Figura
del potere obituario, esercitato dai castratori liberali a Bruxelles e a
Strasburgo, è una rigenerata dama di Norimberga, il marchingegno bancario
ultimamente usato per scoraggiare, rattristare, umiliare e sterilizzare i
popoli del Mediterraneo, un tempo fecondi e felici.
La
strutturale cupezza, grondante dall'occhio acquoso dalla cancelliera
luterana Angela Merkel è il carnale,
greve ritratto del fallimentare destino incombente sull'unione europea, la
triste e desolante utopia concepita da marginali pensatori anti-italiani e
anti-cattolici, quali Altiero Spinelli (1907-1986) ed Ernesto Rossi
(1897-1967).
Chi osa
vincere la paura incussa dall'urlo pseudo-ecumenico squillante a Bruxelles,
vede la linea che separa le nazioni cattoliche e ortodosse dalle nazioni
infettate dall'eresia concepita dal furore germanico, personificato dal
disgraziato Martin Lutero.
Il
parlamento europeo è il braccio strozzino del cadaverico imperialismo tedesco,
armato della cupezza pseudo virtuosa discendente dall'infame eresia
luterana, dalle oscure elucubrazioni idealistiche, dal delirio di Nietzsche,
dall'invertito, squallido rigore di Thomas Mann e ultimamente dalla
replicante/galoppante mitologia intorno alla mano magica del mercato.
Nel
dramma I sequestrati di Altona, Jean Paul Sarte, uno scrittore peraltro
responsabile di avventurose e disastrose aperture alla filosofia tedesca, ha
definito puntualmente il mal di Germania, facendo dire al protagonista: "quel
profeta [Lutero] ci ha resi pazzi d'orgoglio".
Prima
del 1981, anno dell'adesione all'unione europea, la Grecia era un paese
normale, dotato di una efficiente marina mercantile, di una fiorente industria alberghiera, di
floride strutture commerciali e di una nascente industria.
Il
viaggio in Grecia, in quegli anni, era una felice occasione d'incontro con la
cortesia mediterranea e con la gioia di vivere illuminata da una profonda fede
cristiana.
Gli
studiosi italiani (Tommaso Romano, ad
esempio) che hanno condiviso
l'esperienza degli incontri con i tradizionalisti greci ad Atene e ad
Alessandropoli, serbano il ricordo di una straordinaria vivacità intellettuale
e di un'amabile, perfetta ospitalità.
Se
prestiamo invece ascolto alle calunniose sentenze dei tedeschi infeudati a
Bruxelles la convivenza politica con la generosa Europa ha destato nei
greci la tendenza invincibile allo spreco e al parassitismo
Tuttavia
la pubblicità dei debiti assunti dal governo di Atene dimostra che i greci non
hanno messo le mani nella cassa europea nascostamente.
Si
profila piuttosto la classica, lampante figura dello strozzino che impresta
denaro in vista dell'appropriazione del patrimonio del debitore incauto.
Non per
caso i greci sono ora costretti a vendere a ricchi stranieri un alto numero
delle loro preziose isole.
I
governanti greci sono stati incauti nel sottoscrivere obbligazioni e malaccorti
nella spesa del denaro avuto in prestito dai cravattari.
E'
tuttavia evidente che le banche europee hanno eseguito perfettamente il
classico, disonesto gioco del benefattore, che con una mano impresta con
l'altra strozza.
La
Grecia in ginocchioni è la plastica figura dei risultati che l'europeismo
persegue: imporre il tetro, mortifero rigore dei banchieri e di conseguenza
accelerare il piano malthusiano in atto in Occidente.
Giovanni
Paolo II ha paragonato l'Europa di Bruxelles a un malato che respira solamente
con un polmone. Se non che il polmone mancante e sano, la Russia di Putin, non
manifesta l'intenzione di avvicinarsi al polmone malato e assistito da
guaritori infettanti.
A
questo punto sorge una domanda: a chi è utile il costosissima edificio europeo
a due piste tossiche, oltre che agli strapagati legislatori del nulla, ai
traduttori babelici, ai fattorini decorativi?
E'
impossibile non desiderare, insieme con i politici capaci di vedere
l'insensatezza dell'europeismo, l'uscita dell'Italia dal mattatoio delle
dignità nazionali, che è gestito da una cricca di disonesti assoluti e di
mentecatti certificati.
Piero Vassallo
Nessun commento:
Posta un commento