ormai distante,
il comunismo fu per i fedeli meno seducente del liberalismo, sebbene gli errori
di entrambi si equivalessero; ed oggi è dato riscontrarlo nelle miserabili conseguenze
della teoria e della prassi liberale.
Adesso, a prescindere dalla coscienza dei
nostri amici, quelli di essi che rispettano – non importa per quale motivo –
gente che pratica compromessi con i capisaldi etici e della fede, danno
scandalo e fanno il male delle anime più che non sembri; soprattutto confondono
i semplici di mente ancora bene impostata.
Non può esistere autorità e rispettabilità sia
di chi insinua aperture che ledono l’indissolubilità
del matrimonio, il sesto comandamento, la condanna dell’aborto e della
procreazione contro natura, sia di chi ha accettato l’apertura del varco al
diritto di corrompere il prossimo con tesi contrarie al Vangelo, per cui l’errore
gode degli stessi diritti spettanti alla Verità. Dio commise all’uomo, alla
gerarchia della Chiesa la predicazione del Vangelo e la difesa dell’essere
umano che è cagionevole, soggetto ai maligni adescamenti. La divina Giustizia
pretese questa nostra azione, non ne assunse graziosamente Lei il divino
incarico.
Si obietta che con simile atteggiamento
intransigente bisognerebbe uscire dal mondo e ciò provocherebbe un danno
peggiore del rimedio. Ma che c’è di nuovo? Da sempre, la Chiesa insegna
l’opportunità della debita tolleranza. Se l’opposizione cattolica al male genera
un male inevitabile e superiore al bene che si conseguirebbe opponendosi, il
cattolico ricorre alla tolleranza. Però a una condizione imprescindibile: di
non dare scandalo, che sia manifesto come il male e chi lo opera restino
condannati.
Per esempio, giustamente un tempo le case
chiuse furono dallo Stato chiamate case
di tolleranza, presumendosi che il fenomeno della prostituzione fosse
inevitabile.
Viceversa, addolora che ci siano persone che,
stando dalla nostra parte, combattendo quasi al nostro fianco, non vadano in
fondo trovando la forza della coerenza, ossia di togliere ogni veste di autorevolezza
agli erranti e agli ambigui (questi ancor più insidiosi), mentre ne denunciano
i falli. Dei combattenti suddetti spiace altresì che, onorando e difendendo i migliori, ne tralascino la disgraziata insufficienza.
Il
cardinale Burke, ha subito il siluramento da parte del Vaticano per la sua
sacrosanta, e tuttavia riverente, contrarietà a errori lesivi del dogma, a cui
Bergoglio ha dimostrato di acconsentire. Bensì in nome dei principi non negoziabili,
i tradizionalisti hanno preso le difese del principe della Chiesa umiliato e
relegato in un ufficio di nessun conto. Purtroppo la gran parte di loro si è
arrestata lì, quasi che bastasse.
Essendo ormai provata all’ennesima potenza la
deviazione di Bergoglio, deleteria per la salute temporale ed eterna dei
fedeli, giacché errore e verità non possono coesistere, partecipare ancora del
suo potere diventa deleterio, scandaloso. Ci si industrierebbe a sostenere il
contrario soltanto con arzigogoli, con quelle sottigliezze farisaiche aborrite
affatto da Nostro Signore.
Piero Nicola
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